Skabadip is back

 
#-A-B-C-D-E-F-G-H-I-J-K-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-W-X-Y-Z-COMPILATIONS

 
 

Scaramanga - "Cultures"  
(CD - Leech Records - Svizzera, 2004)


Quella degli Scaramanga è una formazione a me del tutto nuova e, quando pensavo che l’etichetta svizzera Leech avesse ormai preso una piega totalmente punk, ecco che mi arriva "Cultures", loro primo album, che mi fa cambiare opinione sull’etichetta discografica.
"Cultures" è infatti senz’altro un buon debutto, ricco di spunti e lontano dallo ska neotradizionale. Sembra che Scaramanga abbiano preso buona lezione dallo ska/reggae/jazz/ragga dei CJC e che ne propongano la loro ben riuscita versione.
Suoni moderni, belle melodie e un brillante lead vocal caratterizzano il cd in cui tra reggae, ska, un po’ di dub ci sono ampi spazi per gli assoli.
Due sax compongono la sezione fiati ed il sound dell’intero album è ben caratterizzato e a suo modo ricercato ed affatto banali risultano i grooves della 12 canzoni di "Cultures".
E "Cultures" è la prima, bella canzone del cd: inizio funky/latino, grande chitarra solista che introduce uno ska moderno, intenso e dalla melodia originale, con brevi intrusioni vocali nel ragga.
Si colgono anche accenni di swing come in "Holy Mount Zion" e si apprezzano veloci ska dagli intriganti giri di fiati come in "Camel Boots" e nello strumentale jazzoso dal bel lavoro di chitarra intitolato "Birks Works".
Scaramanga, oltre all’autocelebrativa "Swing Scaramanga" che è il più tradizionale degli ska proposti da questa band, propongono anche un bello ska alla two tone di ispirazione Madness intitolato "C’mon Dad" ed anche una canzone in italiano nonostante il titolo sia in inglese: "Straight Ahead" che permette di apprezzare meglio la voce di Joseph Marino sentito interprete, anche, dello struggente lento "Fly Away" che pone fine all’ascolto di un disco che mi è piaciuto molto.
Quello degli Scaramanga, anche se non hanno la "k" nel nome è gran bello ska moderno.

Sergio Rallo




 
 
 

See Spot - "Is There Any Love In Your Ska"  
(CD - Landera Records - US, 1996)


Realizzato in sole mille copie dalla californiana Landera Records, è uno dei CD meglio riusciti degli ultimi due anni.
In grado di gareggiare alla pari con "Low Blow", prodotto dai N.Y. Ska-Jazz Ensemble, "Skamania", Skatalites, "The Rhythm of ska", Mobtown, "Is there any love in your ska" stupisce per la semplicità e l’immediatezza dei suoni: i 14 brani, all’insegna di un partecipato "Old style", sono tutti realmente diversi, e colpiscono perché si vorrebbe che ogni singolo pezzo non finisse mai, anche se a questa consapevolezza si arriva solo alla fine.
In questo lavoro i See Spot hanno inventato il moto perpetuo, che è ottenuto attraverso l’uso di una sezione ritmica (batteria, chitarra, tastiera, fiati in levare) che sembra una "ruota ruotante da sola", dotata di un battito coinvolgente, potente e inarrestabile: il sogno (l’incubo?) dei fisici di ogni epoca ha così trovato una realizzazione inaspettata, in un ambito del tutto diverso.
Infatti in ogni traccia digitale la partecipazione emotiva a questo incessante flusso di suoni è totale; terminato l’ascolto, e riaperti gli occhi, ci si rende conto a malincuore che ci si trova ancora a casa propria, e non in viaggio verso un fantasioso "Paese della Musica".
In tutto il lavoro non esiste una sola stonatura, una disarmonia, ma tutto fila liscio come l’olio, come una biglia d’acciaio sul velluto.
Con un CD così i See Spot dal vivo devono fare miracoli e però, anche se si dice che la speranza è sempre l’ultima a morire, sappiamo già che, purtroppo, mai avremo l’occasione di vederli in Italia.
Però si dice anche che se Maometto non va alla montagna…

Tomaskarini




 
 
 

Shandon - "Fetish"  
(CD - Bloom - Italia, 2000)


Come una fucilata comincia l’ultima fatica discografica degli Shandon FETISH: è "Placebo Effect", un potente misto di punk/rock e ska rivolto ad un pubblico giovane attiguo a quello dei Punkreas. Segue uno ska/core luminoso nella parte ska e corale nel bridge punk con accompagnamento di fiati. Lo spirito di "Janet", questo il titolo, è molto rock’n’roll.
Atmosfere dark inglesi degli anni ’80 sembra, invece, rievocare la terza traccia di FETISH dal titolo "A Nightly Forest", mentre per i fiati potenti e l’accordo minore è ska/core. Punk e ska tradizionale è la quarta canzone che gli Shandon hanno selezionato per il loro crescente pubblico al quale non dispiacerà la fine "pop" di "Egostasi".
Segue, a ruota, uno ska tradizionale di pregevole fattura e, come direbbe il bravissimo autore della migliore copertina che abbiano mai avuto gli Shandon, senza dubbi "stiloso" dal titolo "Steady Nights".
Shandon ritornano allo skapunkrock’nroll con la cattivissima "Blu" anch’essa con stacco ska e chitarre in crescente distorsione…da brividi.
Di facile melodia e puro punk rock è poi "Ruvida" alla quale preferisco di gran lunga la garage/surf "Sea Gull Surf" perché io adoro le cose particolari quando riescono bene.
Tipico ska/core è l’estivissima "Liquido" con coro e bridge hard core che va a braccetto con la successiva, pestatissima e urlata, "G.G. Is Not Dead".
Una tromba solitaria annuncia l’inizio del trash/ska "Seek & Destroy", cattiva nell’insistente accompagnamento di fiati, uno dei brani migliori di FETISH…apocalittica.
Dall’inizio, "Deadlock", sembrerebbe preludere ad un pezzo ancora più cattivo di quello che lo precede e, invece, l’hard core lascia presto spazio ad uno ska che se non fosse per il fatto che so che gli Shandon sono italiani sembra giungere dall’Inghilterra! Tostissima canzone.
Avvicinandosi alla fine, Shandon liberano ancora di più la loro estrosa fantasia addentrandosi in un reggae calypso ska hard core ragga e quant’altro che mi è piaciuto molto ed il cui titolo "Semplice" è decisamente ironico. Il meglio di se nell’ambito ska gli Shandon lo danno con uno ska/reggae tradizionale in inglese che fa gli Shandon ancora più grandi di quanto avrei mai immaginato: "Oceans".
Uno dei pezzi più pestati e tesi di questo CD è "P.N.X" ma a chiudere questo ben riuscito lavoro degli Shandon è uno ska/core/ska veramente brillante dal titolo appropriato "Stage Diving".
Indiscusso per un 2001 rockarollapunkskacore!

Sergio Rallo




 
 
 

Shandon - "Nice Try"  
(CD - Black & White - Italia, 1998)


Non c'è che dire, sono sorpreso da questa nuova "performance" degli amici Shandon.
Tanto per dire, mi danno l'impressione di aver fatto un balzo di qualità non da poco, come se dall'adolescenza fossero passati alla maturità musicale.
Non lo dico perché in quest'ultimo disco sembrano molto più "Ska-punk" piuttosto che "Punk-ska" come risulta essere la loro precedente produzione, dato che tra Punk veri punk come "Stalattiti", Rockabilly come "Small Town" che è pure uno dei brani più belli del disco, New Orleans RnB sulla falsariga di Fred Buscaglione (quello sì che era un rude!) come "Pizza Gangster", Rock'n'Roll dalle innumerevoli battute al minuto come nella bella "Hendrix Sound", gli Shandon non sembrano voler essere etichettati come gruppo "solo" Ska. Ma brani tutti tra Ska, Rocksteady e Ska-core, come la prima traccia del cd intitolata "Vampire Girl" o un ottimo Ska-soul come "Where Did You Go?" ed ancora "Ska Beach" (tra i più Hard-core) "Calorifero", "Lamar Y Lavonia" e "Tears For You" collocano Olly & C. alla pari di gruppi come i Mighty Mighty Bosstones, Skankin' Pickle, Porkers e compagnia bella. Certo, con una differenza direi sostanziale rispetto ai loro colleghi d'oltre oceano: la creatività italiana, che negli Shandon si traduce in una tendenza alla melodia che risalta in quasi tutto il disco. Al prossimo concerto non me li perdo.

Sergio Rallo




 
 
 

Shandon - "Skamobile"  
(CD - TVOR - Italia, 1997)


Tiè! Mentre già ci si lamentava del poco spazio dato ad un intero e vasto sottogenere dello Ska come lo Ska-core, eccovi che il Rallo vi recensisce l’album di debutto degli Shandon, gruppo Punk/Ska/Punk e oltre, lombardo. L’Oi!, il Punk, e l’Hard-Core, come sanno tutti coloro che mi conoscono non sono il mio genere. Quindi, per leggere con occhio "musicale" Skamobile, mi manca obbiettivamente il background culturale. Diciamo, le nozioni spiccie di generi che conosco ma che non ascolto.
Passiamo quindi alle impressioni ricevute dal mio vergine orecchio al primo ascolto, se qualcuno mi ricorda la musica degli Shandon, ebbene quel qualcuno sono i Kortatu, con una differnza basilare, così d’acchito: gli Shandon li trovo più allegri, meno tenebrosi, sarà il fatto che Olly & Company sono persone molto simpatiche. Una band, quella di cui si parla, che si è già creata un folto seguito di aficionados, che pogano alquanto durante i loro rumorosissimi concerti.
Brani preferiti sono la #1 "Videogame" che disnvoltamente passa dallo Ska al Punk per concludersi in un finale molto Sixties, "Shandon" che è il loro manifesto programmatico e passa anch’esso da Ska quasi tradizionale con tanto di ottoni a un Hard-Core con ricordi H.M. pregni di chitarre distorte. Questo è un disco consigliato ai fan appunto del Punk/Ska/Punk dello Ska-core, dei Persiana Jones, dei Clash, nonché per tutti coloro che hanno l’orecchio affinato all’ascolto di sonorità crude e rudi fino all’ultima birra!

Sergio Rallo




 
 
 

Shots In The Dark - "Shots From The Ghetto!"  
(CD - Shots Production - Italia, 2002)


17 tracce di cui 9 cover, 11 cantate e 6 strumentali per 63 minuti complessivi di ascolto, sono i numeri di “Shots From The Ghetto", primo long playing degli Shots in the dark.
L’approccio al genere prediletto lo indicano gli stessi Shots definendosi come una “original ska ensamble" e prevalentemente ska tradizionale è l’ispirazione della band che propone cover di classici come “Freedom Sound" e “Confucius" di Drummond, “I Won’t Let You Go" dei Blues Busters, “Ba Ba Boom" dei Jamaicans, “Hooligans" dei The Wailers, “Please Don’t Go" di Perry oltre che “China Clipper" e “Swing Easy" (anche conosciuta come "Fiddler on the Roof"), due brani jazz già famosi e resi indimenticabili tra il pubblico ska reggae da Skatalites e Sound Dimension e, infine, la recente “Woods and Water" dell’odierno chitarrista degli Skatalites Devon James.
L’intenzione è veramente buona, il sound non è “anticato" ma brillante e moderno anche se qualcosa nei suoni in generale non mi convince. Forse dipende dalla distribuzione in uscita dei singoli strumenti, forse dal suono della lead guitar che è un po’ troppo in secondo piano.
Comunque stiano le cose, preferisco di gran lunga gli originali cantati tipo “Tell Me Why?" e “Rockers" (buoni ska trad.) o lo ska soul trad “Burn Baby Burn" a cover come l’inflazionata “I Wo’t Let You Go" che pare un po’ seduta.
Interessante è la versione di “Confucius" in cui Shots in the dark si sforzano maggiormente nel personalizzare il pezzo ed è carina pure l’originale “More Fire" anche se il messaggio che contiene è opinabile.
Poco originali risultano, invece, non solo lo strumentale “Twin Towers" ma anche le cover di “Ba Ba Boom" e “Hooligans" che non hanno subito grandi rimaneggiamenti e mi lasciano indifferente. Anche a queste ultime, infatti, preferisco una traccia originale come il morbido ska soul “Just for You".
Posso comunque segnalare che la migliore cover offerta dagli Shots in The Dark è “Please Don’t Go" mentre tra i migliori originali c’è l’unico reggae/ska proposto in Shots From The Ghetto ed intitolato “Gimme".
La versione molto dubbata e “technologica" (grazie al sintetizzatore) dello strumentale “Swing Easy" è interessante ma non affascinante.
Ottimo il lavoro del pianista e tastierista i cui sforzi per contrappuntare il ritmo si apprezzano per tutto il disco oltre che nella traccia che ho gradito di più intitolata “The Family".
Confermo che “Shots From The Ghetto" (anche se in Italia, di ghetti, non ce n’è punto) contiene - come da copertina - “Brand New Old School" che, pur non del tutto maturo, fa ben sperare per il futuro degli Shots in the dark.
Ska old school, always rules!

Sergio Rallo




 
 
 

Sir Randha - "C:\Ska\Live-oluto-tu"  
(CD - autoprodotto - Italia, 2001)


Questo nuovo CD dei toscanacci Sirrandha intitolato "C:\Ska\Live-oluto-tu" consta di 15 tracce di divertente Ska dagli sprazzi Punk, italico e un po’ demenziale, registrato dal vivo.
Al primo ascolto di Top Secret devo dire che ho apprezzato molto di più i Sirrandha di quanto non feci ascoltando il loro primo CD. Sirrandha, dal vivo, sono mooolto più Ska di quanto non avessi immaginato. “Sono Tremendo", “Sabato Sera", “144", “Gudbai", “La Journee" sono divertenti e, nonostante qualche accordo ciccato nella foga dello show, rendono bene lo spirito della divertente serata di cui sono stati protagonisti i Sirrandha.
Con lo strumentale di loro composizione “Fuga da Skalcatraz" e le cover di altri classici strumentali come “Baby Elephant Walk" (quest’ultima più una cover della versione dei Bad Manners che del brano di Mancini), “Work Song" e “Phoenix City" ma anche di “Tequila" e di “Monkey Man" i Sirrandha dimostrano di trarre maggior ispirazione dallo Ska piuttosto che dal Punk o dall’HC - concentrato comunque alla fine del CD - come nell’assurda “Le Cozze" o nell’agghiacciante “Il Catarro" (tanto divertente quanto stupida) o, infine, “Vola Colomba", con pieno apprezzamento di chi recensisce.
Un disco dal vivo che, come accennato, coglie appieno l’allegra euforia del concerto ma che per altri versi, a fare il pignolo, mette a nudo le incertezze di una formazione in piena evoluzione. Festaiolo e Birraiolo.

Sergio Rallo




 
 
 

Sir Randha - "Skapra"  
(CD - autoprodotto - Italia, 1997)


1997 è l’anno in cui questo disco è stato registrato "in cantina" come recita la didascalia nel retro del cd.
Sir Randha sono ruspanti, caserecci, volgari, divertenti, dissacranti, demenziali ma senza il genio degli Skiantos, punk alla maniera di quando si usava il "Tenax".
Dopo essere stato illuso dalle prime 2 tracce ( "144" e "La Journeè", ska-folk alla maniera dei Les Negresses Vertes) di trovarmi di fronte ad un gruppo ska, vengo colpito, dopo un inizio ska, dal ritornello di "E’ Bello Rivederti": "tu fai schifo, non mi piaci" in vero stile punk di cui sopra su chitarra violenta.
Eclettici e fuorissimi, come testimoniano le foto del personale della band, i Sir Randha ci offrono uno strumentale dal titolo "Cats In My Head" semplice e particolare, ed una versione incazzatissima di "Vola Colomba".
Dall’altrettanto violenta "Sir Randha" non capirete mai perché l’abbiano scelta come nome della band.
Ska punk è anche "File"; mentre "Il Catarro" è tanto breve quanto idiota nel suo poco più di un minuto con skatarrata finale, a ribadire che i Toscanacci Sir Randha sono veramente skatenati nel cervello e dandoti l’impressione che si divertano un mondo senza prendersi sul serio, cosa rara.
Me li immagino in concerto, devono fare veramente un casino bestiale: "sei un pezzo di merda" x 12, tanto per intenderci, è il ritornello ultra-punk di "+ di Ieri – di Domani".
Consigliato a chi ha inteso il genere.
Rumori in studio dopo l’undicesima e ultima traccia.

Sergio Rallo




 
 
 

Sir Randha/Ska War - "Skankin Twins Vol.2"  
(CD Split - Kob Records - Italia, 2003)


Il Cd in discorso me lo hanno inviato gli amici Sir Randha, quindi, anche se nell’ordine dovrei parlare dei francesi Ska War che aprono l’ascolto del CD con le prime 6 tracce, parto con i nostri compaesani della Toscana.
I Sir Randha dall’esordio (Skapra), che pure è recensito su queste pagine di SkabadiP, si sono decisamente evoluti in uno stile molto più avvincente come dimostra la traccia intitolata "La Journée" prima delle 6 che fanno parte di questo CD split con la band francese.
Riconosco maggiormente il gruppo di una volta quando parte "Centroamerica" tra rock, pop e ska e riconfermo l’indiscusso miglioramento della band con il bello strumentale "Fuga da Skalcatraz" in cui i solisti mi rendono adeguatamente edotto della loro validità e, manco a dirlo, è la traccia che preferisco.
Veloce, ironica, e molto rockettara è "Gudbai" mentre semplice e facile ho trovato "Skaduto".
La versione tra punk e ska veloce di "Vola Colomba" è divertente ma non è il mio genere pur partecipando a riconfermare la netta impressione di maggior compattezza e maturità dei Sir Randha che meritano senz’altro attenzione da parte dei patiti dello ska.
I francesi Ska War, invece, non li avevo mai sentiti e la prima impressione data dalla traccia "Listen to the bird", è che sono particolarmente e piacevolmente influenzati (e questo è certamente un bene) dai Medness (anche se la traccia termina con un pestone che col gruppo di Londra non c’entra nulla).
Le altre tracce mi fanno modificare leggermente l’impressione dato che Ska War spaziano dal folk/punk ("Poil au Tableau") al latino americano ("Mystic Addiction" che è tra le altre cose la traccia che mi è piaciuta di più) al puro two tone ("Ghost").
Dal vivo gli Ska War paiono funzionare bene e lo dimostrano con la traccia che conclude l’ascolto della loro manciata di canzoni intitolata "Ska War" che, però, del loro "set" è certamente la più "rigida" e, quindi, la peggiore.
Concludendo, l’impressione lasciata sia dagli italiani che dai francesi è positiva ed i soldi per questo split non saranno certamente sprecati per chi ama lo ska moderno, veloce ma sempre melodico.

Sergio Rallo




 
 
 

Sister Confusion - "Demo"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2001)


Molto melodici e americaneggianti i Sister Confusion, costola dei Garadro, propongono un divertente Ska/Core, pulito non troppo rumoroso.
Anche i Sister Confusion, come molte altre band dello stesso genere, variano in accelerazioni e rallentamenti fino al reggae. A differenza di altre, però, Sister Confusion hanno un buon approccio con un certo Rock Melodico che vien fuori dalle prime 2 tracce del presente demo e che si fanno cantare facilmente, si intitolano Lookin For e Piggy. Cantate in inglese con buona pronuncia.
Puliti e melodici i Sister Confusion lo sono anche quando cantano in italiano lo Ska Rock “Che C’è?".
Interessante, poi, l’ultima traccia, in inglese, dal titolo “Fight the Might" che ricorda certo punky reggae di tradizione inglese.
Buona la registrazione, buona interpretazione, meritevoli di attenzione.

Sergio Rallo




 
 
 

Skagnozzi - "Demo"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2003)


In quattro tracce contenute in questo demo i toscani Skagnozzi colgono l’occasione per dare una buona impressione del loro ska che è moderno e sullo stile two tone.
La prima è "Rana Matta" che è uno ska allegro e festaiolo che richiama qua e là i Madness; c’è poi "Via Con Me" che è una buona cover del pezzo di Conte reso famoso da Benigni e che viene seguito nell’ordine da "Dresda", un pezzo veloce, non particolarmente originale il cui tema è l’integrazione razziale.
Se le prime tre sono registrate in studio, l’ultima traccia è un live, senza fiati e sostenuto da un bel giro di tastiera. Dal vivo paiono perdere un po’ tiro.
Che dire? Si sente che Skagnozzi è una band che si è fatta le ossa sui classici ska di ogni tempo come si vede anche dalla scaletta riprodotta in 4° di copertina di questo loro demo e non mi stupirò di ascoltare tra qualche tempo qualcosa di veramente buono dagli Skagnozzi.
Chi vivrà vedrà, anzi, ascolterà.

Sergio Rallo




 
 
 

Skagnozzi - "Ranocchi In Amore"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2001)


5 tracce di debutto per i toscani Skagnozzi, nome nuovo dello Ska italiano che aspetteremo volentieri al successivo passo discografico per giudicarli con maggior completezza.
Per ora posso dirvi che li trovo alquanto “acerbi" anche se si sentono bene i riferimenti musicali: il two tone e certo Ska italiano che gli Skagnozzi si divertono a suonare a loro piacere con un certo gusto per le tastierine anni ’80. “Lascio Tutto" e “G.A.S.B." sono le 2 traccce che ho gradito di più.
Melodie semplici ed orecchiabili in italiano con testi che fanno riferimento a bevute, immigrazione, servizio militare e fughe sognate è quello che gli Skagnozzi offrono. Si segnala il tastierista e l’andamento mai agitato dello Ska degli Skagnozzi in tutte e 5 le tracce che hanno sofferto, però, di un lavoro poco accurato in fase di registrazione.
Da tenere d’occhio.

Sergio Rallo




 
 
 

Skaladdin - "Far Off From Okay"  
(CD - Pimp Records - Svizzera, 2003)


Alla stessa maniera di come mi avevano entusiasmato i tedeschi Wisecracker anche questo nuovo album degli Skaladdin, nonostante la buona percentuale di punk ed hc che contiene, è veramente un disco divertente.
Far Off From Okay, infatti, pur avendo basi quali, oltre al citato punk ed hc, il rock, l’hip hop riesce gradevole anche ad un patito di classici come me a cominciare dalla traccia che apre in maniera sfolgorante l’album intitolata "Red Dot Girl", per continuare con la godibile "La Tache" od il reggae/rock "Wishes".
Sembra fin dalle prime tracce di Far Off From Okay che gli Skaladdin siano in grado di prendere il meglio da Mighty Mighty Bosstones e da Red Hot Chili Peppers per creare musica potente, divertente e sempre rivolta alla melodia ed alle trovate ritmiche inaspettate, in tal senso si ascolti "Porn To Make You happy" che è un vero delirio.
Un sezione fiati quasi mai scontata nei propri giri di accompagnamento si apprezza in tracce come "Boiled Eggs" o in quella che ho apprezzato maggiormente "Pool Party" tra le altre cose l’unico ska dall’inizio alla fine che si fregia anche di un divertente solo di chitarra.
Il violentissimo inizio di "Your Turn", che è uno ska core anch’esso non noioso, è seguito da un puro hc intitolato "Inheritants" a sua volta seguito dal tranquillo reggae rock "Getting Dizzy".
La divertentissima "Paranoia Punk" e la cover ska-core di un pezzo famoso in Svizzera intitolato "Zundholzli", unica traccia cantata in svizzero tedesco concludono un album che gli appassionati di ritmi tirati e pestoni non potranno lasciarsi skappare.

Sergio Rallo




 
 
 

Skaladdin - "Rub The Lamp"  
(CD - Pimp Records - Svizzera, 2002)


Sfreghi la lampada e cosa vien fuori da questo CD? Del buono ska dagli influssi hc non particolarmente preponderanti e non particolarmente originali.
Ska veloce, melodie "catchy" con riferimenti rock e insieme a ripetitivi giri di fiati è – più o meno – quello che propongono gli Skaladdin nelle 13 tracce del loro primo album.
Gli Skaladdin si fanno ascoltare e ballare facilmente sia nelle tracce veloci tipo "Designed Driver" o "Trojska Baby" come in tracce rocksteady/ragga tipo "Dogfood".
Meritevole di citazione all’interno di questa recensione è certamente la divertente "Good Music", uno ska alla tedesca imperniato sul fatto che nei locali dove entri il sabato manca la buona musica, ovvero la musica ska. Bel giro di fiati.
Coro alla punk ma su una base ska veloce caratterizza invece un’altra delle mie favorite di questo disco che si intitola "The Anti Moron Song" a sua volta seguita da un’altra canzone che mi è piaciuta parecchio e che è un rocksteady/punk stranamente gradevole che richiama alla mente gruppi ska core americani.
Completamente punk è "Britney’s Beers" che segue decisamente il punk rock tanto in voga sulle emittenti televisive che si occupano di musica, mentre un buon reggae ska che per la melodia fa venire in mente i Madness è la canzone intitolata "First Time".
Chiude il disco la delirante "Football", un trash/punk/ska con veri e propri cori da stadio non si capisce perché in italiano, cito: "ciupa, ciupa, ciupa la banana, Maradona figlio di puttana" che lascia perplessi se non altro per il fatto che il Campione non gioca più da qualche annetto.
Collezionabile per appassionati di ska punk, non altrettanto per chi è attratto da altre sonorità.

Sergio Rallo




 
 
 

The Skalatones - "Ruder Than Roots"  
(EP - Sidekicks Records - Svezia, 1997)


L’invasione svedese di Ska non è terminata…eccovi qui gli Skalatones! La canzone che dà il titolo all’ EP "Ruder Than Roots", non particolarmente originale, bene rientra nella categoria Two-Tone Ska piuttosto urlato. "4 Of Them Outta Jail" è un Rocksteady jamaican-style in perfetta sintonia con quanto fatto dai giamaicani nel ‘66-’67.
Bella melodica leggera e belle voci su un dondolantissimo e piacevole ritmo, decisamente in stile Mr. Review, è invece la successiva "Do The Carnivala".
Non male affatto Hannibal (Se)Lectah la penultima traccia di questo EP, con inizio di mandolino ma soprattutto perché ha un bellissimo ritmo al quale non riesco a dire di no. Con le schitarrate non gradevolissime del Rock-ska "Rude Skank Wank" si conclude il lavoro, un EP un po’ per tutti i gusti, che anche se no lascia una grandissima impressione nell’ascoltatore, non dispiace affatto.

Sergio Rallo




 
 
 

The Skalatones - "Tune in..."  
(CD - Sidekicks Records - Svezia, 1999)


Notevole 2° Long Playing da parte di questa, ormai affermata, affermata formazione svedse.
"Notevole"sopratutto se si tiene in considerazione che il loro debutto (By Public Demand, stessa etichetta, 1997) mi aveva lasciato piuttosto indifferente...è giunto il momento che mi ricreda: gran bell'album "Tune In...".
Skalatones, che possono farsi vanto di avere come cantante una vecchia conoscenza del'epoca Two Tone qual'è Mr. Charlie Anderson ovvero il primo bassista dei Selecter, propongono una musica Ska difficilmente categorizzabile, dato che, con disinvoltura passano da uno Ska punk ragga quale "Radio Ska", al Two Tone dall'atmosfera 80's tipo "Common Fools" e "Slip Of The Finger" ed al neo-tradizionale "di classe" come "Casino Fatale".
Ok, non sono i primi e non saranno gli ultimia far ciò, ma senza dubbi di sorta gli Skalatones sono quelli che ci riescono meglio. A volte paiono, da traccia a traccia, un gruppo diverso, vedi "Lipstick On My Mind", con un ritornello che sembra preso da "Gray Day" dei Madness.
12 canzoni tutte di buona fattura in questo cd dell'estremo Nord tra le quali spiccano, per ritmo: "5 O'Clock News", per simpatia: "Ayayay", per armonie vocali "The Spirit" e, per nostalgia: "Persuaders, ultima traccia, sigla del telefilm "Attenti a quei due" con Roger Moore e Tony Curtis che io da pargolo guardavo affascinato e ascoltavo quella sigla che, poi, come tante altre cose rientranei ricordi e gli Skalatones me la ripropongono in un SkaReggaedubstrumentale di lusso.
Charlie Anderson, oltre che viaggiare tra Svezia e Italia, ha una bella casa a Negril, in Norman Manley Blvd, chiedete dov'è Miss Mary's Palace ed Enjoy your stay...a tempo di Ska-latones, ovviamente!

Sergio Rallo




 
 
 

Skanatra - "Skanatra"  
(CD - POS Records - US, 1998)


Recensisco con un ritardo di appena un paio d’anni questo capolavoro tanto ricercato dal sottoscritto. Si tratta di uno di quei dischi di cui hai sentito parlare da qualcuno o che hai visto da qualche parte che nemmeno ti ricordi, ma che ti è rimasto impresso per qualche motivo.
Nel mio caso, ero rimasto colpito dal fatto che ad una band potesse venire in mente di dedicarsi al creare cover di un personaggio come Frank Sinatra. Dico, bell’impegno. Un azzardo, quasi. Non è cosa da tutti, penso. Insomma, mi era rimasto quel sassolino nella scarpa e me lo dovevo togliere. Finalmente, un paio di mesi fa, guardando una delle vetrinette nel negozio della Moon Records il mio sguardo incrocia il tanto agognato cd e finalmente, dopo essermelo goduto per bene, eccomi a recensirlo.
Si tratta di 11 brani, di cui uno nascosto qualche secondo dopo l’ultima traccia.
La prima cosa che salta all’orecchio è un altissimo livello tecnico dei musicisti della band, tutti provenienti da diverse esperienze musicali.
Le cover sono eseguite con stili diversi, per la maggior parte si tratta di ska third wave, allegro e velocino, con diverse incursioni nello ska tradizionale e rocksteady. Gli arrangiamenti sono originali e quello che può sembrare come un oltraggioso omaggio a Frankie, si rivela uno dei prodotti migliori usciti in questi anni.
La band è composta da una decina di elementi e i brani proposti spaziano a trecentosessanta gradi all’interno della produzione di The Voice. Di conseguenza troviamo dei grandi classici alternati a successi meno noti al grande pubblico. Ecco quindi una versione di New York New York assolutamente pazzesca, High Hopes, dai cori super avvolgenti, That’s Life, con chitarrone distorto ma per nulla fuori posto, fino al più classico di tutti quanti, di cui non vi dico il titolo, essendo il brano nascosto.
Tra i, forse, meno noti, si affaccia la divertentissima Coffee Song e I got you under my skin, recentemente riportata al successo con Bono. Sudate garantite con Fly Me To The Moon e Luck Be A Lady. Ma originalità, divertimento, tecnica e arrangiamenti da paura non basterebbero se non fossero sorretti dalla grande voce di Chairman Sunbeam che molto spesso raggiunge vette davvero sorprendenti.
Gli Skanatra stanno per registrare un nuovo album ed hanno bisogno dei vostri suggerimenti nella scelta dei brani del vecchio e compianto Frank. Fatevi sotto.

Antonio Crovetti




 
 
 

The Skangels - "Non c’è + Religione"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2001)


Ska veloce, dalle tendenze punkeggianti, con chitarra distorta e batteria “pestone", è quello che ti accoglie all’ascolto di Non C’è Più Religione , demo dei brianzoli Skangels.
Per loro stessa ammissione tra gli ispiratori della loro musica ci sono Elio e Le Storie Tese ed io aggiungerei anche i vecchi Skiantos, ma non mancano i punti di riferimento locali di una zona che ha visto la nascita di formazioni come Shandon.
Skangels, nonostante il nome che richiamerebbe immagini di putti e cherubini, affrontano nei loro testi argomenti sobri come il fisting, i pompini, ma anche le segature a scuola!
Il tutto accompagnato da uno ska poco ska e molto rock duro che vede il miglior risultato in “Combustione" e nella title track.
Ironia a manetta, sugli argomenti predetti la sprigionano con maggior intelligenza di quello che potrebbe apparire ad un primo ascolto: che ci crediate o meno Skangels fanno a loro modo critica sociale.
Musicalmente imperfetti e poco precisi, Skangels godono di un accompagnamento di fiati alla maniera di certi gruppi ska-core tra cui loro stessi annoverano i Mighty M. Bosstones.
Come primo passo in sala di incisione non c’è male.

Sergio Rallo




 
 
 

Skaos - "Back To Live" - "Ham & Eggs"  
(CD - Pork Pie/Vielklang/EFA - Germania, 1997)


Dopo una pausa che non li ha più visti sui palchi di mezza Europa a suonare il loro potentissimo Ska bavarese, nel 1995 gli Skaos si riuniscono (l’ultimo disco "Catch This Beat" era del 1989) ritornando negli scaffali dei negozi di dischi con "Back To Live" edito sempre da Pork Pie. Noi che siamo dei nostalgici, siam contenti di questo gradito ritorno. Sul Cd Back To Live, potete trovare il già citato "Catch This Beat" più 12 brani live registrati a Berlino e tratti dai loro primi due album. Un lavoro non essenziale per chi già ha i loro precedenti album, ma utile per chi non li ha mai sentiti prima. Sempre per la stessa etichetta, gli Skaos registrano nel 1997 un nuovo album,"Ham & Eggs". L’impressione generale è che il loro "sound" si sia indurito e incattivito. Sempre inseriti in una tradizione ben nota agli appasionati di Ska tedesco in generale, ci piace ricordare che gli Skaos sono da ritenersi tra i capiscuola della terza ondata Ska dell’89-’90. Nel loro agitatissimo Ska & Reggae si colgono le influenze più svariate, e i 16 brani dell’ultimo Cd mettono un’irresistibile voglia di skankeggiare inna Two-Tone stylee! Consigliato ai reduci dell’Ocktober Fest, ai Punk eclettici e agli skaters che ne hanno le palle piene di Ska-core ma puntano sul teso.

Sergio Rallo




 
 
 

Ska-P - "Planeta Eskoria"  
(CD - BMG Music - Spagna, 2000)


“Hai sentito l’ultimo degli Ska-P??"
“Senti, ma non sai dove si trovano i dischi degli Ska-P??"
“Come sarebbe non sai chi sono gli Ska-P??"
Beh, confesso che fino ad un paio di mesi fa non mi ero mai posto il problema dell’esistenza di una band chiamata Ska-P che stava reclutando schiere di fans tra le nuove generazioni. Soprattutto tra le nuove generazioni intendo.
Poi, incuriosito dal vox populi, mi son deciso e in breve ho trovato qua e la un paio di loro dischi. Gli Ska-P pare che vadano per la maggiore e chi li ha visti a Milano suonare dal vivo tempo fa mi parla di un concerto in stile Sodoma e Gomorra rimandandomi indietro ai tempi che furono, quando la parola d’ordine ai concerti era: ROVINA!!! Bene, insomma, mi ritrovo tra le mani questo “Planeta Eskoria", ultima creazione della band spagnola e al primo ascolto capisco che sono finalmente giunti i 5 minuti di gloria che prima o poi capitano a tutti nella vita, e decido di coniare un nuovo termine, il crossover Ska!!! Ecco un termine che farà venire certe coliche spastiche al “Profeta" e che farà si che Alessandro mi licenzi in tronco [...?].
Beh, un pò di serietà ora. Parlo di crossover perchè nella musica degli Ska-P ci si trova davvero di tutto, dal metal al punk, dal pop al folk, condito con una buona dose di ska di quello poco gradito ai puristi: veloce e pestato.
A me piace. Non grido al miracolo, nel senso che se gli Ska-P hanno davvero tutto quel successo di cui sento parlare, forse sarebbe bene ridimensionarli un attimo, con tutto il rispetto e le buone maniere, però, in un panorama Ska e ska-punk piuttosto avaro di emozioni, mi pare legittimo dire che la musica proposta da questa band sia un qualcosa di discretamente interessante.
La struttura delle canzoni è piuttosto standardizzata durante il disco. Si tratta di brani al cui interno si trovano diverse influenze musicali mixate in modo diverso dal solito. Mi spiego: tradizionalmente, una band che suona ska punk ha uno stile che richiama lo ska, proposto con una certa aggressività e una dose soggettiva di originalità. Qui ogni brano è diviso in segmenti interrotti da stacchi improvvisi nei quali c’è un brusco cambio di stile.
“Verguenza", uno dei brani che preferisco, ha una intro decisamente metallara di quelle che se non si sta attenti ti crescono borchie e capelloni senza che te ne accorga, poi, lo stacco improvviso, i fiati, le tastiere, la batteria più tranquilla, la chitarrina in levare, poi lo stacco ed i cori sulla chitarrona distorta in stile “chugga chugga", l’assolo da chitarrista sgamato, poi ancora i fiati e così via.
“Como me pongo" è un classico brano ska di quelli commercialissimi, poco interessanti, con perfino qualche cighidì cighidà in sottofondo. Molto ballabile, per chi ha il fisico. Io resisterei pochi secondi. “El Autentico" è uno ska punk veloce e divertente, con stacchi e cori canticchiabili e dei fiati simpatici. “Naval Xixon" è il mio preferito......anche qui coi soliti stacchi, batteria a velocità picchiata, cori, urla, pugni, spari, grida, botte e fiati trascinanti.
Ecco, rispetto al cd precedente, qui c’è un uso dei fiati più studiato. A dire il vero, in precedenza sostituivano i fiati con un organetto Bontempi piuttosto tristerello. Non si fa così! Beh, insomma, il disco corre veloce lungo le sue 14 tracce, con questo ska misto a altri generi e proposto con uno stile proprio. A conti fatti, trovo molto piacevole un buon 70% del disco, il ché mi basta per poterlo classificare come un bel disco.
Notevoli anche “A la mierda", “E.T.T.S", “Lucrecia" (con finale calypso style), “Tio Sam". Poi, si sa, tutto è soggettivo. Gli Ska-p assemblano alcuni generi che ho spesso apprezzato. Normale che un purista dello ska al quale capiti tra le mani questo disco, se lo rivenda nel giro di mezza giornata.
Non serve sapere lo spagnolo per capire i testi. Bastano 5 minuti per inserire gli Ska-p nel novero dei gruppi politicamente impegnati e globalizzarli nel popolo di Seattle. Alcuni testi sono interessanti, altri un pò scontati, ma se servono per far pensare la gente, allora ben vengano.
Interessanti le tracce CD-rom con ben due video della band e testi delle canzoni.

Antonio Crovetti




 
 
 

Ska-P - "Que Corra La Voz!!"  
(CD - BMG Music - Spagna, 2002)


Nuovo disco per i prolifici Ska-P spagnoli, band un po’ nei cuori di molti teenagers alternativi per la loro musica, divertente, coinvolgente, adrenalinica, anche piuttosto alla moda in questo periodo, ben condita da testi e slogan molto forti, di sicuro effetto su molti. Ma parliamo di musica...
A me il disco piace, e qui potrei chiudere, mi rendo conto. Il problema è che qui non c’è praticamente nulla di nuovo rispetto ai dischi precedenti. Esattamente come i precedenti, anche questo cd si fa ascoltare piacevolmente, ammesso e non concesso che il genere vi piaccia, ma questo è sottointeso e vale per qualsiasi disco.
Canzoncine allegre, divertenti, spesso con testi molto interessanti e caratterizzate da uno ska tirato, ballabile (se si hanno 15 anni e qualche kilo meno di me); come nel disco precedente, brani ricchi di stacchi e cambi di ritmo repentini e con un riff ricorrente che da un senso al tutto. La novità rispetto al passato è che questa volta c’è una presenza di fiati veri, e non elettronici, maggiore. Tanto di guadagnato.
In sostanza e per non perdersi in sofismi inutili, direi che il disco è davvero buono se amate il genere. A me piace, ma mi rendo conto che ancora un disco sulla stessa falsa riga di questo, del precedente e di quello prima ancora, lo sopporterei poco. Ecco, da un po’ l’idea che si tratti del lato B del disco dello scorso anno.
Comunque apprezzabile, ma non indispensabile.

Antonio Crovetti




 
 
 

Skaramouche - "Never Ever Touch"  
(CD - 808 Records/Leech Redda - Svizzera, 2004)


Ska/Rock moderno, veloce, con inflessioni funk, una sezione fiati costituita da sax tenore e baritono, tromba ed una dolce voce femminile, sono le cose che balzano all’udito immediatamente in "Never Ever Touch ", primo mini album di 8 canzoni degli svizzeri Skaramouche.
"Dance the Night Away", il potente ska "Sensless" e la carinissima ska/reggae "Don’t Tell Me " (io adoro quando i fiati pompano il levare!) che ricorda vagamente i Madness sono state da subito le mie preferite (oltre ad essere tra le più lunghe).
Non bisogna però farsi trarre in inganno, la principale ispirazione degli Skaramouche non risiede negli idoli del "Nutty Sound " bensì nei No Doubt di qualche anno fa come, in particolare, si vince da "Twenty " terz’ultima traccia di Never Ever Touch in cui la gradevole Delphine Lyner ricorda da vicino la cara Gwen Stefani.
Rispetto ai No Doubt, comunque, Skaramouche preferiscono miscelare funk rock allo ska escludendo certi eccessi punk e/o hip hop tipici del gruppo americano, considerazione che ho fatto mentre ascoltavo "What’s Come To Be ".
Apprezzata da chi scrive è stata, infine, la scelta degli Skaramouche di concludere l’ascolto di questo loro esordio con un variegato strumentale che tra calypso/funk/reggae/cool jazz/ska racchiude la summa dei riferimenti musicali di questa apprezzabile formazione. Prosit.

Sergio Rallo




 
 
 

Skastori - "Bikini"  
(CD - autoprodotto - Italia, 2001)


Buone notizie dagli Skastori, band del basso Lario alla seconda produzione. E’ una degna e piacevole evoluzione rispetto al loro primo CD uscito ormai il secolo scorso. Il disco ricorda molto, nella grafica di copertina e nei contenuti del booklet quello precedente, il che lascia, di primo acchito, poco fiduciosi sul contenuto musicale.
Poi però, saltano agli occhi alcune piacevoli novità. La sezione fiati si è arricchita di un sax baritono, il cui suono grave e imponente purtroppo si perde un pò nel disco e soprattutto, Gio si è tagliato la barba ed ha un look finalmente da persona civile. E con una premessa di questo genere non si può che far girare il cd fiduciosi.
Fiducia ripagata dalla qualità del disco, che nel complesso penso di poter dire si pone su un livello medio alto tra il novero delle ultime produzioni nostrane. Considerando lo sforzo economico di chi si autoproduce i dischi, va detto che la qualità del suono è valida, nonostante in alcuni momenti manchi di aggressività.
La voce risulta spesso forzata, dovendo forse acquisire ancora un briciolo di personalità, mentre ciò che si nota maggiormente è una certa latitanza nei fiati, che spesso vengono relegati a comprimari e passano in terzo piano rispetto al resto; penso più per una questione di missaggio che per lacune tecniche. Ciò che invece trabocca da questo CD è una grossa dose di fantasia e originalità.
Si passa così da un rocksteady traditional o quasi (Susanna), ad un reggae di buona qualità (vivere un sogno) al più classico third wave ska Italian Style (“Spiagge", “Bei Tempi", “Big Brother") con qualche spruzzata di swing qua e la (Friends), con ritmi ora più sostenuti ed ora più rilassati con riffs, stacchi e cambi di tempo piacevoli e mai fuori luogo.
I pezzi sono 10, più un messaggio satanico subliminale in chiusura per riconciliarsi con la vita, per una mezz’ora abbondante di musica. La velocità di crociera è piuttosto sostenuta, un pò alla Matrioska e Vallanzaska, per intenderci. Rare le intrusioni nello ska-core, come in Scooter Boy, per altro piacevole.
In conclusione, un buon disco ed una buona band con ancora parecchio margine di crescita, che da però l’impressione di trattenersi laddove sarebbe preferibile dar fiato alle trombe, ai sax, e alla voce, che con un pò di impegno si avvicina a quella di Mike Ness, mio idolo adolescenziale. Come chi è?

Antonio Crovetti




 
 
 

Skastori - "Skastori"  
(CD - autoprodotto - Italia, 1999)


Ed ecco gli Skastori, allegra formazione dalla provincia di Lecco. Esordio simpatico, musicalmente divertente, senza però che venga da strapparsi i capelli durante l’ascolto.
Si tratta di Ska da primo ciddì, nel senso che questa produzione rientra a pieno titolo nei ranghi delle prime uscite di una band. Non so bene il perché, ma mi aspettavo un disco allegro, con sonorità piuttosto su di giri, testi spensierati, ed alla fine, è ciò che si è presentato alle mie orecchione.
Non male, anzi, qualche trovata originale, specie nei testi. La musica, come già detto è piuttosto sul genere “upbeat", dal ritmo bello sostenuto….niente di ska-core, intendiamoci, piuttosto in linea con le sonorità Ska in voga in questi ultimi anni dalle nostre parti. Per capirci, primissimi Vallanzaska, Matrioska e simili.
Sezione fiati con tromba e sax, alle volte un pochino timidi. Voce originale con uno stile tutto proprio che vale la pena di coltivare. Penso. Produzione discreta, anche se a mio avviso un po’ più di fiato alle trombe avrebbe reso il tutto più caldo e degno di nota. Da segnalare, “La ragazza che l’amore non lo fa", “Apollo" e “Dolce come il miele".
Prova sicuramente sufficiente ma i ragazzi sono intelligenti e potrebbero applicarsi di più. Li aspetto alla prova della maturità. Ancora una volta ricordo: Sosteniamo la scena locale e compriamo il disco. Saluti.

Antonio Crovetti




 
 
 

Skatalites - "From Paris With Love"  
(CD - World Village Music - 2002)


Il penultimo CD degli Skatalites “Bashaka" (Marston Rec. 2000) non mi ha suscitato un grande entusiasmo in paragone ai precedenti (forse perché è stato anche il primo senza Roland Alphonso), ma sono contento di non poter dire lo stesso per questo nono album dell’epoca moderna della band giamaicana per eccellenza che, invece, mi entusiasma parecchio.
“From Paris With Love", infatti, mi restituisce degli Skatalites in splendida forma: la produzione di “From Paris With Love" - a mio modesto parere - supera di gran lunga anche quella del bel disco della Island “Balls Of Fire" (che è essenzialmente un ottimo disco di jazz – soprattutto nel tipo di produzione adottata - piuttosto che ska nel vero senso della parola).
A me piace fare distinzioni, soprattutto laddove sono le distinzioni che mi permettono di scegliere meglio e, non c’è dubbio, “From Paris With Love" è senz’altro uno dei più convincenti e meglio riusciti album del nuovo corso degli Skatalites (1983 in poi).
Il disco consiste in 14 tracce di ottimo Ska/rocksteady con i solitamente splendidi solisti della vecchia guardia a farla da leoni ovvero Lester Sterling e Cedric Brooks, ai quali si aggiunge (l’ultimo tour europeo degli Skatalites ha lasciato molti fan recenti della band col dubbio su chi fosse quel trombettista manico!) con mia graditissima sorpresa l’ottimo “Dizzy" Moore. Questi ha condiviso il posto di prima tromba negli Skatalites con Percival Dillon, David Madden, Harold McKenzie e, non ultimo, Baba Brooks oltre che essere stato il trombettista dei Supersonics e dei Soul Syndicate ed autore di un paio di album da solista veramente notevoli.
Immancabile, poi, la leggiadria e dolcezza del canto di Doreen Shaffer con “Golden Love" di Lord Creator, “Thinkin’ Of Yoyu" di Porter e “When I Fall In Love".
Della nuova guardia sono sempre presenti il virtuoso trombonista Will Clark, l’eccellente Devon James alla chitarra e l’impeccabile tastierista Ken Stewart abilissimi ed ammirevoli nel loro lavoro agli strumenti mai dissimile da quello svolto dal vivo.
La ritmica, infine, per apprezzarla in tutta la sua reale “potenza di fuoco" bisogna tenere presente che è quella che scaturisce dalle mani, nel caso della batteria anche dai piedi, di Brevette e Knibb, una coppia che, nonostante l’età (circa 140 anni insieme), ha swing e “tiro" da vendere!
Detto ciò, sono convinto che la ritrovata presenza di Moore abbia giovato senz’altro alla formazione se non altro per tracce emozionanti e godibilissime di super Ska come “Glory To The Sound" (divenuta immediatamente la mia preferita), la splendida “Rock Fort Rock" pure nella sua versione a 120 battute al minuto reintitolata “Ska Fort Rock" e le splendide versioni di “African Beat", “Garden Of Love" e di “Pata Pata" re-intitolata “Skata Skata" sulla cui scelta Moore avrà avuto certamente il suo peso.
Alcuni ultra classici come “From Russia With Love", “Freedom Sounds", “Trip To Mars" “River To The Bank" e “Guns Of Navarone" non stancano mai, soprattutto quando gli arrangiamenti azzeccatissimi dei vecchi Skataklites sono in grado di donar loro nuova, giovane ed irresistibile energia.
La musica di “From Paris With Love" è ska, rocksteady senza tempo, senza scadenza e variegatissima. C’è il brano notturno, quello veloce, quello più lento, il rocksteady, il reggae, le cover e gli originali il tutto in un bel CD curato in grafica e contenuti che invoglia a possederne una copia.
Ska originale per appassionati di Ska originale e, come al solito, per chi ama la buona musica in generale.

Sergio Rallo




 
 
 

The Skatalites - "Guns of Navarone"  
(CD - Trojan/Sanctuary - Inghilterra, 2003)


Grazie all’effettiva richiesta del mercato, molto materiale degli Skatalites sta venendo ristampato in cd come nel caso di questo "Guns Of Navarone" che raccoglie tutti insieme ben 25 strumentali della band icona dello Ska.
Il cd, sia detto per i patiti collezionisti, non offre alcuna novità o rarità di sorta, mettetevi la coscienza in pace, ma contiene quasi il meglio che gli Skatalites registrarono per Mr. Dodd, Mr. Reid e Mr. Yap che ora mi accingo a commentare (quasi) pezzo per pezzo.
Comincio da Eastern Standard Time che è uno dei capolavori della musica caraibica di tutti i tempi senza alcuna esagerazione (il fatto che oltre ai giamaicani la conosciamo solo noi appassionati di ska fa girar le balle ma tant’è) e la cui melodia rilassante è benefica per il cervello, come lo è quella di Garden of Love che la segue ed il cui titolo identifica una melodia gioiosa e limpida, pregna di serenità quasi estatica che raggiunge il culmine nel morbido solo del Don, suo autore in quel momento certamente in grazia di Dio.
Sullo stesso mood viaggia Latin Goes Ska, anche se per dare a Cesare ciò che è di Cesare è lo ska ad essere creditore – anche – della musica latina (tanto è vero che Latin Goes Ska è, in effetti, la cover di Pachito Eche" di Beny More resa famosa da Perez Prado come "Pachito E Ché").
Segue Music Is My Occupation, un vero e proprio motto di gente che può vantarsi di aver inventato un nuovo genere ed un’altra melodia rilassante e senza tempo spalmata su una ritmica pulsante al punto giusto in cui si ascolta uno degli assoli più belli di Drummond il maestro trombonista che è il leader anche nell’avvincente Street Corner ed in Musical Store Room.
Green Island è il super burru/ska degli Skatalites che racchiude uno degli assoli maggiormente significativi dello spessore artistico di Don Drummond.
Un’altra delle composizioni che gronda musica latina è Musical Communion nel cui caratteristico levare oltre all’immancabile Dennis "Ska" Campbell si aggiunge Charlie Organaire entrambi immortalati nel loro sfiancante lavoro al limite dell’enfisema.
Doctor Dekker, con Baba Brooks, è sullo stesso stile di Man In The Street e stupendi sono gli assoli di Alphonso e del Don, lirico come poche altre volte.
Don De Lion che segue dopo Feeling Fine non è altrimenti commentabile: è il ruggito del leone, musica immortale, quintessenza della potenza dello Ska in cui Don Drummond si lascia andare in un assolo quasi magico.
Anche in Stampade c’è Baba Brooks alla tromba e sembra esserci Drumbago al posto di Knibb sullo scranno del batterista, mentre Silver Dollar che è tra le mie preferite di sempre grazie ad una delle melodie più cattive dello Ska in cui l’effetto devastante è amplificato nel momento in cui parte l’assolo di Alphonso sul tappeto di note offerto da Drummond.
Non so per quale ragione ma Alipanga, Alley Pang, Aliphang ed anche Halley Phang vanta come si vede il maggior numero di storpiature del titolo tanto che neppure io saprei indicare quale sia il giusto spelling ma, al di là di questo particolare del tutto irrilevante, è la traccia il cui giro di chitarra di Ranglin è tra i più campionati ed in cui Drummond (sempre lui!) concede uno degli assoli più potenti ed esaltanti della sua carriera ska.
Infine, per concludere, esagero dicendo che amo lo Ska perché Throughfare appartiene a tale genere e nessuno potrà mai sradicare tale mia convinzione: nessuna musica ha mai prodotto dei giri così coinvolgenti e melodie così trascinanti.
Mesopotamia e Dragon Weapon che occupano gli ultimi due posti della raccolta chiudono degnamente un’ottima collezione alla quale, per pignoleria quasi gratuita, criticherei l’assenza di "Coconut Rock" ragione per cui all’inizio ho scritto che raccoglie "quasi" il meglio.
Che questa musica sia sempre con voi!

Sergio Rallo




 
 
 

Skatalites & Friends - "At Randy’s"  
(CD - VP Records - 1998)


Dei 20 pezzi contenuti in quella che da subito vi indico come migliore raccolta di Ska originale, ne conoscevo solo uno ("John & James" dei Maytals). Tutti gli altri sono rarità mai riapparse sul mercato dalla loro prima uscita in vinile ben più di 30 anni fa.
Quindi se non avete gli originali e costosissimi 45 giri non c’è altra ragione per ascoltare alcuni tra i più eccitanti strumentali degli Skatalites ("Black Joe", "Collie Bud", "Baby Elephant Walk", "Malcom X" e "Hello Mother") nonché due sconosciute ed imperdibili composizioni di Don Drummond ("Machine Shop" e "Away From It All").
Senza contare poi che i "friends" del titolo sono Alton Ellis (con uno dei brani Ska più riusciti "Mounth A Massy" e un infuocato "Ska Beat"), The Maytals ("Lost Penny"), Ken Boothe e Stranger Cole ("Home Home Home"), Roland Alphonso ("Blow Roland Blow"), Baba Brooks (con la sua riposantissima versione do "Portrait of my Love") e Arkland "Drumbago" Parks il cui eccellente lavoro alla batteria (particolarmente nelle due canzoni di Alton Ellis) si può ascoltare e paragonare a quello dell’altro maestro batterista del tempo Lloyd Knibb.
Credetemi, questa splendida raccolta accende un faro che getta nuova luce sull’importantissimo contributo della comunità cinese allo sviluppo della musica Ska. Infatti, se nomi di sicuro più familiari come quelli di Leslie Kong, Justin Yap, Byron Lee, Lynn Tait si ritrovano spesso nelle varie compilazioni degli ultimi anni, quello di Vincent Chin è più spesso ricollegato al Reggae ché allo Ska.
Ora non sarà più così, l’eccellente qualità del materiale riprodotto è alla pari con il meglio che si è già avuto modo di conoscere di Studio One e Treasure Island, innalzando il nome di Vincent "Randy" Chin tra quelli dei grandi produttori della metà degli anni ’60. This is Ska at all!

Sergio Rallo




 
 
 

Ska Trek - "Move Along"  
(CD - Grover Records - Germania, 2000)


Ska trad. a manetta e, ovviamente, Rocksteady e Reggae a volontà.
Questo è ciò che offrono i tedeschi Ska Trek nel loro primo CD ed Album dal titolo "Move Along".
Ska Trek sono una "cover band" che si dedica a tempo pieno a risuonare molte splendide canzoni giamaicane per lo più conosciute solo ai maniacali appassionati del genere. Ska Trek si divertono un mondo nello scegliere accuratamente le canzoni da rispolverare "da un dito di polvere" mettendo in risalto la loro notevole ed apprezzata, sensibilità musicale.
Quanto detto si rivela subito alla prima traccia, "Hold Down" di Harriott; seguita dalla bellissima "Woman A Capture Man" degli Ethiopians e "Ride Your Donkey" dei Tennors (anche se io avrei cantato la versione "erotica" "Khaki").
Per quel che mi riguarda, poter riascoltare "perle" della musica giamaicana come lo slow ska "Dinah" del grande Joe Higgs, "True Confession" dei magici Silvertones o "I Want Justice" che io credevo essere di Delroy Wilson e che vedo invece accreditata ad Errol Dunkley (e, tanto per aggiungere una nota di colore, accreditata nell'LP’dei Natural Rhythms "Blue Beat & Ska" del ‘90 a tale F. Oscar) o, ancora "Congo War" di Lord Brynner e "Blam Blam Fever" dei Valentines è vera opera di divulgazione della musica ska.
Le ritmiche sono prevalentemente quelle originali, il suono è pulito e brillante e gli arrangiamenti sono stati fatti in maniera da non violentare mai le composizioni originali.

Sergio Rallo




 
 
 

Skavoovie & The Epitones - "Ripe"  
(CD - Moon Ska Records - US, 1997)


Se hai stima di qualcuno, ascolta ciò che ti dice…potresti scoprire nuove cose. Ed è propriamente così. Avevo comprato il primo CD (Fat Footing – Moon Ska 1995) di questa band dal nome piuttosto lungo, con poco entusiasmo, già non avendoli ritenuti un "gran che" in alcune tracce sparse qua e là nella miriade di "compile" made in USA. Ma mi sentivo di dargli una chance, di giudicarli in un LP. Come al solito, non mi sbagliavo. E si che gli ingredienti perché mi piacessero c’erano tutti: Ska-jazz, Ska-Tradizionale, il tutto mischiato con una piuttosto accentuata predisposizione allo Swing/Rnb. Ma qualcosa in quel Cd non mi suonava bene…non sapevo cosa, e quindi, uscito quello di cui vi dovrei parlare in questa recensione, non l’ho nemmeno tenuto in considerazione per un futuro acquisto.
Sennonché il nostro Ska-grafico Lele, una sera mi chiede, così, an passant: "Ma a te piacciono gli Epitones?". Ed io, consapevole di sorprenderlo con una risposta affermativa: "No, non mi piacciono…non so cos’abbiano ma mi hanno lasciato piuttosto indifferente". "Ueh" fa lui (sapete…si esprimono così a Mezzago) "Ma sei tutto tuonato? Ma l’hai ascoltato il nuovo Ripe? Ma lo sai che è una figata?". Così, convinto da tanta foga, e piacendoci in gran parte la stessa musica, il Rallo presto o tardi va da Stiv, là, in quel coacervo di generi, subgeneri, ma soprattutto sub-sub-generi che è il negozio di dischi "Zab" e gli chiede d’ascoltare un par di pezzi da Ripe. Zak!
Il Rallo si prende il disco perché è una sciccheria, se lo va ad ascoltare nella comodità del proprio giaciglio. Non ho dovuto far scorrere, nel lettore del mio CD, più di tre pezzi, per rendermi conto che il CD era ben curato, prodotto, e arrangiato. E con i suoni giusti al punto giusto, tanto da quasi non riconoscere nemmeno quel sound del loro CD d’esordio.
E scopro anche il perché, al di là del fatto che i giovanissimi Epitones sono dei bravi musicisti, i 14 brani di "Ripe" , compreso il delicatissimo Rocksteady "Latvian Lullaby", la bellissima versione Ska di "Bli-Blip" di Ellington, l’elaboratissima e molto apprezzata da chi vi scrive "Acquam", le divertentissime canzoni "Blood Red Sky" "Frog Spirit" e "Drunk" (già nella compilation Skankaholics Unanimous) e la percussiva "Burru Ska Plague" sono prodotti da Victor Rice, ex-bassista degli Scofflaws, nonché uomo sempre più indaffarato nei progetti Ska Reggae del continente nordamericano come bassista e produttore.
I dieci Skavoovie & The Epitones, ci invitano, a fine booklet, a suonare il disco "Loud" …ad alto volume, e noi vi invitiamo a fare lo stesso!

Sergio Rallo




 
 
 

Skavoovie & The Epitones - "The Growler"  
(CD - Shanachie Records - US, 1999)


Un pò datato come disco dato che ha visto la luce nel lontano millennio scorso, però mi ero dimenticato di averlo e quindi di recensirlo. Gli Epitones si sono sempre contraddistinti per uno stile molto personale nell’interpretazione dello ska. Come succedeva anche nei dischi precedenti, si ha una ricerca di ritmi e suoni molto particolari e complessi, tra il jazz, il reggae, il funk, lo ska traditional e uno ska che definirei quasi sperimentale, se non altro perchè non so che aggettivo dargli.
Chi segue la band da qualche tempo, si fidi del fatto che questo The Growler rappresenta la naturale evoluzione ai precedenti lavori; chi invece non ha mai avuto la fortuna, o sfortuna, di ascoltarli, è meglio che non si fidi di quanto scriverò. Direi che l’impronta e la ricerca di suoni jazz è palpabile quasi in ogni pezzo del disco, in modo quasi ossessiva a volte, tanto da ritrovarsi spesso persi in sonorità quasi improvvisate. Ma se si trattasse solo di questo uno recensisce il disco come un più o meno valido insieme di tracce ska-jazz e poi va a dormire tranquillo.
Il fatto è che qua ogni tentativo di etichettare il disco risulta insoddisfacente e non renderebbe giustizia alle proprie orecchie. Diciamo che c’è una discreta alternanza di brani dalle ritmiche e dalle melodie tipicamente ska, molto rocksteady, coi fiati sapientemente trascinatori di suoni piacevoli e ballabili, con brani tremendamente complessi, con evoluzioni stilistiche e assoli carpiati con avvitamento che destabilizzano un attimino chi, come me, non è del tutto predisposto all’ascolto di materiale troppo ardito.
I brani sono 14 e di sicuro rappresentano un qualcosa di nuovo e inesplorato nel panorama ska degli ultimi anni. Il problema sta nel decidere se il prodotto sia soddisfacente o meno per le nostre orecchie. Io ancora non l’ho capito del tutto, anche se in alcuni brani come “Boyo", “theme from Foster’s ghost", “Salad Days", “Coffee Connection", “Lucy", “Desert Gold", gli Epitones riescono a raggiungere vette non da ridere, tanto che in Desert Gold mi vengono alla mente suoni vellutati alla “Return of the big guns" degli Skatalites; altrove, la band rischia, a mio parere, di perdersi in circumvoluzioni nelle quali faccio fatica ad orientarmi.
Splendido l’uso del flauto traverso in alcuni brani e sempre ottima la voce di Ans Purins.
Non prettamente easy listening, ma di sicuro interesse e unico nel suo genere.

Antonio Crovetti




 
 
 

The Slackers - "Close My Eyes"  
(CD - Hellcat Records - US, 2003)


Lo dico subito: "Close My Eyes ", ultimo album disponibile della band di Vic Ruggiero, è senz’altro migliore (rectius: l’ho gradito maggiormente) degli ultimi due ( "Wasted Days " – 2000, sempre Hellcat – e "The Slackers +Friends " – Special Potato Records 2002) di cui ho, comunque, avuto piacere di occuparmi nelle Riddim Reviews.
La direzione artistica intrapresa già da lungo tempo dalla band, caratterizzata da melodie accattivanti e ritmi avvolgenti e caldi come una coperta di cachemire, è confermata pienamente per tutto lo scorrere delle 12 canzoni contenute in Close My Eyes.
Rocksteady e ska belli ed intensi come "Bin Waitin " e "Axes " o reggae dub con suoni anni ’70 da intensa meditazione come "Real War " o entusiasmanti ska tradizionali grandiosamente corali come "Mommy " o, ancora, reggae puri come "Who Knows " sono le canzoni che possono considerarsi già dei classici degli Slackers e meritano da sole l’acquisto e l’ascolto di "Close My Eyes".
A proposito: "Close My Eyes ", la canzone che dà il titolo al CD, è un rocksteady che farei ascoltare a chi non conosce gli Slackers per fargli intendere che genere di musica fanno. Quella che la segue nell’ordine del disco ovvero "I’ll Stay Away " la farei ascoltare per fare intendere che genere di ska riescono a suonare Hillyard e Ruggiero.
Gli unici due strumentali che aprono e chiudono l’ascolto del CD (il primo "Shankbon " uno ska dominato dal potente trombone di Glen Pine, il secondo un profondo dub intitolato "Decon Dub " caratterizzato dal lavoro di Larry McDonald alle percussioni (ospite in altre cinque canzoni) ricevono la mia immediata approvazione con preferenza per il dub piuttosto che per lo ska (!).
Immancabile per chi vuol far arrivare a 7 la discografia degli Slackers in proprio possesso e per chi gli Slackers non li ha mai ascoltati ma è appassionato di rocksteady e ska tradizionali o di r&b e soul.
P.S.: dato che ogni volta che son passati in Italia hanno sempre "spaccato " non perdeteveli per nessuna ragione al prossimo tour!

Sergio Rallo




 
 
 

The Slackers - "Redlight"  
(CD - Hellcat - US, 1997)


Stupendo. Ecco, "stupendo", da solo, basterebbe come esauriente recensione del secondo long playing dei nuova yorkesi Slackers: lo stupendo Redlight.
Il Cd in questione è etichettato Hellcat, che ha scoperto di recente che può fare i soldi anche su musica migliore di quel rumoroso trash-metal-harcore-punk di cui la suddetta etichetta è stata portabandiera negli ultimi anni.
Comunque, la Hellcat, con questo CD merita i complimenti perché è un CD ben curato, con una bella confezione cartonata, ma soprattutto molto ben prodotto e mixato da Victor Ruggiero cantante, pianista, tastierista DEI sorprendenti Slackers. sulla scia degli insegnamenti di Victor Rice (bassista degli Scofflaws) che è stato produttore e mixerista del primo album su Moon Records degli Slackers intitolato "Better Late Than Ever", il gruppo stupisce con un disco di piacevole ascolto e ballo, caratterizzato - come il primo - da un ricercatissimo sound.
Basso profondo e andamento tondeggiante sono la peculiarità dei 12 brani che scorrono nel vostro lettore. tutti, si sente, con radici ben piantate nella Giamaica del Rocksteady e nel Reggae degli inizi, in un colto RnB caldo e fumoso e, ovviamente nello Ska che gli Slackers interpretano con un apprezzatissimo stile un po' retro.
Dal Rocksteady/Dj/ dolce e smussato di "Rude And Reckless", all'irresistibile melodioso Reggae di "What's This" per passare alla fantastica mutazione di una ballata sixties in Ska di "Married Girl" vi assicuro che tutti i brani meriterebbero una nota, tanta è la creatività degli Slackers in un disco che vi fa viaggiare lontano e che pare un'antologia di (Bella!) musica anni '60 ed invece è uno stupendo disco di un gruppo Ska di fine millennio. Viva la fantasia!

Sergio Rallo




 
 
 

The Slackers - "The Question"  
(CD - Hellcat - US, 1998)


Bene, siamo, come usuale, nel campo delle questioni personali e, per parlarvi del nuovo CD degli Slackers, tali questioni le suddivido in oggettive e soggettive.
Nelle prime rientra il fatto che "The Question" è un disco fatto bene, che si presenta bene, mixato, oltre che dal cantante e tastierista Vic Ruggiero, niente po' po' di meno che da Clive Chin (esatto, quello del famoso Randy's Studio che ha prodotto il miglior Reggae dei '70) e Glen Adams (tastierista degli Upsetters di Lee Perry e naturalizzato Nuovayorchese dal '75) che, per l'occasione è anche guest in un paio di pezzi. Tutto il lavoro è poi dedicato (mi tolgo il pork pie) a Tommy McCook e al me sconosciuto Dick Qualin.
Detto ciò, sulla scorta di qualche migliaio d'ore d'ascolto di questa musica e, quindi, con in mente un'ampia casistica di dischi più o meno belli, penso che gli Slackers - pur restando (come "live" ne hanno dato prova) tra le migliori Ska bands del mondo - potevano evitare di inserire rispettivamente 6 e 7 brani in più dei precedenti "Better Late Than Ever" e "Redlight". Così facendo, è successo l'inevitabile: se ad un orecchio meno "esperto" il CD può riscuotere un alto gradimento…al mio, usando come paragone i due album del 1996 e 1997 entrambi da 10, se la cava con un 6.
La "title track", per esempio, la trovo noiosa e le preferisco di gran lunga la bella Dj version, la prima traccia ("Manuel") ha una linea di fiati che mi ricorda troppo quella di "Big Trombone" degli Skatalites, mi suona come una scopiazzatura, "The Mummy" vince tranquillamente il posto di peggior brano scritto dagli stessi autori della bellissima "Treat Me Good" e lo strumentale "Motor City" non è lontanamente paragonabile a gioiellini dello Ska strumentale che gli Slackers ci hanno regalato con "Work Song", "Cuban Cicar", "Cookin' For Tommy" o l'eccezionale (bouncy yet sedate) "Contemplation"…e può non essere personale opinione ma dato di fatto; riascoltatevi e paragonate i pezzi citati.
Nonostante 19 pezzi per un totale di 68 minuti di musica non c'è traccia di canzoni belle come "Soldiers" e "Come Back Baby".
Detto (di nuovo) ciò, in The Question ci sono però 10 pezzi che meritano di essere ascoltati e riascoltati perché sono i "pezzi forti" di questo album: "Have The Time" (con batteria Knibb Style) "And I Wonder ?", "Feed My Girl", "Mountainside" "Power", "The Question (version)", "Face In My Crowd", "Yes Its True", "Alone Again" e "Make Me Smile" meritano il proprio posto nella collezione dell'appassionato. Tra Ska, Rocksteady ed Early reggae c'è spazio per Garage, Blues, Burru e Jazz nella musica degli Slackers che comunque risultano un pochino differenti anche nel sound generale, leggermente meno cupo e po' più simile agli Hepcat dell'ultimo disco.
Ora, per chi non ha ancora avuto la possibilità di conoscere la musica degli Slackers consiglio l'acquisto di "The Question" dato che, affascinato dal genere, il neo-fan vorrebbe presto procurarsi anche i precedenti per scoprire così quanto bravi siano riusciti ad essere Ruggiero & C. e quanto più bravi potrebbero essere in un loro 4° LP…
Per chi non crede che la gatta frettolosa fa i micini ciechi.

Sergio Rallo




 
 
 

The Slackers - "Wasted Days"  
(CD - Hellcat Records - Olanda, 2000)


“Wasted Days" è il 4° (5° se si considera un ottimo live) album degli Slackers, formazione nuovaiorchese che dal 1996 porta lustro al genere ska/reggae.
Con “Wasted Days" i sempre gradevolissimi Slackers direi che portano maggior lustro al reggae che allo ska, ma è solo una mia puntualizzazione dovuta alla prima traccia - che dà il titolo al disco - ed alla successiva “Henderson Swamp", entrambe ottime canzoni reggae, di cui la prima mixata anche da Glen Adams, ed entrambe dalla poderosa struttura “roots".
La prima traccia ska che incontro in W. T. è la terza, dal titolo “Please Decide" che, come molte altre di questo disco e dei precedenti degli Slackers, ha un caldissimo sapore R&B.
Brillante lavoro di dubbing, svolto impeccabilmente dalla stessa coppia della prima traccia, si può apprezzare ascoltando “Pets Of The World" le cui atmosfere oniriche vengono abbandonate con l’entrata, senza stop, in “Dave’s Friend", uno ska dalla piacevole chitarra country/blues e dalla melodia melanconica cantata, sempre in uno stile un po’ “sofferto", dal geniale Vic Ruggiero.
Stomping reggae original, anche lei grondante blues, è “So This Is The Night" canzone alla quale fa seguito un bellissimo rocksteady, dal titolo “Made Up My Mind" caratterizzato da un mixaggio luminoso e da un piacevolissimo violino che “viaggia" felicemente su una ritmica potente.
Dopo un simpatica parentesi contenente un “Sermon" che non sfigurerebbe nel film Blues Brothers, segue uno ska tranquillamente saltellante intitolato “The Nurse" ed il cui accompagnamento di fiati iniziale mi fa venire in mente certi strumentali di Carlos Malcom anche se poi si rivela essere un altro cantato. “Old Days" e “Midnight Rendezvous" sono rispettivamente un “easy listening" rocksteady ed un jumpy reggae, quest’ultimo, efficacissimo per danze irrefrenabili.
Altro lavoro di mixaggio a 2 mani (quelle del mitico Adams e del fac totum Ruggiero) presenta l’unico, splendido, strumentale “dubbato" di indubbio fascino e dal titolo “Tales Of The Mongoose".
4 tracce ancora concludono un ottimo lavoro del quale, ad essere sincero, apprezzo molto di più la parte reggae/dub che quella ska, e non è una critica dato che l’ultima traccia del disco “Information Error" è certamente il migliore brano di questa nuova selection degli Slackers.
Estremamente collezionabile è il mio ultimo commento.

Sergio Rallo




 
 
 

The Slackers + Friends - "Special Reggae Ska Rocksteady Party"  
(CD - Select Cuts - Germania, 2003)


E’ per me del tutto inaspettato questo "Special RSR Party" (edizione europea del CD "Slackers and Friends", uscito in USA per l’etichetta del gruppo Special Potato Records, alla quale vengono aggiunti 2 bounus tracks non presenti nella prima uscita) nuovo album degli Slackers.
Non è propriamente un album "degli Slackers" ma bensì un album "con gli Slackers" che accompagnano una serie di artisti di maggior o minor fama.
I "Friends" da me artisticamente conosciuti, infatti, sono tutti ospiti di grande riguardo tipo l’ottimo Cornell Campbell, la sempre gradita Doreen Shaffer - che canta, tra l’altro, l’unico ska del disco - e ancora il tastierista Glen Adams e, addirittura, la bravissima Susan Cadogan nonché Chris Murray di fama King Apparatus e Rankin Joe a rappresentare rispettivamente la media e la nuova guardia dello ska/reggae.
"Special Reggae Ska Rocksteady Party" contiene prevalentemente ottimo reggae e dub (eccellente in quest’ultimo genere "Schooling the Youth") ed è, quindi, un disco non propriamente "ska" come i precedenti album.
Contiene, infatti, certo dancehall cattivissimo che piacerebbe tanto anche a Kingston come "Matey Exterminator" cantato da una bravissima, quanto a me sconosciuta Ariane Foster, per una durata di ben 6 minuti. E’ tra i brani che ho apprezzato maggiormente; ed anche un paio di ballate che non c’entrano nulla con reggae & ska, però veramente belle, tra beat, "Sixities" e folk proposte da Chris Murray.
Un disco, questo "Special R.S.R.Party", che nonostante gli ospiti di riguardo e le "variazioni sul tema" comunque non riesce ad entusiasmarmi e che vede la sua maggior attrattiva nella presenza dei citati ospiti. Non essenziale.

Sergio Rallo




 
 
 

Slide - "Proto CD"  
(Demo CD - autoprodotto - Italia, 2001)


Ska veloce e “pulito" e repentini stacchi di Hard Core al 100% è la formula ben applicata dai giovani Slide che, con Proto - CD demo autoprodotto - cercano di far la conoscenza con il pubblico dello Ska.
Gli Slide, fin dal primo superficiale ascolto di Proto, li ho trovati molto melodici e con un buono spirito corale tanto che, a differenza di altri gruppi dello stesso genere, mi sono proprio piaciuti.
Il cantante ha una bella voce, priva di inflessioni dialettali ed i musicisti si divertono a miscelare in giusti rapporti Ska veloce, Reggae e Punk.
Il loro lavoro, per essere un semplice Demo, si caratterizza per un bel suono brillante, anche quando si passa nell’HC.
Molto carina la prima traccia dal titolo “0 Schemi" e la seconda “Luoghi Sconosciuti", ma la più brillante ho trovato essere “Makkeroni Elettronici" che non è per niente Ska ma che mi riappacifica con certe sonorità Punk. Interessanti i testi.
Complimenti, quindi, agli Slide di cui attenderemo il primo vero album con curiosità avendoli già trovati originali e divertenti.
E, anche se la ritmica degli Slide ha bisogno di una messa a punto, posso dire che gli Shandon cominciano ad avere una concorrenza che sa il fatto suo e non che li imita.

Sergio Rallo




 
 
 

The Specials - "Guilty 'Till Proved Innocent"  
(CD - MCA Records - US, 1998)


E' facile che chi è fan degli Specials faccia la semplice equazione: Specials = Jerry Dammers = Two Tone records. E non sbaglia.
Per fare un paragone calzante, è come per i fan dei Bad Manners quella: Buster Bloodvessel = Bad Manners, con l'unica differenza che, se per quest'ultimo gruppo la mente creativa (e voce!) è rimasta sempre al suo posto assicurando, come dire…una continuità artistica del gruppo, per gli Specials questo non è avvenuto; anzi, già la sola partenza di Terry Hall (voce) aveva cambiato tantissimo la fisionomia della band inglese, e non certo in meglio dato che i risultati si possono ascoltare nell'ultimo disco di Dammers & Co. Special A.K.A. In The Studio.
Da lì (1984) si arriva ai '90 con avventure "joint venture" tipo Special Beat (da dimenticare) o l'esageratamente criticato Desmond Dekker & the Specials King of Kings o, peggio, Big 5!
Dico subito che, in generale, senza aspettarsi nulla che regga il paragone con, che ne so, Too Much Too Young, G.'T. P. I.! è un buon disco Ska. Anche con un notevole quantitativo di musica se volete (un'ora!). Ma a stento diresti che sono gli Specials, nome che negli ultimi anni ha significato un riferimento e riconoscimento musicale solo per i 4 original Specials Neville(voce), Horace(basso), Lynval(chitarra) e Roddy(chitarra), più che per chi segue lo Ska dagli anni '80.
Comunque i complimenti ai quattro(e perchè no, anche al resto del gruppo) vanno fatti, soprattutto laddove si notano maggiormente gli sforzi di tirare fuori "quel vecchio feeling" d'una volta.
Call Me Names, Bonediggin', All Gone Wrong, No Big Deal, Leave It Out e le due che mi sono piaciute di più, Fantasize e My Tears Falling e, infine, una "ri-version" di Monkey Man dal titolo Running Away sono la coronazione dei suddetti sforzi nonché una buona ragione per avere questo disco. Il resto, non è male (la copertina poi, è un nostalgico tuffo al cuore), ma non impressionante; gli Speciali stanno nella media di tanti altri loro colleghi americani meno famosi.
Fate attenzione, The Monkey Man Is Back!

Sergio Rallo




 
 
 

Spicy Roots - "One More"  
(CD - Elmo Records - Germania, 2000)


Passano gli anni, cambiano le mode, internet ti cambia la vita ed i New Age pensano che La Forza sia con loro, ma le caratteristiche della musica Ska e cioè vivacità, allegria e, in particolare, gradevolezza delle melodie, non mutano mai.
Questo è ciò che ho pensato dando un pre-ascolto a One More, CD di debutto per i tedeschi Spicy Roots con quasi 40 minuti di musica e una dozzina di tracce.
Spicy Roots sono un classico gruppo Ska che trae la prevalente ispirazione dallo Ska/pop melodico sullo stesso filone degli Ngobo Ngobo con una piacevole tendenza al Two tone.
Due sax, una ritmica precisa e preferenzialmente classica, interpretazioni corali (tipo nella One More che dà il titolo al disco), chitarra con accenni surf che ben si integrano allo stile Ska ed un’ottima tastiera sono le caratteristiche peculiari degli Spicy Roots che propongono belle canzoni come “Life’s Too Short" o lo ska rock “I don’t Wanna Wait" e variano sui ritmi partendo in perfetto calypsonian sound con la cover di “Coconut" che si sviluppa in un altro veloce Ska.
“Tin Tin’s bar", terz’ultima traccia ricorda incredibilmente lo stile dei Volcanoes inglesi, mentre tipico inizio two tone (e, se vogliamo, anche il titolo) si ascolta con “Gangsters" non certo tra le mie preferite.
Ultimo brano, con chitarra surf ed inizio altettanto surf alla maniera di Dick Dale, è “Dragon Tree" brano tra quelli che ho gradito maggiormente di “One More", un album buono che, nonostante tutto, non riesce ad entusiasmarmi.

Sergio Rallo




 
 
 

Spook & The Guay - "Mi Tierra"  
(CD - Gridalo Forte Records - Italia, 1998)


Con all'attivo più di duecento esibizioni, tra cui l'apertura dei concerti dei Blues Brothers, Negu Gorriak, i francesi (di Tolosa) Spook & The Guay si avvalgono al mixer della presenza del tecnico del suono dei Manonegra, a testimonianza della loro eterogenea scelta musicale.
Sin dal primo ascolto questa produzione made in Italy (Roma) ci porta alla mente i Los Fabulosos Cadillacs di "Rey Azucar" (il penultimo, in cui era registrata la cover traditional Ska di "Strawberry fields" dei Beatles), per non parlare dei già citati Manonegra.
Spook & Company non seguono un indirizzo preciso, nel senso che si aprono a 360° a tutte le possibili contaminazioni, tenendo lontano da sé ogni più indomabile spirito settario: fusi tra loro,ritroviamo, Ska, Reggae, Dub, Rock e sonorità latino-americane, con testi in inglese, francese e spagnolo.

Tomaskarini




 
 
 

[Spunge] - "Ego"
(CD Single - Sucka Punch Records - UK, 2000)


A volte ritornano, dopo essersi impossessata dello Ska ed averlo miscelato con il punk, l’America rispedisce alla mittente Inghilterra quello che ormai è ben conosciuto come Third Wave Ska.
Un genere, quest’ultimo, comprendente Ska-Core e Punk-Ska e che gli albionici [Spunge] hanno fatto proprio adattandolo al loro gusto personale e creando un gradevole intruglio pop-ska-punk, niente fiati o organi hammond in questo gruppo, solo chitarre, basso e percussioni a tessere il tappeto ritmico per ottenere il suffisso ska da mischiare agli altri generi.
Ora alzi la mano chi ha già sentito parlare degli [ Spunge], pochini a quanto vedo; va bene eccovi una breve presentazione di questi cinque giovanotti inglesi e della loro storia. I nostri eroi calcano la scena da cinque anni ma solo negli ultimi diciotto mesi si sono decisi a dare la possibilità a tutto il mondo di poterli ascoltare nelle loro calde casette senza doversi recare a qualche loro concerto, in questo breve lasso di tempo hanno:
1. Registrato il loro primo EP autoprodotto vendendolo in 2000 esemplari nei loro concerti.
2. Sono stati notati dalla Moon Ska Europe che li ha ingaggiati e gli ha fatto incidere il loro album di debutto “Pedigree Chump" con una tiratura di 3000 copie esaurite anche quelle.
3. Rinunciato all’offerta di una seconda uscita con la Moon e con altre case.
4. Cambiato casa discografica affidandosi alla Sucka-Punch Records per avere una maggior libertà.
5. Messo in cantiere il secondo album negli studi degli degli UB40, facendo uscire il single cd che tra un po’ andrò a commentarvi.
6. Pianificato l’uscita del secondo album intitolato “Room for abuse" per settembre/ottobre 2000.
Passiamo ora a questo single cd contenente tre pezzi: “EGO", la prima canzone scorre piacevolmente con le chitarre che si alternano tra ska e punk in una sorta di Persiana Jones Sound, il terzo pezzo “Life-Like" è un esclusiva di questo singolo non disponibile su alcunché di gia uscito o di prossima uscita ed è un pezzo che non avrebbe stonato tra la discografia dei Clash, tanto ne ricorda lo stile, con un pizzico di saltellante ska in aggiunta.
Discorso a parte merita la cover di “No Woman No Cry" suddivisibile in tre stili: l’intro è lento e molto simile all’originale , la parte centrale inizia in modo prettamente punk con le chitarre che svisano e la batteria che si incattivisce per poi trasformarsi in uno ska danzereccio anche se per poco e per finire di nuovo nel punk. Il compito di riarrangiare questa bellissima canzone era abbastanza arduo ma gli [ Spunge] lo hanno svolto in maniera egregia meritandosi l’attesa per il nuovo cd e per chi volesse ascoltarli subito acquistando questo single può contattare la Sucka-Punch Records via web.

Massimo Boraso




 
 
 

Statuto - "I Campioni Siamo Noi"  
(CD - 2Toni/SonyMusic - Italia, 2003)


Era ora che venisse fuori un bel “Best Of" degli Statuto che, a ragione, identifico come i decani dello ska italiano: ne sono al corrente anche loro dato che nel retro del CD in questione campeggia la scritta “il primo ska in Italia dal 1983" ed è senz’altro vero visto che con questa uscita si intendono festeggiare i primi 20 anni del gruppo Mods per eccellenza.
L’album è, giustamente, intitolato in maniera autocelebrativa “I Campioni Siamo Noi", titolo dalla prima traccia del disco che è un bello ska/reggae registrato nel febbraio 2003 e, pertanto, inedito. [Ma indirettamente contiene un polemico riferimento ai proprietari e alla gestione della Fiat]
La “storia" discografica della band di Torino viene, quindi, ripassata in ben 22 tracce tra le quali risaltano un buon numero di canzoni ska piuttosto famose come “Abbiamo Vinto il Festival di Sanremo" (sia in versione original, sia in versione 2003), “Qui non c’è il mare", “Piera", “Ragazzo Ultrà" e, ancora, cover che dal vivo sono “pezzi forti" degli Statuto tipo “Laura" (aka “Lorraine" dei Bad Manners) e “One Step Beyond".
La carriera degli Statuto viene ripassata anche attraverso tracce meno famose come “Vattene sceriffo" la cui iniziale ispirazione tra Western e i The Beat rivela poi uno ska veloce alla Busters o la divertente “Saluti dal Mare".
L’aspetto politicamente impegnato del gruppo torinese è più rappresentato da canzoni non ska come “E’ tornato Garibaldi" e “Pugni Chiusi" ma tra le mie favorite cito molto più volentieri “La Mia Radio" cantata dalla Rettore, “Grande" dedicata al mitico Toro scomparso nell’incidente aereo di Superga ed il soul beat militante “Ghetto".
Consigliato senz’altro a chi, anche per questioni anagrafiche, non conosce la discografia degli Statuto e a chi, pur conoscendola, non voglia mai farsi scappare l’occasione di tenerla amMODernata.

Sergio Rallo




 
 
 

Statuto - "Il Migliore Dei Mondi Possibili"  
(CD - 2Toni/SonyMusic - Italia, 2002)


Gli Statuto sono i Decani dello Ska italiano, d’anagrafe e di diritto. Ma lo sono anche di una cultura Mod in senso ben più ampio e che fieramente viene tenuta in vita con Northern Soul, Nutty Sound, Ska ed anche un pizzico di R&B. Benvenuto, quindi, al loro nuovissimo CD “Il Migliore dei Mondi Possibili" col quale gli Statuto si confermano all’altezza delle aspettative.
Il CD è stato preceduto da un libro dallo stesso titolo ed ai cui capitoli fanno riferimento le 13 canzoni di “Il Migliore Dei Mondi Possibili", cosicché è possibile farsi una lettura con accompagnamento musicale.
Accompagnamento musicale che comincia con lo Ska/R&B di “Cos’è", la cui musica è stata scritta dal bravo Paolo Belli (si, quello dei Ladri di Biciclette) ed il cui arrangiamento dà bene l’idea della qualità della musica contenuta nel resto de “Il Migliore dei Mondi Possibile". Segue “Invito ad una Festa" che è una bella traccia di ispirazione Madness con un azzeccata rivisitazione in stile Statuto del Nutty Sound dei londinesi, mentre “Sole Mare" è un bello Ska/Pop veloce alla maniera dei Busters con tanto di intervento dei Righeira!.
In vena di esprimersi su tutti i fronti possibili dello Ska col quale sono cresciuti, gli Statuto propongono, in posizione #5 (se stai pensando che di canzoni ne ho commentate solo 3 finora, preciso che c’è una brevissima Intro, orchestrale, indicata come traccia #1) un bello Ska/Soul dal titolo “Sperando Che", un po’ cattivo, un po’ solare, un po’ R&R, una delle migliori tracce dell’album.
Ska più rockettaro e chitarrona distorta d’accompagnamento caratterizzano invece la canzone dal titolo “Joe" dedicata in maniera intelligente a chi sfortunatamente si è fottuto con la “robba".
Il primo “stacco" dallo Ska Statuto lo propongono col Northern Soul “Voglio Te" che ha alle spalle un Signor arrangiamento di fiati ed archi positivamente molto Sixties.
Tornando allo Ska, “Come Me" ingenuamente ricorda l’incontro al liceo tra due Mods che si riconoscono reciprocamente appartenere alla stessa “gang", ricordo lontano ma vivido di identificazione tipicamente adolescenziale in un determinato look; non per cadere nel sociologico ma mi sia concesso dire che è bella, a quell’età, l’identificazione in un determinato gruppo ed è bello il sentimento di appartenenza e, di conseguenza, di sicurezza che da quell’identificazione scaturisce.
“Nemmeno Tu" è uno Ska/Pop con un grande accompagnamento dei fiati, sullo stesso tempo dei precedenti e di quello che segue, “Bella Come Sei". Entrambi godibilissimi per ricchezza di suoni.
Arrivando, poi, allo Ska dall’accompagnamento di fiati che ho gradito di più, ovvero “Paninaro", canzone “dedicata" alla moda che imperversò per tutto lo Stivale dal 1980 fino al 1990, e che è un bello Ska Two Tone piacevolmente cattivo, voglio aprire una necessaria parentesi.
Il sottoscritto, infatti, è stato - ahi!, ahi!, ahi! - proprio Paninaro (piuttosto diverso da quello cui si rivolge la canzone ed anche da quelli del libro aggettivati in maniera poco lusinghiera, ma pur sempre Paninaro sono stato! ) ed essendo stato quel periodo della mia vita uno tra i più divertenti e spensierati (ma anche estremamente educativo!), senza alcun rimpianto e con un pizzico di orgoglio, voglio ricordare ad Oskar che ha scritto il testo di “Paninaro", quello di “Come me" che pure ha scritto lui. Infatti, Oskar dimostra di non conoscere il fenomeno “paninaro" quanto conosce bene quello Mod ma, senza conoscerlo, in “Come Me" descrive efficacemente proprio quel “sentimento" che - guarda caso – legava non solo i Mods ma, anche, l’orda multicolore dei “Galli" del Bar Panino.
Chiusa la parentesi, ritornando alla grande su musica Ska e Two Tone, Statuto propongono “Vita da Ultrà", vita che viene definita vita da eroi su una ritmica che ascolto incorniciata dai soliti precisi e potenti fiati. Indulgendo allo Ska Pop “Barcellona" è tra le tracce più allegre di “Il Migliore Dei Mondi Possibili". Mentre la traccia più dura (ed unica altra traccia non Ska del CD) è senz’altro “Ribelli Senza Età", un Rock Soul potente con un gran lavoro di tastiera, e quella che chiude brillantemente questo CD degli Statuto (che effettivamente finisce solo dopo un’Autro analogo all’Intro).
Prodotto in maniera eccellente, il CD “Il Migliore Dei Mondi Possibili" è senza dubbio, a modesto parere di chi scrive, il miglior disco registrato dagli Statuto. Troooppo Giusto!

Sergio Rallo




 
 
 

Statuto - "Non Cambiare Mai"  
(Mini CD - Epic/SonyMusic - Italia, 1999)


Statuto "cover band", senza malignare sulla vena creativa del gruppo e, si dirà, con un velo di nostalgia.
Nostalgia, in primis per il Two Tone che fu e che, in italiano (come la "My Girl" dei Madness che, appunto, gli Statuto ripropongono come "Non Cambiare Mai" e che col testo originale di Michael Barson non ha nulla a che fare) non mi fa un’ottima impressione. E questo è per quanto riguarda la title track del singolo tratto dal nuovo cd degli Statuto che uscirà a settembre con l’opportuno titolo "Riskatto".
E nostalgia, anche, per la più mitica squadra del calcio italiano, quel Toro cui è dedicata "Grande", di certo una delle più belle, se non la più bella delle canzoni fin qui composte dai "Godfathers" dello Ska italiano.
Io, però, oltre a "bastone e carota" mi tolgo comunque il pork pie davanti a chi, come Statuto, ammette d’aver fatto un errore a deviare dallo Ska e si riskatta nel vero senso della parola.
Qui a SkabadiP siam proprio curiosi d’ascoltare il disco di cui "Grande" è veramente un buon anticipo.
W il Torino di Mazzola, per sempre W!

Sergio Rallo




 
 
 

Statuto - "Riskatto"  
(CD - Epic/SonyMusic - Italia, 1999)


Vado subito al sodo e comincio col dire che "Riskatto", l’ultimo sforzo creativo in ordine temporale degli Statuto, è un disco tutto di cover, alcune più riuscite di altre, eccettuata l’originale e bella "Grande", di cui trovi la recensione da qualche parte, qui, all’interno di SkabadiP.
Per gli aficionados di Ska (ma non solo) di lungo corso, si tratta di una raccolta di musiche ben note che, spesso, ben poco differiscono dai brani originali se non per i testi in italiano.
I testi non mi fanno impazzire, ma l’ho ascoltato solo tre volte e vi posso assicurare che caratteristica di questo disco è che sembra più bello più lo si ascolta: i testi assurgono a semplice linea melodica in aderenza agli originali. Sempre riguardo ai testi dico, anche, che alcuni sono meglio riusciti di altri come "Rita Smettila", il riadattamento di "Lip Up Fatty" dei Bad Manners.
Per la musica c’è da dire che Statuto suonano effettivamente come orologi riproducendo fedelmente un’atmosfera, quella Two Tone, che sembrava scomparsa e che ritorna, invece, con un sound molto più anni ’60.
Saccheggiati i "classici" di Madness ("One Step Beyond" è "Un Passo Avanti" già fatta in italiano dagli stessi Madness nel ‘/9; "Pensa Per Te" è, invece, "Baggy Trousers"; "Non Cambiare Mai" è "My Girl"per la quale rimando alla recensione dell’omonimo cd singolo; e, per finire coi Madness, "House Of Fun" è "Cuore Matto", il cui testo non mi fa impazzire) e Bad Manners ("Laura" è "Lorraine"; "6/8/45: Bombe Su Iroshima" è "Inner London Violence"; "Woolly Bully" si Intitola "Chi La Vuole").
Ci sono anche due efficaci (tra i migliori barani di "Riskatto") tributi a Specials (dei quali "Hey Little Rich Girl" è qui intitolata "Splendida Ragazza") ed ai - potevano mancare?- Selecter, con la canzone inno"On My Radio", questa volta semplicemente tradotta con "La Mia Radio" e cantata – ma guarda un po’ che bella sorpresa! – dalla mitica Rettore, il cui 7 pollici "Donatella" è stato il primo 45 giri che mi comprai nel lontano ’82! Il tempo non ha mutato in nulla la potente e multiforme voce della Rettore.
Devo essere riconoscente ad Oskar, Naska & C. d’aver fatto ricantare puro Ska alla Rettore.
14 è il numero di brani presenti in "Riskatto" di cui, oltre la citata "Grande", uno dei brani più azzeccati è "Bandiera Gialla", che, per il mondo dello Ska tradizionale è la "Pied Piper" cantata da Rita Marley, qui è la versione Ska del testo italiano.
Che dire? Ah, sì: "Riskatto " è un utile strumento per indicare la strada dello Ska a tanti ignari.

Sergio Rallo




 
 
 

Stiliti - "Nella Strada"  
(CD - Tube Records - Italia, 2001)


Bella prova di maturità musicale raggiunta dai piemontesi Stiliti, il loro ultimissimo CD “Nella Strada", è veramente un disco di “street ska". Per tematiche e ritmi.
Gli Stiliti sono, infatti, incredibilmente bilanciati tra “pop ska" alla Busters e ska-core alla Persiana ed innestano su ritmi - mai frenetici e decisamente “carichi" - orecchiabili melodie dai testi neo esistenziali.
“Nella Strada" comincia alla grande con “Quello che mi piace", un sostenuto ska moderno dal giro particolarmente felice e dal bridge molto rock, prosegue con la canzone che sgancia il nome al disco, un bello ska trasportato dai fiati con un testo cantato con passione dal notevolmente migliorato Paolo Morello. Anche “Nella strada" ha il suo bel passaggio di rock duro che fa la tendenza dei nostri giorni.
Al terzo posto, gli Stiliti giocano con le mie nostalgie facendomi restare in stato di inerzia e coi pensieri rivolti ad una delle più felici vacanze estive sul mare di Marsala quando la colonna sonora era “L’estate sta finendo" dei Righeira che, all’epoca, tornavano prepotentemente in classifica dopo la loro “Vamos a la playa"; già, perché gli Stiliti, non solo ne traggono una versione Ska particolarmente riuscita (anch’essa col suo bello stacco rock), ma anche “attraggono" allo ska il fuorissimo Johnson Righeira!! Fa piacere parecchio risentire la sua voce, soprattutto cantare ska.
Altra sorpresa è la divertente versione strumentale di “Venus", ancora a sottolineare come Stiliti vadano egregiamente d’accordo col pop e, essendo uno strumentale sottolinea come gli Stiliti siano un gruppo ska in cui tutto funziona egregiamente.
La conferma a quanto appena affermato viene da un’altra cover, ben riuscita, di un maestro della musica italiana come Battiato – e vai nuovamente di nostalgia per gli anni ’80 (lo speldido album “La Voce del Padrone" è del 1981) – “Centro di gravità permanente" in versione sempre ska/rock potrebbe far innervosire il fan del maestro siciliano, certo farà godere il fan dello ska!
Ben registrato, curato nell’aspetto grafico, ballabile, un po’ rock, un po’ tecnologico, ma saldamente ska, “Nella Strada" è veramente una buona prova di ska italico moderno che, giustamente, anela al grande pubblico.

Sergio Rallo




 
 
 

Stiliti - "Promo CD"  
(Promo CD - autoprodotto - Italia, 1998)


Questi gruppi Ska nostrani sono sempre più nella, diciamo così, direzione giusta.
Io che a certi "sound" sono molto avvezzo, trovo questi gruppo del Piemonte non propriamente una novità. Musicalmente, parlando di similitudini, Stiliti ricordano da vicino The Busters. I tre brani di questo promo ("Il Cassetto dei Sogni", "Io sono Vero", "Cosa Sarà di Me") registrato bene e piuttosto curato nei suoni, hanno comunque il pregio non solo di essere Ska al 100%, ma soprattutto di avere dei testi in Italiano senza cadere nelle solite banalità e rivendicazioni politiche di qualsivoglia etichetta, purtroppo così comuni. Il lavoro odierno degli Stiliti, mi fa ben sperare in un prossimo prodotto di questa Ska band, più maturo…si sente che hanno stoffa.

Sergio Rallo




 
 
 

Stiliti - "Videogames"  
(CD - Sana Records - Italia, 2004)


Tecnologici e pop, gli Stiliti sono una band decisamente in continua evoluzione e la new wave rock di oggidì la seguono e la interpretano proprio benino con gradevole stile ska che colpisce l’ascoltatore immediatamente con le prime due tracce intitolate "Nuvola" e "L’ultima tassa".
Stiliti si sforzano peraltro - e ci riescono - di essere sempre diversi in ogni traccia, dalle più rockettare "Nuovo Stato Mentale" e "Dimmi Che Cos’è" allo ska moderno di "Che Cosa Sei" e di "Tempo Determinato".
Bella "Stella Artificiale" sullo stile melodico di Morgan e "Video Game" che è la più rock e che terminano l’ascolto di "Videogames" profilando gli Stiliti come i Luna Pop dello ska. Il loro precedente album paragonato a "Videogames" sembra già passato remoto.
Non è certo il mio stile ma il lavoro è senz’altro buono e curato.

Sergio Rallo




 
 
 

The Stingers ATX - "All In A Day"  
(CD - Grover Records - Germania, 2003)


Che dire ancora dei texani Stingers che non ho già avuto modo di comunicare nelle recensioni che pure trovate nell’archivio alfabetico di SkabadiP?
Insomma potrei dire qualcosa di originale se la band mi deludesse ma una album come questo ottimo "All In a Day" che inizia con un bellissimo strumentale reggae intitolato "Pickup " e prosegue con un grande ska soave e rotolante intitolato "Let’s be In Love " che mi piace subito al primo ascolto, già si guadagna nuovamente il mio plauso incondizionato.
Sarà anche che le capacità dei fratelli Myers (Jonny, autore di tutti brani, chitarra e voce e Wayne, trombone e melodica) sono una garanzia di ascoltare buona musica.
Il rocksteady reggae che segue le prime due tracce, intitolato "The Power " ricorda da vicino lo stile degli Slacker ai quali, non solo e non soltanto per il lavoro di produzione dell’onnipresente Victor Rice, gli Stingers sono in qualche maniera stilisticamente affini.
Un altro ska, cantato in uno stile tra r&b e doo wop intitolato "In Disguise" fa coppia con lo swing/r&b che segue "Am Rut" e che, insieme alla seconda traccia, è tra le mi preferite di questo nuovo album della band di Austin.
Tra i rocksteady migliori e coinvolgenti annovero pure "Strangely So" e la bellissima "Dream About It" la cui saltellante tastiera mi fa veramente godere; tra gli ska non posso mancare di accennare a "Painting Portraits " solare e divertente e a "Come Home " anch’essa basata su cori da doo wop che precede l’ultima traccia dell’album da cui è tratto il titolo e che è veramente la traccia che in assoluto mi ha entusiasmato maggiormente.
Gli Stingers sono una formazione che spero di poter presto apprezzare dal vivo per ora mi accontento di ascoltare All in A Day che è certamente da avere.

Sergio Rallo




 
 
 

The Stingers ATX - "Rich Boy"  
(EP - Grover Records - Germania, 2002)


A giudicare da questo 45 (che rappresenta il loro debutto europeo) i texani Stingers ATX (che sta per Austin, Texas) sono da annoverare tra i gruppi cui senz’altro dedicare attenzione.
Già con un bell’album in curriculum, questo sestetto offre uno stile veramente originale le cui influenze maggiori sono da rintracciarsi nell’early reggae-rocksteady, nello ska e nel cha cha cha ma anche, per ciò che riguarda il cantato, nel soul e nel doo wop.
“Rich Boy" è un potente reggae-rocksteady con ritmica più che tradizionale ed ottimo cantato.
Sul lato “B", che va a 33 giri, gli Stingers ATX offrono come saggio della loro interpretazione dello ska una coinvolgente canzone dal titolo “Mikey" che “viaggia" tra tradizionale e drum&bass con un piglio punkeggiante che non stona affatto con “Just Ain’t Right" che conclude il gradito EP e che è uno ska-cha cha dal gradevole cantato e notevole solo di trombone. Sound caldo e pieno caratterizzano tutti e tre i brani.
Molto interessanti.

Sergio Rallo




 
 
 

The Stingers ATX - "This Good Thing"  
(CD - Grover Records - Germania, 2002)


Tra i migliori debutti dell’anno appena terminato ci sono senza dubbio i texani Stingers di cui mi ero occupato recensendo il loro 45 “Rich Boy" sempre per la Grover.
Lo stile è un notevole ska/soul melodiosissimo e affatto complicato. Linee semplici e ottimo feeling tra i componenti della band mi fanno pensare al primo rapido ascolto a dischi di debutto tipo quelli degli Scofflaws o degli Allstonians.
Molto bella la traccia di apertura “Get Away" che è un Signor ska, ripetitivo ed incisivo come piacciono a me. Ma la formazione, come avevo avuto modo di scrivere per il singolo, è fautrice anche di piacevoli rocksteady e reggae tipo “This Good Thing" ed il bell’early reggae “Your Patient Ways", lo strumentale “Wonderful World" e la bella “The Story".
Il meglio, comunque, per me gli Stingers lo concedono con i brillanti ska “She’s My Only 16", “Artificial Tears", “Telephone Breakdown" e “Being Deceived" dove si sentono palesemente influssi di formazioni come gli Slackers anche se devo precisare che a farli assomigliare al gruppo di New York può essere anche il lavoro del sempre bravissimo Victor Rice, anche questa volta, impeccabile produttore ed ingegnere del suono.
Ghost track in cui l’uomo appena citato si è divertito in alchimie sonore dopo l’ultima traccia. Bel lavoro, senza dubbio.

Sergio Rallo




 
 
 

Stranger "StranJah" Cole - "Bangarang - The Best of 1962-1972"  
(CD - Trojan/Sanctuary Records - Inghilterra, 2003)


Che, bello, sto andando letteralmente in sollucchero: la Trojan sta pubblicando una dietro l’altra antologie di oldies veramente belle ed interessanti (oltre che voluminose), come questo doppio cd intitolato "Bangarang the Besto Of Stranger Cole " che, come si legge in copertina, raccoglie decisamente il meglio del bravo cantante dall’esordio discografico (1962) fino all’affermarsi del reggae (1972) per un totale di 54 canzoni!
La statura di Stranger Cole nell’ambito del genere Ska è data dall’ampia fama di canzoni come "Rough and Tough " che fu proprio il disco di esordio del Nostro nel lontano 1962 - anno in cui, come noto, lo ska shuffle si emancipò definitivamente dal r&b del Delta del Mississippi divenendo un genere a sé – e che ancora oggi è uno dei più coverati dalle moderne ska bands di tutto il globo. Quanto a fama "Rough and Tough " è a breve distanza da "Run Joe " che è del 1965, una delle più divertenti e rotolanti canzoni ska di tutti i tempi in cui Ska, Mento e Spiritual si fondono alla perfezione.
Sempre tra le più famose hits del periodo ska di Mr. Cole - e tutte presenti su "Bangarang " - ci sono i duetti con Patsy Todd "When You Call My Name ", la famosa ballata soul "Yeah Yeah Baby " e l’altro ska "We Two happy People ". Altro duetto che non poteva mancare è quello con Ken Boothe (che coppia!) "Uno Dos Tres".
Ascolto per la prima volta anche un buon numero di tracce alcune delle quali presenti per la prima volta in cd tra cui segnalo la bellissima "Come Back " e "Tom, Dick and Harry " sempre in duo con Patsy e la calypsonian "Koo Koo Doo " assieme al duo Owen e Leon Silveras. I ritmi ben riconoscibili, inoltre, sono quasi sicuramente quelli della Baba Brooks Band a rendere queste ultime tracce ancora più avvincenti.
Nel periodo del Rocksteady alcune delle migliori canzoni sono senz’altro accreditate ai Conquerors di cui Stranger, ovviamente, era il lead e li si possono ascoltare nella famosa "Drop the Ratchet " e in "Oh Yeah " Marie ". Splendidi gli early reggae sempre in duetto con Patsy di cui il più famoso è senz’altro "Tell It To Me " ed allo stesso livello di bellezza e non di fama perché mai ascoltato prima pongo "Your Photograph ". Questo per quanto riguarda il primo cd.
Il secondo raccoglie in gran parte canzoni che non conoscevo, alcune su ritmi strabilianti come la sfortunatamente brevissima "We Two " e alcune delle numerose accreditate anche al partner di lungo corso di Stranger il pianista-tastierista-cantante Gladstone "Gladdy " Anderson (nipote del famosissimo pianista Aubrey Adams) ovvero "Just Like A River ", "Seeing Is Knowing ", "Now I Know ", "Pretty Cottage ", "Make Good " e "Run Up Your Mouth ", quest’ultima prodotta da Lee Perry.
Del secondo set di canzoni la più famosa è quella che dà il titolo al disco, il semistrumentale "Bangarang " traccia scritta ed arrangiata da Lester Sterling, all’epoca, smesso il ruolo di trombettista nei Dragonaires, in quota tra i "session musicians " dello studio di Edward "Bunny " "Striker " Lee nuovamente come sax alto.
Un’antologia come questa non può certo mancare nella collezione dell’appassionato anche di chi ama i 45 giri anche perché avete presente quanto tempo si impiega a mettere su, ascoltare, girare, ascoltare e cambiare, ventisette singoli?!

Sergio Rallo




 
 
 

Stubborn All-Stars - "At Version City"  
(CD - Grover Records - Germania, 1999)


Chi non conosce gli Stubborn All-Stars alzi la mano. Vediamo….siete in pochi. Meglio così. Tanto per rinfrescarci la memoria tutti quanti, diciamo che gli Stubborn sono l’equivalente Ska di una nazionale di calcio. Una nazionale tutta New Yorchese per essere precisi. Capitano e regista il poliedrico King Django, già noto come voce degli Skinnerbox, Agent Jay (Agent 99) alla chitarra, Vic Ruggiero (Slackers) alle tastiere e peccato non canti mai, Sledge (Toasters) tromba (lo spero per lui), Victor Rice (New York Ska-Jazz, Scofflaws) basso, tanto per citarne alcuni.
Numerosi anche gli ospiti, tra i quali spicca il nostro amico e peso massimo Dr. Ring Ding col suo trombone. Il disco è bello e come da ogni disco degli Stubborn ti aspetti sempre qualcosa di particolare. Il filo conduttore è decisamente Rocksteady. Rocksteady con una spruzzata di mille ingredienti diversi: Jazz, Rub-a-Dub, Reggae, Rhythm and Blues e chi più ne ha più ne metta. Tanto per gradire, King Django canta pure in tedesco, francese e spagnolo. Splendido l’inizio con ritmi avvolgenti a partire da “From Time To Time", per proseguire con la strumentale “Buccaneer Bay" e la malinconica “Wash Away Evil".
Il ritmo tende a calmarsi abbastanza presto nel disco fino ad assumere sonorità decisamente soft, pure troppo, nella maggior parte dei brani. La scelta artistica è evidente. Ai riffs coinvolgenti e trascinanti si preferisce far posto alla classe dei vari musicisti. A questo proposito davvero notevole l’impronta lasciata da Vic Ruggiero con la sua Korg.
Da segnalare “Rukumbine" e “Saturday Night" che da soli valgono l’album, anche se mi rendo conto che la mia opinione vale meno di zero. E sempre a questo proposito, segnalo una lieve caduta negli ultimi tre brani. Eccessivamente Reggae-Dub. Pesanti. Nel complesso carino. Avendo 5 stellette a disposizione, gliene darei 3 e mezza.

Antonio Crovetti




 
 
 

Superspy - "Slick"  
(Mini CD - 808 Records - Svizzera, 2004)


Ancora Svizzera, ancora ed ancora ritmi spediti ma, questa volta, si tratta di un chiaro e pulito ska-core melodico che non dispiacerà certo a chi ha seguito le vicende di gruppi come i No Doubt o gli scomparsi Dance Hall Crashers e a chi, più in generale, segue quelle del punk melodico.
Basso, batteria e chitarra, due sax (tenore e baritono), una tromba ed una notevole cantante di nome Nic sono gli elementi di un EP di 5 tracce tutte orecchiabili.
"One More Beer" e "Driving Me Home " sono le più hc, mentre "Ska Devils " in cui la cantante ci dà dentro parecchio e "Tribute To James Last " sono il primo uno ska veloce con ritornello hc e l’altro uno ska moderno tranquillo e cantato coralmente. La mia preferita è "Game Show Milionaire " un buono ska rock veloce anch’esso cantato in coro.
Per chi si ritrova nelle prime righe di questa recensione.

Sergio Rallo




 
 
 

Symarip - "Skinhead Moonstomp, The Best of Symarip"  
(CD - Trojan Records - Inghilterra, 2004)


Questo è da avere. Soprattutto per i rudi malati di quelli che gli inglesi chiamano "chunky rhythms" ovvero ritmi spezzettati. Ma anche gli appassionati di r&b e soul original saranno soddisfatti (o meravigliati) dalle varianti offerte dai Symarip dei suddetti generi.
Pochi altri gruppi hanno saputo variare le ritmiche dell’early reggae e personalizzare le strutture dei pezzi come hanno fatto Roy Ellis (cantante), Monty Neysmith (tastierista), Joshua Roberts (chitarra) Frank Pitta (batteria) e Michael Thomas (basso).
Andando al sodo, per aiutare gli eventuali dubbiosi sull’acquisto, dico subito che questo abbondante cd (25 tracce) contiene 7 tracce tratte dall’originale album del 1969 "Skinhead Moonstomp" (che ne conteneva 12) riedito nel 1980 con pedissequa entrata in classifica sulla scia del "two tone movement" e sono la potente title track, la fantastica "Skinhead girl", la bella "Must Catch a train", lo ska "Phoenix City", "Skinhead Jamboree", "Stay With Me" e "Fung Shu". Riascoltarle fa sempre bene, dovrebbero prescriverle come terapia antidepressiva!
Le altre tracce variano abbastanza a seconda che siano accreditate a Seven Letters (sono quattro: l’eccitante reggae "Flour Dumpling", il reggae strumentale "The Fit", il soul reggae "there Goes My Heart" e la semi cover "Bam Bam Baj" che inizia come la famosa canzone dei Maytals ma riproduce melodicamente uno standard calypso piuttosto famoso) o ai Pyramids (sono 11 e tra queste ci sono potenti strumentali sullo stile di Freddie Notes & the Rudies tipo "Geronimo" che si ispirano palesemente ai lavori giamaicani degli Upsetters o "Stingo" che sulla stessa linea di basso che Jackie Jackson creò per "54 46" dei Maytals si sviluppa in un lungo riff di piano o, ancora, come la fantascientifica "Telstar" in cui è la tastiera a farla da padroni).
Oltre alla citata "Flour Dumpilng" anche la divertentissima "Mosquito Bite" oltre ad essere uno ska è una delle tracce che meritano l’acquisto del cd in discorso insieme all’incredibile "La Bella Jig", primo ed unico esempio di celtic reggae nella storia del genere.
A concludere un cd dall’indubbio fascino storico documentaristico c’è il discreto ska datato 2003 ed intitolato "Back From The Moon" che segna il ritorno al genere di parte della band dopo anni di afro rock. Bentornati Symarip!

Sergio Rallo





 
 



Per informazioni, richieste, commenti o suggerimenti: info@skabadip.it

Nessuna parte di questo sito web, inclusi testi, suoni o immagini, può essere diffusa o riprodotta in alcun modo,
o attraverso alcun mezzo, senza la preventiva espressa autorizzazione scritta di Skabadip.

Sito ottimizzato per una visione 1024 x 768 con Mozilla Firefox.
© 2006 Skabadip. Tutti i diritti riservati.