Skabadip is back

 
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The Peacocks - "Come With Us"  
(CD - Tudor Rock - Svizzera, 1995)


Questo trio svizzero dal nome che, tradotto nella lingua di Dante, significa i Pavoni, è molto meno "stronzo" di quanto tale nome faccia pensare. Anzi, i Peacocks non sono affatto male, ed io, che ho una cultura di Rockabilly limitata a due canzoni d’annata e conosco quasi solo di nome formazioni storiche come Meteors e Straycats, rimango affascinato dalla capacità di questo – si ripete – trio di trarre fuori buona musica solo con 1 chitarra, 1 contrabbasso e batteria (e talvolta una tastiera).
Ma se non ho la conoscenza necessaria del genere per commentare con competenza i brani più tecnicamente RockPunkPsychobilly (che sono tutti molto orecchiabili, e alcuni come "Waiting" sono proprio trascinanti), ho la competenza per giudicare i brani più influenzati dalla musica che ci riguarda. "In Any Café" , "Living In Town" (Reggae), "Our More Chance" e "Look Away" sono in linea con quanto sopra detto e cioè sono buona musica, con un sound molto particolare visto che all’influenza della musica Rockabilly si uniscono quelle di Clash, Specials, Madness. Non male, particolari i Peacocks di questo "Come With Us" che sono contento vada ad ampliare la mia collezione.
Consigliato al Teddy Boy che dentro di voi manda a cagare [sic] tutti quanti.

Sergio Rallo




 
 
 

The Peacocks - "It’s Time For"  
(CD - 808 Records - Svizzera, 2004)


"It’s Time For The Peacocks" è il quarto album dell’agguerrito terzetto svizzero nato come unico rappresentante a me conosciuto di psycho-ska-billy (i Monroes tedeschi erano ska/billy [!]) e rigeneratasi in una rock-a-punk-billy (!) band.
I Peacocks, infatti, non ci offrono neppure una traccia skanchettosa come erano soliti fare ai sempre movimentati concerti una decina di anni fa ma si impegnano in uno sfrenato rock’n’roll con una buona dose di punk e di sound rock-a-billy che travolgerà, durante lo scorrere delle 13 tracce del disco, gli appassionati del genere e, ovviamente, chi sa chi sono i Meteors o gli Stray Cats.
"It’s Time For The Peacocks" è, insomma, un disco duro, dai ritmi frenetici e, tra questi, tracce che risultano immediatamente "catchy", per dirla all’inglese, sono "Too Good", la divertente "Older Than Punk", "I Can Do A Lot For My Size" e "I Wanna Be A Cop Too".
Chitarra, batteria essenziale e contrabbasso danno il ritmo a testi seri, ironici ed arrabbiati e cantati con forza da Hasu Langhart che da più di un decennio conduce con passione i suoi Peacocks.
Potrebbe sicuramente piacere oltre che agli amanti dello psychobilly pure agli appassionati di ska-punk o ska-core anche se il tentativo dei Peacocks di pescare pubblico in tutt’altro ambito è palese.

Sergio Rallo




 
 
 

Persiana Jones - "Brivido Caldo"  
(CD - UAZ Records/Moon Ska - Italia, 1997)


Da Rivarolo Canavese, in provincia di Torino l’irrefrenabile quasi isterico ritmo dei Persiana Jones, ha fatto proseliti, in quasi un decennio, in tutto lo stivale. Da un originario Ska veloce demenziale anche nel nome della band che all’epoca era per esteso "Persiana Jones e le tapparelle maledette", in questo periodo Silvio alla voce e Beppe al basso sono passati ad uno stile molto più aggressivo con abbondanza di distorsioni e ritmi a 180 BPM.
In questo, precursori almeno in Italia, di una moda molto seguita all’estero. Sarà anche la voce particolare di Silvio a far la sua parte, ma non v’è dubbio che nel panorama dello Ska più tirato, i Persiana hanno creato uno stile personalissimo e immediatamente riconoscibile.
"Live" fanno P-A-U-R-A: sono una vera e propria esplosione di energia, ed anche per questo sono seguiti da tantissimi giovani. Brivido Caldo porta l’etichetta della UAZ Record che è la casa con cui i Persiana si autoproducono, ma anche quella della Moon Ska, conseguenza di accordi "distributivi" con Robert Hingley dei Toasters. Quattordici canzoni dai testi ottimistici e positivi e dalla musica potente che ispira balli sfrenati. Divertimento Divertimento Divertimento!

Sergio Rallo




 
 
 

Persiana Jones - "Live a El Paso"  
(CD - autoprodotto - Italia, 1999)


12 tracce live, esclusivamente su vinile, in tiratura che diventerà limitata perché le produzioni del "covo" Anarchico di Torino, là in Via Passo Buole n.° 43, diventano sempre vere rarità.
Per Persiana, quasi un atto introduttivo del loro nuovo album, ripescando, anche, nei vecchi" successi di quando Persiana Jones era più noto come P.J. e Le Tapparelle Maledette. Il genere è quello, unico, dei Persiana, ché di epigoni ne hanno veramente parecchi.
Registrato il 9 maggio dell’anno scorso, senza alcun compenso per Silvio, Beppe & C., questo disco è Ska-core targato Persiana che trasuda tutta l’energia che, da sempre, contraddistingue la band piemontese.
Un vero tripudio di ritmi devastanti, tesi come Masakela, Un’Altra Vita e Sempre di Più; Monotona, Tremarella e Preziosa, restano le mie preferite; sull’esecuzione, al solito, nulla da dire.
Ed ancora non vi siete ascoltati Puerto Hurraco, il nuovo cd in studio!

Sergio Rallo




 
 
 

Persiana Jones - "Puerto Hurraco"  
(CD - Uaz Records - Italia, 1999)


Nuova esplosiva raccolta di ben 14 brani per i prolifici Persiana.
Le novità, se vogliamo, consistono in un orecchio maggiormente votato alla influenza Ska, piuttosto che al tipico sound dei Persiana dell’ultimo album (Brivido Caldo); il suono del disco è ottimo, i livelli ed il tipo di suoni usati denotano un lavoro di fino anche dietro i mixer che si riscontra in una pienezza e potenza degli strumenti perfettamente calibrata.
Brani da segnalare: l’esagitata versione rinnovata del vecchio leone di battagla dei Persiana "Tremarella"; il delizioso duetto con Vic Ruggero degli Slackers dal titolo "15"; "Diverso da Me" che conferma la sottile "devianza" verso lo Ska di Puerto Herraco del quale il brano che gli dà il titolo (appunto Puerto Herraco alla traccia n.° 10) è quello in cui tutte insieme si profondono le schitatrrate da rock durissimo; ed infine, merita un cenno il brano preferito di tutto il cd: "Come Vuoi", un saltellantissimo, potente, swing ska che pone in diversa luce la band piemontese.
Molto raccomandato per il moto e la conseguente attività aerobica che si compie, quasi senza accorgersene, dall’inizio del primo brano.

Sergio Rallo




 
 
 

The Pietasters - "Awesome Mix Tape #6"  
(CD - Epitaph/Hellcat - US, 1999)


Gruppo strano quello dei Pietasters, giunti al loro quinto CD. Li incontrassi per strada credo che cambierei marciapiede, visti gli sguardi poco raccomandabili dei ragazzotti in questione. Ascoltando i loro dischi invece mi vien voglia di prendere un aereo e godermeli dal vivo, dove mi si racconta diano luogo a concerti al limite di una Sodoma e Gomorra in levare. In questo senso consiglio il loro splendido live “strapped" su Moon Records.
La stranezza della band sta nella difficoltà, per chi recensisce, nell’etichettare i loro dischi: intendiamoci, l’impronta è nettamente ska, forse un po’ grezzo, ma sempre ska. Sono le divagazioni e le intrusioni verso altri mondi che a volte lasciano un pochino perplessi. Difficile classificarli nello ska-core o simili; poi ti rendi conto che questa smania di classificare tutto e tutti non ha alcun senso, e allora apprezzi i Pietasters semplicemente come band dalle mille risorse e dalle notevoli qualità.
Anche Awesome Mix Tape #6 contiene due caratteristiche comuni a tutti gli album della band: errori sistematici nella numerazione delle tracce e copertine bruttissime. Il contenuto del disco è inversamente proporzionale a quanto appena detto e anche i più ignobili strafalcioni possono essere perdonati. Quattordici brani, molto variegati, come il gelato all’amarena (questa è bruttissima lo so. Scusa Ale). Come detto, l’impronta è decisamente ska. Almeno nel 60% del disco.
E questo non vuol dire nulla, mi rendo conto, quindi entriamo più nello specifico e partiamo da quel 40% di non-skankeggiante. Si tratta di pezzi come “What I Do", “Yesterday’s Over", “Somebody", in puro stile punk-rock, quando non addirittura Hardcore, o di un dub (“Dub-fi") di una noia mortale, o ancora di una funkeggiante e piacevole “Can’t stand it". Personalmente, dopo tanti anni di militanza, mi capita ancora di apprezzare del sano punk-rock, quindi una fetta di quel 30% non mi infastidisce affatto, ma la mia opinione non credo che conti molto.
La parte del disco etichettabile come ska, comprende di tutto un po’. Un buon rocksteady come “crying over you", del gagliardo ska-quasi-core in “Everyday With You", e del 100% ska di quello che piace a grandi e piccini, allegro e spensierato, fischiettabile e ballabile come nei tre pezzi preferiti del disco: “Chain Reaction", “Spiderview" e “Take Some Time". Notevole anche “Crawl Back Home" con tastiere e sezione fiati piacevolmente in levare e a ricordarci da che parte sorge il sole (mah!).
Testi nel più classico ed inconfondibile stile dei Pietasters, tra cui la rima del passato millennio: “I know, I play the wrong role, she said, you’re in the wrong hole".
In sintesi, buon disco ma forse non adatto ai puristi del genere ska. Allargare i propri orizzonti, in ogni caso, non fa mai male.

Antonio Crovetti




 
 
 

The Pietasters - "Turbo"  
(CD - Fueled By Ramen Records - US, 2002)


E rieccoli!!! Dopo mille vicissitudini, compresa la scomparsa del loro bassista storico Todd Eckhardt lo scorso anno, i Pietasters tornano con un nuovo album. Bellissimo!! Bello fin dal primo ascolto: fresco, pulito, coinvolgente, originale, melodico. Mi aspettavo che nella evoulzione che li sta portando verso un sound diverso dalle origini, i Pietasters avrebbero sfornato qualcosa di originale, un po’ come per gli ultimi due dischi del resto.
Così bello però non me lo aspettavo proprio. Non si illudano però i puristi dello ska. Qui il levare non manca, anzi, però non è certo il filo conduttore di questo album. E ad ogni buon conto, quello che di ska è presente tra le 13 tracce è di ottima fattura. La base infatti è quella di un sound molto stile motown, northern soul, attorno alla quale si spazia a 360 gradi pescando dal reggae al jazz, dallo ska al pop fino al funky.
Il mix è ottimo. Non ci sono due canzoni simili e l’album risulta ascoltabile più volte senza che la noia abbia il sopravvento. La voce di Steve Jackson è come sempre grezza, ma incisiva, i fiati sono tutt’altro che comprimari e tutto il prodotto risulta molto pulito, con nulla lasciato al caso.
Si inizia con un classico attacco alla Pietasters, con i primi due pezzi a metterti sulla strada di quello che stai per assaporare. E quindi, fiati belli pieni batteria cattiva e voce bella gutturale. Poi arriva “Drunken Master", un reggae un po’ alla Hepcat con intrusioni Ragga, poi ancora northern soul di quello fresco, con melodie orecchiabili, divertenti. E’ il caso di “Rachel", di “Every Afternoon", “Nothing Good To Eat" (scritta da Vic Ruggiero), “Got To Stay".
E’ bello vedere che una band cambia nel tempo. Che non rimane sempre uguale a se stessa sfornando fotocopie dello stesso disco nel corso del tempo. Ancor più bello è vedere come dopo anni e anni, c’è sempre un ritorno alle origini e alla musica da cui si è partiti. I Pietasters lo fanno con alcuni brani ska rocksteady e reggae splendidi come “Mellow Mood" (vagamente Bob Marleyana), la skankeggiantissima strumentale “Step Right Up", “Trust Yourself" e all’ultima, emozionante “How We Were Before", cover degli Zombies.
Un ultima nota, poco importante, riguarda il cambio di etichetta discografica. Dalla Epitaph si passa alla, per me sconosciuta, Fueled By Ramen Records. Se tutto ciò abbia importanza è del tutto irrilevante, anche se forse renderà il disco più difficile da trovare. Un vero peccato.

Antonio Crovetti




 
 
 

Planet Smashers - "No Self Control"  
(CD - Leech Records - Svizzera, 2001)


I Planet Smasher sono una formazione canadese che conosco dalla metà degli anni ’90 per il loro potente Ska Pop dall’impostazione molto punk rock.
Potenti giri di fiati usati alla maniera dei cari vecchi Mr. Review sono tra le caratteristiche di questo gruppo, su basi che spaziano dallo Ska Punk “ordinato" di “Evaluation Day" allo Ska Reggae Rock i “Wish I Were American" al Punk Ska di “Blind".
Ogni tanto mi ricordano i Bim Skala Bim, alle volte, come in “Stupid Present" e “Struggle", colgo reminiscenze dei Parka Kings, forse perché sono tra le meno rockettare di No Self Control. Incredibile, poi, “It’s Over" che, sulla stessa linea “morbida" di quelle appena citate è un brano che per canto e atmosfera generale ricorda da vicino gli inglesi Reluctant Stereotypes d’epoca Two Tone.
Se non erro No Self Control è addirittura il 3° Cd dei Planet Smashers e, conseguentemente il loro è un sound formato, maturo e, per ulteriore conseguenza, nel CD ascolto sia “Hey Hey" “Goin’ Out" “Record Collector" che sono molto influenzate dall’anima rock dei P.S. ma anche un lineare Ska tipo Two Tone come “She’s Late" e dei “pestoni pestati" come “Rambler" che, fortunatamente, è la traccia più breve del disco. La più veloce, martellante canzone, anch’essa con fiati a tutto spiano e pesante fine pestatissima, è l’ultima di No Self Control ed anche l’unica di cui non riesco a leggere il titolo!
La prima traccia è quella che m’è restata nel cuore e si intitola “Fabricated".
Potenti e di tendenza, i Planet Smashers possono attrarre accoliti e fan nell’ambiente già frequentato da Mighty e compagnia HC cantando.

Sergio Rallo




 
 
 

Potshot - "Rock’n’Roll"  
(CD - Asian Man Records - 1999)


I ventitre minuti di durata totale di questo cd contenente tredici pezzi la dicono lunga sul genere di questa band di sei elementi proveniente dal Giappone, una buona definizione potrebbe essere Melo-Ska-Core, una miscela in cui lo ska viene suonato alla velocità dell’hard-core e cantato con tanti coretti fatti di "aahh" e "oohhh".
Potrei stare qui ad elencarvi le canzoni una per una come sono solito fare ma la media del minuto e mezzo a pezzo non mi permette di notare qualcosa di originale su questo fronte, forse dilatando di un altro minuto le canzoni qualcosa di innovativo sarebbe venuto in mente a qualche componente dei Potshot.
I canoni del Punk-Ska sono pienamente rispettati; le chitarre si alternano in velocissime cavalcate per poi rallentare sino ad arrivare al ritmo in levare, la batteria si mantiene per la maggior parte oltre il limite di velocità consentito dal codice stradale con saltuari rallentamenti nel cambio di ritmo (avrà incontrato una pattuglia della stradale???), i fiati fraseggiano qua e la oppure tengono anche loro il tiro indiavolato degli altri strumenti e la voce si inserisce in questo contesto con gli "oohhh" e "aahhh" di cui vi ho parlato prima forse perché è difficile inserire una parola in tutto questo marasma. Lavoro abbastanza minimalista per quanto riguarda la lunghezza delle canzoni o l’originalità ma che si difende molto bene sotto l’aspetto tecnico sia per esecuzione che per registrazione.
Adatto per una ginnastica decisamente anaerobica, per pogatori scatenati o per chi, come il popolo del Sol Levante ha sempre fretta. Provate a ballarvelo tutto e poi mi direte. Dimenticavo, il tredicesimo pezzo non presente nella lista sul retro è un unplugged chitarra, voce e coretto che ricorda vagamente i Beach Boys (se vi può interessare).

Massimo Boraso





 
 



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