Skabadip is back

 
#-A-B-C-D-E-F-G-H-I-J-K-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-W-X-Y-Z-COMPILATIONS

 
 

Radici nel Cemento - "Guns of Brixton"  
(CD - Gridalo Forte Records - Italia, 1998)


CD "triplo singolo" in cui i R.N.C. "rispolverano", con ottimi risultati, la mitica "Guns of Brixton" (se non sai di chi è vattene immediatamente dal sito!) [e cercatela in www.allmusic.com] facendola cantare al "Godfather" Laurel Aitken (li avete visti accompagnati live, la scorsa stagione [1998] dall'ex voce e chitarra dei Kortatu, il gruppo Punk-ska basco più militante di tutta la Spagna, Fermin Muguruza).
I fan di entrambi (che sono abbastanza) sono avvisati. Ascoltando la "version" di quest'ultimo (all'interno ci sono i testi in inglese, italiano e basco) si capisce il detto che dice che Dio, per punire il diavolo, lo costringe a studiare il basco!
Quanto al brano "La Vita è 'na Guera" in cui il gruppo romano è presente sia in musica sia in voce, non entusiasma...date le capacità di questa band, ci si aspettava qualcosa di più coinvolgente! Militante.

Sergio Rallo




 
 
 

Radici nel Cemento - "Occhio!"  
(CD - V2 Records - Italia, 2004)


Il nuovo album della migliore formazione reggae del Lazio (e, a parere i scrive, tra le migliori dell’Italia del sud), intitolato "Occhio!" merita veramente, scusate lo scontato gioco di parole, un occhio di riguardo.
Non solo per l’aspetto prettamente "tecnico" che me lo ha fatto ritenere già al primo ascolto un prodotto "con le palle", curatissimo nei suoni (di cui si sono occupati in fase di registrazione Bruno Avramo e Leonardo Bono i quali hanno anche lavorato di mix su 6 brani di 14 che ne contiene il cd lasciando gli altri 8 al sempre apprezzatissimo Madaski) e nell’aspetto, oltre che nei contenuti.
Radici Nel Cemento ci tengono - e ci riescono perfettamente - a caratterizzare ogni traccia con ritmi sempre diversificati, melodie mai monotone ed originali, strizzando l’occhio (!) al folklore capitolino ed utilizzando al meglio tutti gli stilemi del genere: reggae, ragga, rocksteady, dub, ska perfettamente puntellati da cori e sezione fiati ineccepibili.
Influenzati (tra le altre cose) dal reggae della prima metà degli anni ’70, Radici Nel Cemento offrono all’ascolto del loro disco come prima traccia la gioiosa "Ansai come ce piace" (riproposta pure in una super version jazz dub ragga con Roy Paci in tromba e voce come traccia n. 11) che ha una struttura felicemente funky.
Ma divertenti, ascoltabilissime sono tutte le tracce di "Occhio!" tra le quali oltre a quella appena citata brillano senz’altro il reggae "Er traffico de Roma", l’ottimo ska "La riva del mar", il soave ed entusiasmante rocksteady "Dalla terra" di cui ho particolarmente apprezzato l’inizio di flauto traverso, la veloce ed elegante "La mia radio" (tra le più belle) la cui conclusione strumentale (con la tromba di Paci che ha arrangiato la sezione fiati in tutto il disco), con fiati in levare, dub e con citazione mi è piaciuta, da 1 a 10, 11.
Non affatto male anche l’altro ska di Occhio!, intitolato "Centocinquantasette" e la traccia "tecnologica" (almeno rispetto al complessivo andazzo del cd), che ammicca al pop italico degli ultimi anni, e che pone fine all’ascolto del cd, intitolata "E’ la mia vita".
Belli i testi e le voci degli ottimi Adriano Bono e "Rastablanco".
Occhio! è un gran bel disco che conferma lo spessore artistico raggiunto dai Radice Nel Cemento in oltre un decennio di attività dedicata al ritmo che, almeno qui a SkabadiP, sapemo bene quanto ce piace!

Sergio Rallo




 
 
 

Radio Active - "Skarussel"  
(CD - Leech Records - Svizzera, 1998)


Sarà una mia impressione, ma le funzioni dello stereo - in cui sto ascoltando quello che risulta essere l'album di debutto di questa formazione svizzera - mi dicono che per l'ascolto ottimale di "Skarussell" è meglio regolare l'equalizzatore su "rock".
Tutto l'impianto del disco (ci mancherebbe altro, con quel titolo...) ruota su ritmi Ska/Reggae ma appunto con una spiccata tendenza al Rock con certe venature Funk e molto "folklore" dato dall'armonica che nel "combo" sostituisce la tastiera.
Radio Active sono un tipico gruppo Ska influenzato ancora dal Two Tone tipo: "All Through the Night", un lento e malinconico Reggae-pop, ricorda i Reluctant Stereotypes anche se Radio Active, magari, non sanno chi siano) e, prevalentemente, dallo Ska mittel-europeo ( "the Game" traccia n.2 ricorda certe cose di gruppi tedeschi ma anche dei compatrioti the Ventilators).
Oltre la prima traccia "Routekiller", il primo brano che incontro e che mi piace senza riserve è - incredibilmente, perchè è cantato in francese che ho sempre trovato, chissà perchè, poco adatto per 'sta musica - "L'Etat Sauvage" che ricorda anch'esso qualcosa di gruppi della fine '80 ma che scorre veramente bene; a seguire, la tranquillissima "Funny Day" anch'essa tra le più "catchy" del disco di cui non apprezzo certi ritmi da marcetta militare come in "Arc En Ciel"; mentre incontro un motivo veramente familiare e, quindi, non brillante per originalità, per il cantato di un'altra delle più ballabili creazioni dei Radio Active, e cioé "Why Did July", con la fisarmonica a dare quell'atmosfera da osteria della Borgogna cara ai fan dei Negresses Vertes; mi annoiano, invece, i Funky/soul/reggae anche se sono suonati bene come "My Dream" e, come poc'anzi scritto, non apprezzo lo Ska in francese come la penultima traccia "Ma Belle Brigitte" ed i "giri" d'accordi triti e ritriti come in "Criminal Skango", 15° ed ultimo pezzo, di un disco che m'ha lasciato tiepido.
Per chi è tiepido di sua natura ed ama le osterie della Borgogna.

Sergio Rallo




 
 
 

Radio Babylon - "Buska"  
(CD - Arte Nomade - Italia, 2002)


Anche a Macerata pulsa lo ska che è quello casereccio dei Radio Babylon che fin dal 1997 se la skancheggiano in quella provincia.
Quello dei Radio Babylon è un pulito ska moderno dal piglio rock che scorre bene per tutte le 11 tracce di Buska, loro primo album.
Le varie sfaccettature della formazione sono ben riassunte dal grintoso ska “Se, Ma…Forse" e da “Buska" che inizia come reggae strumentale per trasformarsi in un veloce ska in cui la chitarra solista la fa da padrone sorretta da incisivi giri di fiati che ricordano molto da vicino lo ska two tone degli anni ’80, come fanno anche le omologhe “Skomodo" e “Senza Ali Senza Volto".
Un’anima maggiormente folkloristica i Radio Babylon la rivelano poi con “Guadalajara" e con lo ska lento “Il Regno" che ricorda certe melodie di Vecchioni.
Altro reggae i Radio Babylon lo propongono con “Ballata di Una Fuga" mentre lo ska/reggae dal titolo scalfariano “Non ci sto" precede il reggae roots non particolarmente fantasioso intitolato “Tiki Bambù" che conclude l’ascolto di BUSKA.
Testi impegnati ne fanno un album “militante" che oltre l’intento di far ballare rivela anche quello di far pensare.
Consigliato ai frequentatori – pensanti – di centri sociali e collettivi no global.

Sergio Rallo




 
 
 

Ramiccia - "Balli?"  
(CD - Gridalo Forte Records - Italia, 1999)


Da Viterbo, i Ramiccia pare esistano da più tempo di quanto la loro assente notorietà dalle parti nostre faccia supporre.
Offrono 11 brani di Ska non particolarmente "fine" ma neppure rozzo come certi gruppi rientranti più nell’area "Punk" fanno quando suonano la LORO interpretazione del Ritmo.
Anzi, c’è una ricerca di melodie dirette, semplici con richiami alla canzonetta, come la presenza di testi "leggeri" ed ironici.
La parlata dialettale dona a "Balli?" una coloratura casereccia da trattoria dove ha cominciato a pulsare il ritmo della Giamaica, lo ska, la musica senza la quale i Ramiccia "nun posson sta’".
Canzone che vale il disco: Caraibica con tanto di mare in sottofondo; inflessioni dure qua ("Balli") e là che io non godo tantissimo perché le trovo un po’ da "boro"; forte presenza di fiati e ritmi potenti ma mai velocissimi, con salti nel Reggae, in certo Rock anni ‘70 ("Show man"), rockenrolle in "La Lipra", Reggae sofisticato in "Sulla strada"ed altro occhio strizzato al dub in "Est" strumentale piuttosto particolare è ciò che si trova o mi passa per la mente ascoltando quest’ album dei Ramiccia…e tu che stai a fa?, Balli?

Sergio Rallo




 
 
 

Ramiccia - "Ramiccia meets Begona"  
(CD - Gridalo Forte Records - Italia, 2000)


Terzo lavoro per i granitici e prolifici Ramiccia, originators del bifolk ska sound system nell’idioma Valleranese (provingia de Viderbo, gnorandi!!). Questa volta, smessi i panni goliardici a cui ci hanno abituato, propongono un dischettino di cover (nove tracce su dieci) in collaborazione con Begona Bang Matu, voce degli ispanici Malarians le cui capacità canore abbiamo già avuto modo di apprezzare tempo fa durante il tour di Laurel Aitken coi Radici nel Cemento e gli Skarlatines.
Ottima la produzione, gli arrangiamenti e la qualità del suono; ottimi i contenuti. Bene bravi, sette più.
Covers a 360°, da Bob Marley ai Mano Negra passando per i Casino Royale e gli immancabili Laurel Aitken e Prince Buster.
Si va dallo ska bello allegro e spensierato, che poi è quello che preferisco, di “Rude Girl", “Sexy Eyes" del padrino, “Shame and Scandal" e della splendida “Peligro" dei Mano Negra, a sonorità molto più rocksteady e reggaeggianti come in Bad Card di Marley o “Everything I Own" cantata in modo superbo da Begona, o ancora in “Is It Because I’m Black" dove Begona si mostra anche nella sua anima soul.
Tanto piacevole quanto nostalgica la sorpresa di “Re Senza Trono" dei Casino Royale che riporta alla mente gli anni che furono quando la band milanese furoreggiava con uno ska magistrale e forse mai più visto e sentito.
Stuzzicante la strumentale (o quasi) “No Frontiere" del prode Antonozzi.
Essenziale per non dire un pochettino scarna la copertina e relativi contenuti. Fa nulla, per maggiori informazioni sulla band si consiglia l’acquisto dei precedenti CD. Consigliato.

Antonio Crovetti




 
 
 

Rebel Dës - "Margini"  
(CD - autoprodotto - Italia, 1997)


Il gruppo comasco di ben dieci elementi autore di questo cd ci ha sorpreso. Più consci di avere a che fare con un gruppo noto per proporre Ska-punk e Ska molto veloce in genere, ci siamo sorpresi di ascoltare Margini.
La band è andata – diciamo subito con buoni risultati – alla ricerca di un differente sound, all’orecchio dell’ascoltatore molto più alle radici dello Ska, ma senza proporsi come gruppo tradizionale e strizzando l’occhio allo Ska Two-Tone. Evoluzione artistica che qui a SkabadiP tutti condividiamo.
12 sono i brani che possiamo ascoltare in Margini, che spaziano come generi dal Reggae al Rocksteady allo Ska con qualche distorsione di chitarra che però non disturba.
Che siano semplici incitazioni alla danza come l’affascinante "Nobody Cares", o abbiano riferimenti autobiografici come in Kingston Chiama i pezzi dei Rebel Des sono tutti molto orecchiabili e "guidati" da una solida sezione fiati.
Sapendo quanto hanno speso nella produzione del cd – tra l’altro molto curato nella veste grafica – il risultato è pienamente soddisfacente.

Sergio Rallo




 
 
 

Rebel Dës - "Up Players Up Lovers"  
(CD - Etnagigante - Italia, 2001)


Lo ska tradizionale, classicheggiante, non frenetico e solidamente ancorato alle ritmiche che lo caratterizzano è l’ingrediente di base della ricetta ska dei Rebel Des.
“Up Players Up Lovers" non è un disco che colpisce al primo ascolto, caratterizzandosi per linee facili e semplici che scivolano via abbastanza facilmente, vuoi per l’assenza di “trovate" seriamente originali, vuoi per la poca incisività delle melodie, tra le quali, infatti, nessuna si fissa in testa con particolare vigore.
Intendiamoci, Rebel Des non sono dei virtuosi degli strumenti ma il loro lavoro (anche dal vivo) lo sanno fare e “Up Players Up Lovers" è un disco leggero, lineare, pulito, in 2 parole: ben fatto e gradevole; con buona presenza di reggae, tanto tradizionale come dicevo sopra che si sviluppa per tutte e 13 le tracce.
Strumentalmente i Rebel Des mi piacciono parecchio in brani come “Blue Afternoon", anche se all’orecchio balza la somiglianza sospettata del giro del cantato con quello di “No No No" di Down Penn, cosa che, comunque, non sminuisce la bellezza del pezzo.
Il primo brano dall’emblematico titolo “Rocksteady Time" è indicatore dell’esperienza cui si rifanno, ogni tanto con gusto un po’ pop tipo in “Femme fatale", i Rebel Des.
Il primo reggae di cui ci offrono l’ascolto i Rebel Des l’hanno intitolato “Can’t Stop My Music" la tastiera anni ’70 che ne fa il sottofondo e l’arrangiamento dei fiati che sostengono una morbida melodia rendono bene anche negli effetti dub e fanno competere molto dignitosamente Rebel Des con i tanti gruppi esclusivamente reggae del Veneto.
Non apprezzo fino in fondo la miscela italiano inglese con cui sono cantati la maggior parte dei brani ma potrebbe rivelarsi una scelta caratterizzante per la band soprattutto quando il risultato è gradevole come nel caso dell’allegro ska “Sensi". Ritmicamente molto buono anche il notturno reggae “Metropolis", anche se l’avrei ascoltato meglio tutto in inglese.
Il terzo brano reggae di U.P.U.L. è, al contrario di quello che lo precede, allegramente luminoso ed è cantato tutto in inglese. Buon accompagnamento dei fiati.
Arrivando al brano che ho apprezzato di più, cioè “I Will Sing", l’ho trovato un brillante ska sinceramente ispirato ai classici del soul ska.
Ultimi brani che, a mio personalissimo giudizio, meritano l’ascolto di questo U.P.U.L. sono “Resti solo tu (Allo Specchio)" un altro di quegli ska che ritengo caratterizzanti lo stile dei Rebel Des e “Paradise Vs. Hell" quello che ritengo il pezzo ritmicamente più interessante ed originale nella melodia.
Nessuno strumentale e nessuna cover sono scelte precise del gruppo piuttosto apprezzabili in considerazione del fatto che il mondo della musica pop sembra stia sopravvivendo solo su cover.
Sono una band trasversale i Rebel Des, questo loro disco, sul quale mi sono dilungato, può piacere sia ai fan colti dello ska (quelli che ascoltano solo ska jazz), sia ai patiti del two tone, sia ai neofiti del Genere ed aprire, anche, nuove prospettive ai pestoni all’hard core!

Sergio Rallo




 
 
 

Reel Big Fish - "Cheer Up"
(CD - Jive Records - US, 2002)


Lo si aspettava da tempo, diciamo 4 anni buoni questo nuovo disco dei californiani Reel Big Fish, paladini dello ska punk metà anni 90. Originali e divertenti (dementi sarebbe più indicato), veloci ma melodici quanto basta, una buona sezione fiati, uno ska core più che accettabile. Insomma ero curioso di sapere, dopo anni di silenzio cosa avrebbero fatto uscire. Da notare che il loro “Everything Sucks" del 2000 è in realtà la ristampa del loro primo album (1995), mentre il cd “Favourite Noise" del 2001 è praticamente un best of.
Quando ho visto per quale etichetta sarebbe uscito ho strabuzzato gli occhi. La Jive Records….Possibile?? La stessa dei Backstreet Boys, dei NSYNC, di Jennifer Love, Britney Spears. Se volete continuo. Non sapevo cosa aspettarmi.
Invece, ascolto e riascolto il disco e l’impressione che ne ho è che questo sia il mio disco preferito della band. Il migliore, a mio avviso.
Non so fino a che punto la major abbia influenzato positivamente o negativamente il suono del gruppo, fatto stà che se da un lato si trovano certi riff un po’ inflazionati da modern punk bands alla Blink e via dicendo, è anche vero che il sound dei Fish è decisamente migliorato, più preciso, più potente, con una sezione fiati davvero ad ottimi livelli e la voce di Aaron Barrett in ottima grazia. Si ha una perdita di velocità, a vantaggio di pezzi più melodici, pur sempre con una chitarrona un po’ metallara e spacca timpani.
E lo ska?? Beh, lo ska, o meglio, lo ska core è messo decisamente in disparte. I primi accenni si hanno dopo 8 tracce, precisamente con “what are friends for" e poi subito dopo con la divertentissima “A Little Doubt Goes Along Way". Poi il disco procede sempre su un livello ottimo di buon punk melodico, con degli ottimi fiati a trascinare quasi ogni brano ed illudendoci che siamo di fronte ad una ska band. Splendida la versione a capella di “New York New York".
Ancora un po’ di ska in “Boss DJ", qualcosina in “Sayonara Senorita" poi basta.
Come detto, questo è un ottimo disco di punk melodico, con più di un riferimento a gruppi che vanno per la maggiore oggi. “Valerie" o “Brand New Hero", potrebbero tranquillamente far parte del prossimo disco dei Blink 182, dei MxPx o degli American Hi-Fi, ma tutto sommato ci stanno bene. Poi non c’è solo quello. Certe divagazioni scanzonate nel glam rock (“Rocknroll is bitchin") non sfigurano affatto. Difficile trovare due brani simili tra i 17 presenti.
Trovo i Reel Big Fish più maturi rispetto agli ultimi lavori, anche se mi chiedo se sia merito loro o se sia loro malgrado; la qualità e davvero ottima, ma si sente la mancanza di un pezzo che rimanga in mente come “Sell Out", “She has a girlfriend now" o “Everything sucks" brani che emergevano in album buoni ma non eccezionali.
Chi ha apprezzato i dischi precedenti, amerà questo Cheer Up!!

Antonio Crovetti




 
 
 

Reel Big Fish - "Why Do They Rock So Hard?"
(CD - Mojo Records - US, 1998)


Strano nome per una Ska band, non riesco proprio a capire se deve essere interpretato sotto il profilo ittico o sotto quello anatomico, comunque it’s Reel Big Fish.
Partiamo quindi dal look di questa band, i sette componenti ci vengono presentati uno ad uno in un ricco booklet dalle molte stelle e dai colori che si avvicinano alla psichedelia, testi e ringraziamenti con annessa foto del ringraziante ci mostrano musicisti che, come la loro musica, escono dagli stilemi del Traditional Ska, bermuda, camicie hawayane e colori sgargianti si discostano un tantino dal "three pieces suit" con cui "Rudy got married" come diceva Laurel Aitken.
Comunque chi lo dice che per suonare Ska l’abbigliamento sia importante, meglio un largo camicione che ti permetta di scatenarti sul palco e scarpe comode per ballare come insegnano i Punk californiani che vanno molto di moda di questi tempi.
L’idea principale di questo gruppo proveniente da Orange County, terra fertile che ha visto crescere molti gruppi famosi (e se non sbaglio anche qualche altro gruppo Ska di cui non ricordo il nome), era quella di suonare qualche cover metal e di arpionare qualche pulzella quando circa otto anni fa vennero illuminati dalla luce in levare e si diressero sulla retta via. Una buona dose di metal comunque è rimasto nelle loro chitarre e nei loro cuori insieme ad una buona dose di Punk addolciti dai fiati che raramente hanno vita propria e che per lo più si adattano a segnare il tempo.
Il Reel Big Fish style è un Punk-Ska che in certi punti rallenta sino a rasentare il Reggae per poi ripartire sgommando verso velocità al di sotto dello Ska-core, Dub e Ragga fanno solo delle brevi apparizioni nei sedici pezzi di questo loro lavoro.
Si parte con "Somebody Hate Me", brano che mette in mostra il loro stile alternando veloci schitarrate con fiati al rallentatore, inizio molto metal per "Brand New Song" che si diluisce nel Punk-Ska con assolo di tromba. "She’s Famous Now" è un Punk melodico con inserimento di fiati mentre "You Don’t Know" rallenta e si avvicina maggiormente allo Ska ma sempre con la chitarra incazzata, "The Set Up (you need this)" rallenta ulteriormente con picchi di Punk-ska ,2Tone e inserto Ragga in "Thank You For Not Moshing".
Il Dub esordisce in "I’m Cool" con andamento Reggae e fiati quasi traditional per farci riprendere fiato, aumentiamo di nuovo il ritmo con "I Want Your Girlfriend To Be My Girlfriend Too" che passa dall’inizio 2Tone al Punk-Ska per ritrovarsi nel metal verso la fine. Metal che contraddistingue "Everything is cool" con ritornello Ska, un tocco di Raggamuffin con echi di Dub e di scratch impreziosisce "Song #3" forse la migliore del disco grazie a questi mix, di "Scott’s a Dork" non saprei cosa dire se non che sembra un Pop-Ska fatto per piacere alle masse.
Altra invenzione dei Reel in "Big star" che parte come una dolce ballata unplugged per poi esplodere ad un minuto dalla fine, "The Kids Don’t Like It", "Down In The Flames" e "We Care" ribadiscono il Reel Big Fish style. "Victory over Peter Bones" è uno strumentale da big band in cui jazz, swing ed, in minima parte, Ska convivono tra fiati e chitarra elettrica. Come pare d’obbligo ultimamente esiste anche una traccia nascosta, a voi il piacere di scovarla.
Why do they rock so hard? È il titolo del cd e la domanda che mi sono posto anche io, e volete sapere la risposta? Perché è il genere che piace a loro con tutte le influenze ed i gusti di un gruppo formato da sette elementi, provate ad ascoltarlo e divertitevi a coglierne le sfumature.

Massimo Boraso




 
 
 

Mr. Review - "One Way Ticket To Skaville"  
(CD - Grover Records - Germania, 1998)


Sono un fan di lungo corso dei Mr. Review, lo dico subito, e dico subito che li adoro.
Mr. Review è la numero uno Top Ska-band dei Paesi bassi, nonché una delle migliori e più durature (ci sono dall’83) formazioni del mondo Ska.
O.W.T.T.S. è una "compila" (leggasi, per chi li segue dall’89, "nessuna canzone che sia già in vostro possesso") che raccoglie circa il meglio dei Mr. Review, rappresentato da 18 brani tratti dalla loro sparuta discografia (2 LP in studio, un live e tre o quattro 45 giri); infatti al lavoro "in studio" Mr. Review hanno sempre preferito di gran lunga quello "live", e non è un caso che Dr. Rude e amici si siano fatti la nomea di essere una delle più coinvolgenti band sul palco.
Cosa si intende per Ska Two-Tone? Esattamente quello dei Mr. Review che, insieme ai Busters e No Sports, sono da considerarsi tra i capiscuola dello Ska ispirato a quello del ‘79-’80 ed al contempo tra le più copiate formazioni del vecchio continente.
Che dire del CD? I classici "Tarzan of the ‘80s", "Another Town", la bellissima "Everyday Another Day" (io preferisco la versione originale, un poco più lenta) e la fantastica "Raining Day" ci sono tutte e se le ascoltate e pensate che Mr. Review non assomigliano affatto a Specials e compagnia bella vi rispondo: appunto. Two-Tone Ska non significa assomigliare a qualcuno: significa avere un proprio "sound". I Mr. Review, anche quando la ritmica si produce in ritmi tecnicamente Ska tradizionale, di giamaicano hanno solo quello.
La musica dei Mr. Review è piuttosto fredda, sia negli strumentali ("Virgin Ska" e "Summertime" sono quelli che trovate nel CD), sia nei cantati sempre orecchiabili e caratterizzati da un "velo" malinconico. I testi poi, non sono mai banali e le potenti linee della mitica sezione fiati sono anch’esse tra le più imitate o emulate.
Ben venga quindi questo primo "best of" dei Mr. Review che, si spera, anticipi l’uscita di un attesissimo nuovo album.
Per chi avesse avuto la sfortuna di non averli conosciuti prima un’occasione da non perdere per saltare sul treno in corsa che da Skaville indietro più non torna.

Sergio Rallo




 
 
 

Rico & His Band - "Get Up Your Foot"  
(CD - Grover Records - Germania, 2000)


Il nome di Rico Rodriguez acquista un prestigio notevole al seguito del successo dell’album del 1976 Man From Wareika, ma a quell’epoca il trombonista giamaicano aveva già quasi un onorevolissimo trentennio di carriera alle spalle, carriera comprensiva di partecipazione a quasi tutte le primissime registrazioni di quel R&B che sarebbe diventato lo Ska.
I requisiti per diventare un disco di culto c’erano tutti in “Man From Wareika": il ritmo “giusto" che proprio in quegli anni impazza; il Jazz che rende il ritmo ancora più interessante per una vasta categoria di pubblico poco avvezza a certe canzoni ed alle tematiche da esse trattate; un titolo che richiama una località ed una cultura religiosa e musicale che lega parecchi dei musicisti di Kingston e, infine, ma non ultimo, titoli come “Free Ganja" e “No Politician" ad assicurarne il fascino della ribellione che, per un verso od un altro, è da sempre legato alla musica Reggae (e, ovviamente, Ska).
“Man From Wareika" è un eccellente disco di Reggae strumentale di altissimo livello con una ritmica da spavento servita da Sly & Robbie, ma anche per i fanatici dello Ska e del Rocksteady il Maestro Rodriguez ha provveduto a registrare un vero capolavoro ad hoc, tanto più capolavoro in quanto vi figurano 2 differenti formazioni che, a loro volta, raccolgono praticamente 16 “stelle" della musica giamaicana: Jah Jerry, Winston Wright, Glen Da Costa e David Madden per citarne solo alcuni, sto parlando del disco “That Man Is Forward", album di estremo pregio registrato in Giamaica ed etichettato Two Tone.
Passano gli anni e Rico, dopo le esperienze con gli Specials (con alcuni dei quali registrerà anche il suo secondo album per l’etichetta di Dammers dal titolo Jama Rico che non ebbe buone critiche) e successive collaborazioni live con band di mezza Europa (anche gli Ngobo Ngobo), lo troviamo saldamente alla guida degli ottoni degli inglesi Jazz Jamaica del bassista Gary Crosby nell’omonimo disco di splendido Jazz Ska del 1993.
Registra, poi, un ottimo live che la dice lunga sull’esperienza di leader e formazione (Rico & His Band “You Must Be Crazy", CD/LP, Grover, 1995) e con la medesima formazione, ma per diversa etichetta (Jet Set Records 1997), registra Rico’s Message Jamaican Jazz accreditato a Rico Rodriguez All Stars, anch’esso, come i precedenti, con una particolare inclinazione allo Ska/Rocksteady.
Dati giusto questi due cenni su vita ed opere del Maestro Rodriguez ora mi occupo della sua ultima uscita come Rico’s All Stars “Get Up Your Foot", un disco che non raggiunge le vette di gradimento toccate dai primi due dischi citati ma che non manca di suscitare il dovuto apprezzamento per un decano del genere Ska.
Innanzitutto, però, una critica alla Grover: chi scrive non capisce perché si debba negare a chi ascolta la musica di attribuire un nome e cognome o solo un soprannome a chi suona gli strumenti. Pensavo che fosse una sgradevole abitudine della cara, vecchia e pur insostituibile Trojan non accreditare i musicisti che partecipano alla registrazione.
Ovviamente, ciò, non dipende certo da Rico ma noto una minor cura nel prodotto finale che fa rimpiangere le belle ed interessanti note ad ogni brano presenti proprio nel live di cui ho parlato prima.
Detto questo, la musica di Rico, come stavo dicendo, è senza dubbio ok piaccia o non piaccia il suo fraseggio al trombone.
Mi pare di cogliere una diversa ispirazione, molto più “reggae" rispetto agli ultimi dischi.
C’è molta più tranquillità ed una diversa ricerca ritmica in Get Up Your Foot, se è vero che, dei primi 4 brani nessuno è Ska, e, sia il primo - la title track - che il quarto hanno forti influenze Burru, anzi, quest’ultimo, “Weep" è proprio un canto Burru sul genere, per chi la conosce, di “Chubby".
Si deve aspettare il brano n.5 per avere uno strumentale un poco più sostenuto intitolato “Runaway" mentre il primo brano veramente Ska – che definirei “Old Style" sullo stile di “Exodus" di Ranglin del 1963 – è “Easy Does It" uno Ska Jazz notturno certamente efficacissimo come colonna sonora di viaggi dopo le 22.
Trovo anche una maggiore tendenza a melodie dalle sfumature piacevolmente latine, come conferma il lento reggae “Lambs Brad" che si “apre" in un inatteso dub prima di riprendere la melodia e chiudere.
Reggae è anche la successiva in ordine di ascolto intitolata “Slim & Sam" e la melodia è particolarmente latina, tanto da far venire in mente una stanca festa messicana dove fa troppo caldo per muoversi più velocemente del lentissimo ritmo del pezzo. Molto carino il solo di piano e quello, a seguire, del sax.
Tipico Reggae strumentale alla Tommy Mc Cook & the Supersonics dell’album Top Secret è il successivo “Casha Macaa" con i fiati a fare l’amato levare ed il Dub a scomporre la ritmica e le melodie.
Una vecchia hit , di quelle alla radici stesse del genere Ska, non poteva mancare e la rivisitazione in chiave 20000 dello shuffle della fine degli anni ’50, scritto da Rico, dal titolo “Blackberry Brandy" prende nuova vita e ricomincia a pulsare col suo morbido swing.
Il successivo brano, “Symphony", anch’esso caratterizzato da un impatto “latin", è uno scherzoso Rocksteady rotolante e con facile melodia di fiati.
Rico ripropone anche uno dei pezzi migliori del primo dei dischi citati all’inizio di questa lunga, pallosa, ma dovuta “bio-recensione", ovvero “Children Of Sanchez", paga inoltre il proprio tributo al calypso/mento con la sua versione di “Matilda" e conclude G.U.Y.F. con una cover di “Fatty Fatty" degli Heptones opportunamente dubbata.
Una critica ai suoni usati la ritengo infine necessaria perché non riesco a capire se il suono “sporco" che sento nel progredire dell’ascolto di “Get Up Your Foot" sia voluto o dovuto ad una minor cura nella fase di registrazione o di mixsaggio, anche se, ovviamente, nulla vien tolto al valore della musica di Rico che, con un totale di 14 nuovi brani, va ad aggiungersi alla sua già vasta e pregevole discografia. Molto roots.

Sergio Rallo




 
 
 

Rico Rodriguez All Stars - "Rico’s Message"  
(CD - Jet Set Records - 1997)


Chi lo sapeva che nel 97 era uscito questo ottimo CD del maestro trombonista Rodriguez?
Lui, con il resto della sezione fiati dei Jazz Jamaica ed un gruppo di otto musicisti come Allstars e tra i quali ci sono quelli dell’ultimo LP live per la Grover, è sempre il solito: affezionato alle radici della sua musica ecco proporci o riproporci, con i suoi validissimi Allstars, Reggae strumentali dal fascino tipicamente caraibico come "Fu Man Chu", sue vecchissime composizioni risalenti al periodo pre-Ska dello Shuffle o Boogie giamaicano come "Luke Lane Schuffle" e "Bridge View Shuffle", Roots Reggae come "I Have The Right" che è, di fatto, un Rasta chant, Ska-jazz come "Over The Rainbow", "Work Song" e "Stardust" e affascinanti Burru come "Rico’s Message" e sorprese come "What A Wonderful Word" cantata dal trombonista come in "I Have The Right" (l’unico altra cantata delle 11).
Nessun patito di Rico resterà deluso, questo è il messaggio!

Sergio Rallo




 
 
 

Rico Rodriguez - "Roots To The Bone"  
(CD - Mango/Island Records - UK, 1995)


Al Padre/padrone di SkabadiP (intendo il Melazzini) questo disco strumentale è piaciuto tanto che, nonostante sia già vecchio di 4 anni, nonostante sia esclusivamente Reggae, ha voluto che lo recensissi! A riascoltarlo, mentre sto scrivendo queste parole, non posso che dare ragione ad Alessandro; in primis perché, tanto, Roots to the Bone, non è che un raccolta ( 7 tracce sono tratte dal disco "culto" Man From Wareika, registrato per la stessa Island nel 1976 negli studi Randy's e di Joe Gibbs; le altre 7 sono tratte da singoli, sempre Island, registrati tra il '76 e il '79 in differenti sessions con una impeccabile ritmica fornita nientedimenoche da "Sir" Sly Dumbar e "Sir" Robbie Shakespeare) di materiale che nel '95 aveva già vent'anni, quindi…; in secundis perché, nonostante l'età, la musica contenuta in questo CD resta tra la miglire musica Reggae strumentale mai registrata; e che registrazione, ragazzi! Negli anni settanta di meglio, non potevano veramente fare.
Ogni traccia è un viaggio musicale che ognuno può compiere nella maniera che più gli aggrada: perdendosi, come bambini, nella meravigliosa interpretazione che Rico fa di "Children of Sanchez", skankeggiando lentamente negli anni Novanta ormai alla fine con "This Day" o magari togliendosi cattivi pensieri con "Free Ganja" o, ancora, cullandosi dolcemente l'un l'altro (San Valentino è appena passato..) con "La" cover della "Take Five" di Paul Desmond o con l'altrettanto accattivante composizione di Rico dal titolo "Midnight in Ethiopia".
I 14 brani, molto "cool "e notturni, possono essere in grado di illuminare chi non impazzisce per le sonorità Reggae della seconda metà dei Settanta, categoria nella quale rientravo anche io, mentre le note di copertina (di Steve Barrow) non illuminano per niente su tutto il personale che ha suonato la musica di Roots to the Bone… quella tastiera la suona Ansell Collins? Il piano lo suona Glen Adams? Ed alla chitarra, chi c'è alla chitarra? Earl Smith?, Alva Lewis? Oppure…Vabbuòh, comunque…che musica ragazzi, che musica!

Sergio Rallo




 
 
 

Rico Rodriguez - "That Man Is Forward"  
(CD - Reggae Retro Records - UK, 1998)


Era ora che qualcuno ci pensasse. Ecco la ristampa, - abbellita nella versione CD di due brani ("Oh Carolina" e "Sea Cruise") apparsi precedentemente solo in 45 Two Tone – del disco che non può mancare nella collezione di qualsiasi Reggae Ska fan che si rispetti.
T.M.I.F. fu nel 1980 uno dei più grossi successi di critica – e non certo di vendita – della Two Tone di Dammers. L’importanza di tale disco risiede nell’essere stato di fatto la "memoria storica" dello Ska negli anni in cui nessuno, eccetto quelli dell’ambiente Reggae inglese, avrebbe mai detto che lo Ska fosse il nonno del Reggae e non una càcchio di derivazione del Punk o una nuova musica inventata dai Madness.
Prima che gli Skatalites si riunissero nell’83, Rico nel 1980 con il suo amico trombettista Dick Cuthell tira su una piccola folla di musicisti giamaicani tra i più bravi e quotati del momento e caccia fuori quello che a ragione è il primo bellissimo LP di Ska tradizionale moderno.
Così in alcuni pezzi potrete ascoltare Sly Dunbar alla batteria, con ovviamente Robbie Shakespeare al basso. Ansell Collins all’organo e l’originale percussionista degli Skatalites Neol "Skully" Simms. In altri brani si può ascoltare Jah Jerry alla chitarra (che era la bellezza di 15 anni che non suonava professionalmente, anche lui chitarrista negli Skatalites), Carlton "Santa" Davis già batterista degli Aggrovators, il mitico Wiston Wright tastierista supremo di fama Upsetter-Dynamites-Supersonics e via dicendo e, infine, accanto a Rico e Dick nella sezione fiati ci sono Glen Da Costa tenore già di Byron Lee, Cedric Brooks tenore e Deadly Bennet alto sax, David Madden tromba e Nambo trombone; tutta gente già navigata in storiche formazioni come Sound Dimension, già Soul Vendors già Soul Brothers.
Tutti questi ti portano lontano, facendoti fare un viaggio di tonalità mistica nel sound più sound che ci sia.
Ed anche stavolta, in totale rilassatezza, puoi scegliere se ascoltare la musica sorseggiandoti il beverone (freddo!) preferito o con il corpo ballando sinuosamente insieme alla tua donna in un susseguirsi di strumentali Ska/Rocksetady e Reggae pieni d’atmosfera.
Da non perdere la versione di Rico di "Red Top" di Lionel Hampton.

Sergio Rallo




 
 
 

Rimozionekoatta - "Accetta la Panchina"  
(CD - autoprodotto - Italia, 1999)


Ma quanti sono ormai i gruppi Ska? Un bel po’: ormai non passa mese che non arrivi qualche novità nostrana da recensire a SkabadiP.
R.K. debuttano con questo demo che non brilla come è tradizione italiana che siano i demo. Cultura diversa, mezzi diversi ed una indubbia maggior cura continuano a distinguere i demo che pervengono dall’estero dai nostri.
Ska dall’approccio piuttosto Punk (le sonorità, la voce) è, comunque, quello che propongono Dario Lambarelli (voce e autore di tutti i 7 pezzi contenuti in Accetta la Panchina) ed il suo gruppo.
Qualche problema di intonazione e qualche "uacciuuari" in meno avrebbero dato una diversa fisionomia al gruppo che, vuoi per la presenza di un solo sax, vuoi per il riverbero un po’ ovunque, risulta (è sempre un complimento) inquadrabile nel sottogenere "two-tone".
Melodie vocali piuttosto da stadio, una non particolare predisposizione per le "raffinatezze musicali" fanno dei R.K. un gruppo di Ska "duro" e crudo che, come tanti altri gruppi, dovrebbe andare a caccia di stelle per aver la certezza, anche non prendendone nessuna, di non tornare con un pugno di fango.
Nondimeno la passione per questa nostra musica viene fuori e, se sarà duratura, sentiremo presto qualcosa di più maturo musicalmente da parte dei Rimozione Koatta. Se.

Sergio Rallo




 
 
 

Rimozionekoatta - "Matti da Levare"  
(CD - Decibel Records - Italia, 2004)


I Rimozionekoatta sono la classica skaband dalle basi rock, dai ritmi tendenzialmente veloci e dallo stile piuttosto urlato che fa pensare a concerti sudati ed abbondantemente innaffiati di birra.
Matti da Levare, ultimo loro lavoro, fatto di 10 tracce, rispecchia lo stile appena accennato in cui il comun denominatore è, manco a dirlo, la "fierezza ska" sotto ogni aspetto possibile: la passione per la musica, i concerti, i rude boys.
Giri di fiati non particolarmente originali condiscono ogni traccia, tra le quali quelle che ho gradito di più sono state "Allo Specchio", "Sensazione Positiva" e "Libertà".
Le schitarrate potenti e tipicamente rock non trascendono mai nell’HC dato che fonte primaria di ispirazione ritmica per i Rimozione sembrano essere i gruppi del dopo Two Tone piuttosto che quelli ska core, mentre quella melodica sembra giungere ogni tanto dagli Statuto e dai Persiana dei primi tempi (per esempio l’ultima traccia "Solo a Me").
Un gruppo come quello dei Rimozionekoatta non poteva, poi, esimersi dal propinare almeno uno strumentale, cosa che la band piemontese puntualmente fa con la penultima e potente traccia intitola "Paprika" e dove i musicisti trovano lo spazio di far sentire singolarmente la propria voce passando da ska a reggae e viceversa.
Non posso che lodare il genuino entusiasmo ska dei Rimozionekoatta quanto meno per uno dei titoli più azzeccati dati ad un album ska che io mi ricordi.

Sergio Rallo




 
 
 

Rimozionekoatta - "Senza Tregua"  
(Mini CD - autoprodotto - Italia, 2000)


Rude Boys, Mods, Scooters, Sixties, sole, donne e tanta buona musica compongono questo lavoro dei torinesi RimozioneKoatta. Analizzando questi punti vediamo Rudies e Mods che convivono a Torino sin dal tempo degli Statuto e che i nostri hanno preso ad esempio, Scooters perché Vespe & Lambrette (e non gli ammassi plasticosi del giorno d’oggi) sono da sempre il mezzo di trasporto preferito sia per scorrazzare in città sia per raid marini o raduni, Sixties per la copertina ed il look del cd, ma anche perché questo disco ricorda molto le atmosfere balneari con annessi Juke Box nei baretti delle spiagge anni sessanta/settanta in cui canzoni come “tremarella" ponevano le basi del sound che con pochi arrangiamenti sarebbe diventato una vera miniera di ska-hits (vedi anche Quattrocentocolpi). Sole e caldo sono quelle cose che qui al nord si vedono per circa tre mesi l’anno ed ancor meno sotto la cappa di smog del cielo sabaudo, mentre per le donne ognuno di voi potrebbe completare la recensione con le proprie vicissitudini con l’altro sesso (parte dedicata ai Rude Boys, per quanto riguarda le Rude Girls aspettiamo un gruppo femminile che ci racconti di come siamo fatti noi maschietti).
Passiamo ora all’unica pecca di questo disco……….. ci sono solo tre canzoni, sarà solo l’aperitivo per un lavoro un po’ più corposo? Speriamo proprio di si. I tre pezzi sono: “Senza Tregua" che è un saltellante e danzereccio Two Tone dedicato ai nostri cavalli di latta, segno distintivo di quell’underground giovanile dedito allo Ska (chi scrive è un fiero possessore di una Vespa 180 SS del 1964).
“Aspettando il sole" è il segnale d’inizio di tutte quelle cose belle della vita tipo guardare le ragazze con la minigonna o vagare per la città e dintorni in sella alla fida Lambretta, il ritmo è più lento e reggheggiante per evitare di sudare ballando questa canzone sotto il sole tanto atteso. “Disperato, Libero e Felice" narra di una cosa che tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo provato, cioè il ritorno in caccia dopo la fine della depressione per essere stati mollati da una ragazza, e se per caso c’è qualcuno di voi con questo tipo di postumi il consiglio è di ascoltarla per partire a razzo verso nuove conquiste con le tasche piene di Hatu (consiglio dei RimozioneKoatta per un sesso sicuro).
I miei complimenti vanno alla special guest Lauretta, chi è Lauretta??? Comprate il cd ai concerti dei RimozioneKoatta e la sentirete “cantare".
P.S. Altro particolare degno di nota è il logo di SkabadiP sul retro del cd, non so che accordi siano intercorsi tra Alessandro e i Rimozione, comunque ci sta proprio bene. [lo vengo a sapere da Massimo ma benedico caldamente l'iniziativa..aspetto di vedere il CD!!!]

Massimo Boraso




 
 
 

Dr. Ring Ding & The Senior Allstars - "Big Up!"  
(CD - Grover Records - Germania, 2001)


Non ci si può aspettare che eccellente musica dal Nostro dr. Ring Ding e l’ascolto di Big Up! , ultima fatica discografica del trentenne cantante, trombonista, compositore Richie Jung, conferma le aspettative.
Rimarrà deluso – diciamolo subito – chi si aspettava un lavoro più tendente al tradizionale perché in Big Up ! è il Dance Hall ad avere la meglio sullo Ska originale, non tanto per le variegatissime ritmiche, ma piuttosto per un sound generale che, anche in veloci Rocksteady strumentali dall’impianto jazzistico come il bellissimo “Spy Fly", vede intervenire la melodica.
Molto anni Settanta è l’ottima versione Ska/Reggae del Dr. di “Move On Up" del mitico soulman Curtis Mayfield, un brano interpretato da Richie in parte con un ragga style che ricorda sempre di più Shaggy e che fa un bell’effetto.
“Little Girl" è un vero Lover con tutti i crismi, dalla tematica al DJ e lo segue “Ruckumbine" una delle canzoni Skalypso più famose dei Caraibi, in una versione Ragga/Drum’n’Bass dall’effetto martello e che, di certo, non susciterà gli entusiasmi dei tradizionalisti i quali non si potranno ritenere soddisfatti neppure con la cover “I Don’t Love You Anymore" di Byron Lee & the Dragonaires, un brano Ska/R&B non dissimile dall’originale e di cui, durante le infuocate serate musicali giamaicane, si poteva benissimo fare a meno.
La canzone che dà il titolo all’album è, a riconferma del sempre più prevalente interesse della formazione nel genere, un Reggae/Ragga che, nonostante ciò, senza elettronica tra le balle e con l’efficientissima sezione fiati dei Senior Allstars a dipingere giri d’ispirazione Supersonics, è un gran bel brano anche per chi ha in uggia le nenie da “raggamuffer".
La cultura musicale della formazione tedesca è onnicomprensiva di tutti i generi e sottogeneri derivati dallo Ska e, quindi, quando si cimenta in un ennesimo strumentale Ska/Jazz tradizionale come il notevole “Gimme Rice" o nell’inflazionata cover di “Push Wood" del leggendario Jackie Opel, il risultato è eccellente sotto tutti i punti di vista: è Grande Ska.
In ogni caso, il tiro, l’esecuzione, il lavoro al mixer, la produzione di Big Up! lo rendono un album da ascoltare in continuazione senza tema di annoiarsi, come nel caso della piacevolissima “Changed" interpretata dal sempre più giamaicano Dr. Ring Ding che ha un pizzico di Hip Hop in più nella voce e che ritmicamente, è un veloce e classico Rocksteady.
Non poteva mancare una super traccia Dub come nella tradizione degli ultimi album, la troviamo al 12° posto, un vero Strumentale Dub, con tastiera e melodica a farla da padroni su un ritmo carico e potente che “invoca" le atmosfere di molti strumentali dei Randy’s Allstars; il titolo è “Road Stop" ed è un pezzo sicuramente da non perdere.
In definitiva, Big Up è una album con cui si strizza un occhiolino alla classifica e lo si fa con molta eleganza e soprattutto traendo ispirazione dai tre precetti fondamentali di uno Ska man: “One Music" “One Culture" “One Nation". Estivo.

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding & The Senior Allstars with Friends - "Diggin Up Dirt"  
(CD - Grover Records - Germania, 1999)


Due toasters americani King Jango (quello degli Stubborn Allstars) & Rocker T che uniscono le forze con un mitico amico tedesco, in pienissima forma, per ricantare, discorrere e, in definitiva, per divertirsi su ritmi degli ultimi 4 anni, a velocità da raggamuffin, col fine di creare nuove, diverse atmosfere dalla stessa musica che, poi, non risulta più così la stessa…vabbè, è l’effetto che proprio si ricerca con le versions, le rielaborazioni in studio, di tracce strumentali (da semplici riempitivi a forma d’arte a se stante, questa, in brevissimo, la ragione di questo stile).
C’è occasione, anche per tirare fuori, da un cantato, un ottimo rocksteady strumentale come "Little One" ed elaborato dub come "Georgia Dub"; come di riarrangiare, rimixare "My Sound", rifischiettarsi letteralmente "In the Mood For Love" impreziosendola con a-soli e così via per 15 Versions che meritano tutte la maiuscola.
Ottima "The Sheikh’s Feast" in geniale stile Sir Lord Comic e ottime pure la Version strumentale di "Adorable You" qui intitolata "Susi" ed il super cocktail "Golden Gate"in vero stile Seventies.
Complimenti, come al solito, a Dr. Ring Ding & Band!

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding & The Senior Allstars - "Golden Gate (The Best Of)"  
(CD - Grover Records - Germania, 2002)


“Golden Gate", con il meglio del Dottore in ben 18 tracce, vuole essere l’epitaffio della formazione che, dal proprio debutto nel 1994, ha fattivamente partecipato a dare un impulso notevole oltre che ulteriore lustro alla nostra amata musica Ska.
Richie Jung, aka Dr. Ring Ding, dopo aver dilettato in voce e trombone il pubblico europeo, getta metaforicamente la spugna sul “ring" dello ska per dedicarsi ad altro ed io, che gli sono debitore di parecchie belle serate in cui la colonna sonora era sua, gli auguro vivamente di trovare altri percorsi che possano dargli maggiore soddisfazione e più completa realizzazione artistica di quanto non abbia fatto la musica giamaicana. Io, comunque, resto suo ammiratore.
La compilation, che prende il titolo dall’omonimo dub presente sull’album “Diggin Up Dirt", ripercorre non cronologicamente e non completamente, la discografia di Dr. Ring Ding (8 album compresi quelli come backin’band di Lord Tanamo e Doreen Shaffer e quello con H.P. Setter, più 3 Ep e qualche 45 giri).
Questo Best Of, come ben possono immaginare coloro che hanno seguito in questi anni il gruppo, è una raccolta che comprende parecchio ska, rocksteady e reggae piuttosto influenzati dal ragga della cui parlata Dr. Ring Ding s’è reso uno dei migliori interpreti bianchi che abbiano avuto la possibilità di calcare le scene.
Ritmiche che ultimamente tendevano al D&B (“Call di Doctor" o “Ruckumbine") si accavallano a ritmiche ed ambiti tradizionali (“Shame and Scandal" e “Big Man"), strumentali di ambito ska jazz tipo “Dandimite Ska" (mi stupisce, però, l’assenza da questo Best of della potentissima e largamente apprezzata “Green Pepper") ad ottime dub version (“Turn It Down").
Toasting e Dj (“Save a Toast" e “Sailing"), ragga e rocksteady lover (“Little Girl"), soul e ragga (si ascolti la splendida “Move on up"), dub e ska puro come il diamante è quello che ulteriormente si può trovare in “Golden Gate", raccolta che soddisfa ampiamente chi conosce poco la band e solo un po’ meno chi ne ha seguito i trascorsi.
Arrivederci, Dr. Ring Ding!
Ah, dimenticavo, secondo alcune voci i Senior Allstars potrebbero continuare la loro attività nonostante la dipartita di Richie come già fatto nel disco “Sniff" (Grover 1999), staremo a vedere ed ascoltare.

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding & The Senior Allstars & Victor Rice - "Pick Up The Pieces"  
(CD - Grover Records - Germania, 2001)


Una coppia come quella costituita da Dr. Ring Ding e Victor Rice la quale aveva egregiamente sollazzato con il CD “Diggin’ Up Dirt" quelli di SkabadiP amanti il Dub di alta qualità, non poteva che riproporsi con un altro album veramente da sollazzo. Fisico e mentale.
“Pick Up The Pieces", a differenza del disco più sopra citato, è veramente la “version" dell’ultimo album di Ring Ding ed i Senior dal titolo “Big Up" ed alla recensione del quale rimando senza indugio per i titoli delle tracce originali (anche se non tutte sono state inserite in Pick Up The Pieces) e per le considerazioni sulla formazione.
Questo nuovo disco Dub è, comunque, solo un (buon) pretesto per l’Esimio Victor Rice di fare bella mostra della maestria dallo stesso raggiunta ai mixer.
Rice, infatti, è uno di quei personaggi che è in grado di tirar fuori da uno stesso brano innumerevoli differenti versioni, fino allo sfinimento; Victor taglia, cuce, inserisce echi e riverberi, spezzetta e ricompone i ritmi, isola gli assolo o ingigantisce un singolo suono per renderlo “caratterizzante", tanto che, spesso, il risultato ricorda solo vagamente l’originale (per esempio Move On Dub e Girls Them Dub, rispettivamente versions di Move On Up e Big Up).
La tensione, rispetto agli originali, si smorza, degrada e sparisce, per lasciare spazio alla sognante rilassatezza del mondo un po’ subacqueo del dub.
Reggae fans e malati di tecniche di mixaggio, ricettatori di dub album e semplici appassionati del genere sono avvertiti: “Pick Up The Pieces" contiene 13 dub di alta qualità.

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding & The Senior Allstars - "Ram Di Dance"  
(CD - Grover Records - Germania, 1997)


Volete sapere la verità? Beh, visto che siamo entrati ormai in una certa confidenza ve la dico: a me il Ragga ha sempre fatto una certa antipatia (eufemismo). L’ho sempre imputata un po’ ai ritmi, la mia antipatia, nonché ai suoni digitali ed elettronici che, al mio orecchio, risultano sempre piuttosto fastidiosi.
È stato quando ho conosciuto il lavoro di Dr. Ring Ding & i suoi bravissimi Senior Allstars che mi sono reso conto di quanto possa essere bello il Ragga, se suonato da un’orchestra Ska.
Perché questo gruppo di Münster, lassù nella fredda Germania del nord, è veramente un gruppo colto, che saccheggia, sminuzza, e ricompone tutta la musica degli ultimi quarant’anni giamaicana, senza mai la minima caduta di gusto e precisione. Senza contare che a Dr Ring Ding si deve parecchio nell’ambito dello Ska, per l’opera di divulgazione degli interpreti di questa musica con l’etichetta Groover Records.
Ram Di Dance, loro secondo CD, raccoglie 12 pezzi che spaziano in gran parte di tutti i possibili generi derivati dallo "Shuffle" giamaicano fino ad oggi.
Strumentali in piena tradizione Skatalites come "Call 809", Ragga-Ska come "My Sound", Ska-boogie come "Dance All Night" in puro stile Aitken, Ragga-DanceHall-Dub come "Ram Di Dance", Ska-jazz in stile Tokyo Ska Paradise Orchestra o New York Ska-Jazz Ensemble come l’eccellente "Song For My Father" e per finire un’eccellente version di "Run Run" di Delroy Wilson sono i non esaustivi ingredienti di un CD da non perdere. Ritornando a quello che avevo detto all’inizio, pezzo preferito "Call Di Doctor", il più Ragga di tutti!

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding - "The Needle (aka Dr. Kitch)/Obeah Wedding"  
(45 - Grover Records - Germania, 2004)


Caro vecchio vinile, caro vecchio giradischi com’è caldo e avvolgente il suono che producete. Ma quanto dura poco un 45 o un lato di un LP: lo metti su e ti devi alzare a cambiare lato!
Detto questo, non so quanti amici di SkabadiP usino ancora la tecnologia del secolo scorso ma solo quelli che la usano (o hanno i papà che la usano ancora) potranno godere del simpatico singolo sfornato dalla Grover.
Dr. Ring Ding, con alle spalle i solidi Scrucialists svizzeri (già apprezzati nell’ultimo album di King Django), rilegge due veri e propri classici del Calypso/Mento giamaicano: "Dr. Kitch " hit del 1963 del famoso Lord Kitchner (nome d’arte di Aldwin Roberts artista che fu di fondamentale ispirazione per Harry Belafonte) qui interpretata in stile reggae/rocksteady e reintitolata "The Needle " ovvero "l’ago " e vi basti solo sapere che quell’ago sembra non entrare mai nella vena (!) giusta…; mentre sul lato B c’è "Obeah Wedding " altrettanto divertente ma più folkloristica e decisamente non simpaticamente pornografica come "The Needle " ed il cui autore originale è un altro grandioso interprete di Mento e Calypso come Mighty Sparrow, nato Slinger Francisco e soprannominato, tanto per intenderci, "il Monarca del Calypso ". E’ forse per non fare torto al Monarca che per questa nuova versione di "Obeah Wedding " Dr. Ring Ding ha scelto un bel ritmo calypso allegro con brio!
Ottimo Dr. Ring Ding in veste di Calypso "crooner".
Gli originali sono capolavori che non possono stancare mai e che difficilmente possono essere eguagliati ma queste due potenti versioni datate 2004 sono sicuramente più adatte per far danzare l’intera dance hall.
P.S.: Per chi si è chiesto se qua a SkabadiP non ci sia per caso qualche "radical vinyl chic" preciso solo che tutto quel che mi inviano - basta che si possa ascoltare - io lo recensisco. Quindi, volete mandarmi un 78 giri? Non c’è problema: spolvero il grammofono e lo recensisco!

Sergio Rallo




 
 
 

Dr. Ring Ding & H.P.Setter - "Big T’ings"  
(CD - T’Bwana Sound - Germania, 1996)


Bene, la storia funziona così: tu da piccino ascolti i Madness, gli Specials, i The Beat etc. poi ti rendi conto che canzoni come "Rudy a Message To You" o ""Rough Rider" che magari erano pure i pezzi preferiti, sono proprio belli, e a un certo punto vuoi sapere chi sono quei C. Campbell e D. Livingston cui sono accreditati quei brani, e poi, …lo scopri. Scopri così un mondo di musica incantevole o, meglio, incantatrice, che ti entra nel sangue se hai quella giusta sensibilità per ascoltarla, sia esso Ska, Shuffle, Rocksetady, Rockers, Dancehall, Ska-rock, DJ Skank, Ska-Jazz, Two Tone e, infine ma non ultimo, Dub.
E dopo questo po’ po’ di intro, è ovviamente dell’ottimo Dub quello che troverete nei 14 brani inediti e non di questo nuovo lavoro di Dr. Ring-Ding. Così buono, che è quasi incredibile che a prodursi in un così bel lavoro siano due tedeschi e non King Tubby e Lee Perry. Ma se appunto, i due tedeschi sono Dr. Ring-Ding aka Richie Young e un a me prima sconosciuto H.P. Setter (contornato da una fama di esponente di punta della scena Reggae tedesca), con a disposizione un gruppo di Jive, due di Reggae, tutti già di brillante carriera e gli immancabili All Stars del suddetto Ring-Ding, la cosa non è poi così incredibile.
Lavoro decisamente sofisticato, nel suo mai fastidioso Ska-dub, Rokcsteady-dub, Ragga-dub, Reggae-dub, insomma , nel suo Dub e basta.
Atmosfera onirica "au go go" e una forte sensazione di rilassamento è ciò che proverete all’ascolto di gemme come "Free Spirit", "Luis Gone A Foreign" o "54 Knights vs. The Smoker" e potrete ascoltare geniali e godibili trovate per chi già ne conosce come la "false start" nella Dub-dj version di quella "One Scotch, One Barbour, On Beer" tratta dalla prima uscita discografica dei senior All Stars. Richie Young poi, è incredibile quanto è bravo.
Che canti, suoni la melodica o il trombone, le sue prestazioni sono sempre di grande destrezza, dato che già oggi con la Grover Records e il moskito mail order è un pilastro per la diffusione della musica giamaicana in Europa.
Il lavoro al mix di H.P. Setter è poi impeccabile, ogni dannato suono è perfetto, e di questo CD hanno d’andarne fieri lassù in Germania.
Per tutti quelli, che, quando sono un po’ "così" vogliono fare certe cose, gli viene voglia di stare inerti sul divano, mangiare porcate, fare l’amore e, ovviamente, avere la musica più adatta per eccellenza. Irie.

Sergio Rallo




 
 
 

The Robustos - "The New Authentic"  
(CD - Beatville Records - Olanda, 1999)


"The New Authentic" è un gran bel disco, credimi.
A cominciare dal titolo, un vero manifesto programmatico per musicisti "robusti" come quelli che compongono questa formazione di Washington.
Ritmi, feeling, "tiro" sono quelli giusti; così come i suoni di un mixaggio da "dieci e Lode" ed una voce come quella della a me precedentemente sconosciuta Tonya Abernathy la quale dimostra di avere talento da vendere. Lei ha il "Soul", te lo dico io, a convincerti basta la prima canzone da lei interpretata: "My Heart & Soul", appunto; dal punto di vista strumentale puoi contare su di un travolgente ritmo, puntuali arrangiamenti di fiati e bella chiusura inna soul stylee!.
Dunque, "New Authentic" contiene 12 brani di cui 2 strumentali originali in vena ska/jazz con dj toasting (il reggae"Lloyd’s Choice" e lo ska "Brumby St.") e 2 cover: un’eccellente versione dei Robustos di "I Heard It Through The Grapevine" ed un’altrettanto notevole "Lullaby Of Birdland", con ampio spazio per soli nell’apertura ed un’ennesima prova di bravura da parte di Tonya.
The Robustos, propongono divertenti canzoni come in "Creepin’ Around" che è un sostenuto rocksteady/soul con influenze anni ’70, bello sotto tutti i punti di vista compresa la voce maschile, apprezzata anche nel pezzo che chiude "New Authentic" dal titolo evocativo di "The Train Song", pezzo che definirei reggae/soul/blues. Molto carine sono poi la brillante "Don’t Be Down" e la mia preferita "King Of Thieves". Ulteriore prova di capacità d’adattamento di ritmi e generi "classici" come il jazz degli anni ’30 alla musica Ska i Robustos me la danno, poi, con "Purse String Blues".
Che posso dirti d’altro? Ah, sì, i Robustos con "New Authentic" mantengono fede al titolo: questo è veramente Nuovo Ska Autentico!

Sergio Rallo




 
 
 

Rotterdam Ska Jazz Foundation - "Shake Your Foundation"  
(CD - Grover Records - Germania, 2003)


Fine, colto ska jazz dal piglio hard bop è lo stile generale con cui si esprime la Rotterdam Ska Jazz Foundation nel suo "Shake Your Foundation", nuovo CD per la Grover Records.
Un merito indiscutibile della formazione di cui trattasi è l’aver riproposto per prima uno strumentale bello e potente come "Lonely Man" del trombonista Ron "Willow" Wilson, riuscendo a conferirgli, rinnovata, quella godibilmente ripetitiva energia che caratterizza l’originale.
Un demerito (ma piccino piccino picciò perché sono, di fatto, veramente degli ottimi strumentali sui quali i rispettivi originali autori non avrebbero avuto sicuramente nulla da eccepire) invece, è l’aver la RSJF riproposto brani obbiettivamente inflazionati come "Shot in the Dark" e "Night in Tunisia" nonostante il jazz sia un genere pieno di brani altrettanto belli che aspettano la loro brava versione ska/reggae.
Ma non è tutto e solo ska jazz la musica della RSJF, c’è anche un ottimo ska toast come "Dreyfuss Is Gone"; c’è ska più tradizionale come "Slaviska", oltre ad un’ottima cover (sentita alla fine degli anni ’80 anche dagli Ska Flames) di "Old Rockin Chair" di Jackie Opel.
Si arriva, così, ad ascoltare una bellissima versione di "Sidewinder" del bravissimo trombettista Lee Morgan (famoso il suo lavoro con i Jazz Messengers del batterista hard bop Art Blakey) resa in uno stile tra ska jazz e soul r&b che mi ha entusiasmato per tutti gli oltre 4 minuti e mezzo della sua durata. Ad onor di cronaca anche gli Skatalites si cimentarono molto bene col pezzo di Morgan reintitolandolo "Malcom X" per l’etichetta Randy’s.
Una ritmica classica sostiene lo strumentale abbastanza originale "Snake Tie" al quale segue l’unica altra traccia (semi)cantata di "Shake Your Foundation".
Veramente cool ho trovato essere, infine, la penultima traccia intitolata "Oublihorns" in cui l’intro di tromba ricorda lo stile saltellante di Brooks ed il tappeto ritmico fornito da piano, tastiera e chitarra crea il tipico effetto ipnotico per cui amo lo Ska.
Concludono l’album le dub version di "Lonely Man" e "Sidwinder" con nuovi, inaspettati effetti.
Veramente buono, a tal proposito, il lavoro fatto nel The Box Studio dove il cd è stato registrato e mixato.
Sicuramente "Shake Your Foundation" è, concludendo, un bell’album di "spessore" e di grande interesse per chi già si muove a proprio agio tra sigle come EST, NSJE, TSPO, JJ, TSA, MrT-Bone e via Skajazzando!

Sergio Rallo




 
 
 

The Rough Kutz - "A Bit O'Rough"  
(CD - Skanky 'Lil Records - 1999)


Nuova formazione, inglese, di otto elementi debutta con questo A Bit O’ Rough sull’etichetta di Mark Foggo.
Lo stile è Two tone "arrabbiato", con sax tenore che richiama alla mente i Madness, i Beat e tutti quei gruppi che nell’80 fecero del sound di un solo tenore una caratteristica quasi imprescindibile della musica Ska come Akrylykz e Ska-Dows e, senza andare lontano, come i Loafers.
Dei 14 brani - tutti ad un buon tempo Ska con passaggi nel Reggae/Rocksteady - sono molto carine Reggae Feeling, l'inflazionata cover di Johnny Too Bad, Hurt Again che poi sono proprio le più "reggae", Crazy About You e Run Around Sue ( molto rock’n’roll-eggiante). Traccia n.13 è Skinhead Symphony autocelebrazione di un culto cui appartengono gli stessi componeneti dei Rough Kuts.
Nonostante un interessantissimo strumentale dal titolo Gob Iron e il Reggae Loving You il disco, però, non mi entusiasma per quella sensazione di "già sentito" e "familiare" che lo pervade ma brani "martello" come Him A Rude Boy o Fistful Of Ska oltre a farti apprezzare la solidissima ritmica della band, non mancheranno di mandare in ipnosi musicale gli stessi che sono od erano soliti andarci con One Step Beyond o Rankin’Fullstop.
Questo è Street Ska at All!

Sergio Rallo




 
 
 

Roy Paci & Aretuska - "Tuttapposto"  
(CD - V2 Records - Italia, 2003)


U primu discu di Roy Paci & Aretuska passau senza granni entusiasmu dintra u meu litturi cd picchì mi lassau indifferente. Un sacciu picchì, ma nonostanti ca era registrato bono e ca Roy Paci è senza dubbiu nu ran trummittista, un mi piacìu: l’attruvai - ca è u colmu per dei siciliani - senza caluri.
"Tuttapposto", il nuovo album degli Aretuska di cui con qualche ritardo mi occupo ora, con i suoi 15 brani di ska e reggae, è senza ombra di dubbio migliore anche se qualche critica me la fa muovere senza difficoltà soprattutto laddove le belle canzoni popolari come "Ciuri Ciuri" (musicalmente un bello ska latineggiante) o "Vitti Una Crozza" (un lento reggae colto in percussioni e cori) sono state completamente snaturate dell’originale melodia, trattamento che non è stato invece riservato ad un’altra cover "Teresa, non sparare" la cui melodia inventata dal veramente leggendario Buscaglione è stata giustamente riprodotta su di un gran arrangiamento ska swing di tutto rispetto.
Ancora meglio Roy e band fanno quando affrontano la splendida "Moanin" del maestro batterista dell’hard bop Art Blakey con insistente piano alla "El Pussycat Ska" ed eccellenti assoli sino alla ripresa del tema.
L’ipnotico reggae moderno "E’ Troppo Tardi" dall’atmosfera cupa ed apocalittica non raccoglie il mio apprezzamento più della luminosa "Sicilia Bedda", un veloce e breve ska cavalcato da un Roy Paci in piena forma. Se, poi, "La Vita è Bella" mi ha annoiato, a risvegliare la mia attenzione è stata "Radio Turi", un discreto strumentale jazzoso di Roy che passa direttamente senza pausa alla successiva traccia "Rasta Sempre" che, a sua volta, si trasforma direttamente nell’unica altra cover di Tuttapposto una bellissima versione di "Portami con Te" splendidamente interpretata da una voce femminile. Ottima anche la velocissima, swingosissima "Etnasherpa", strumentale a base di scat e l’elegante ska "Un Colpo di…" cantato da Roy in duetto con un’altra voce femminile di tutto rispetto.
"U Mercatu", infine, che si basa su di un tema familiare ai siciliani e facente parte della tradizione folkloristica canora isolana, è un vero martello ska di gran potenza che mi è piaciuta subito e che ben completa un album che riesce ad appassionare.
Detto questo del disco, mi sia permesso – da siciliano a siciliano - un appunto al leader.
Se, infatti, il bravo Roy Paci mettesse da parte la caricatura di siciliano che si ostina a portare sul palco (sono, però, certo che lo fa in buona fede) renderebbe un gran servizio alla propria regione sfatando un’immagine completamente falsa fatta di film e luoghi comuni (qualcuno di voi lo sa che la mafia – come camorra e ‘ndrangheta – non è affatto fenomeno autoctono ma fu importata dagli spagnoli che già nel 1412 d.c. avevano "onorate società" formate da "uomini d’onore" ?!!) che non onorano certo quella Sicilia che, invece, è stata il centro della civiltà e della cultura del mediterraneo per secoli oltre che madrepatria della lingua italiana!
Ed ora abbiamo pure il Palermo in serie A!

Sergio Rallo




 
 
 

Rude Agents - "Heaven In The Sky"  
(7'' - Nutty Life Records - Italia, 199?)


Già dai tempi degli Spy Eye (ormai quasi una decina d’anni fa), la parte nordoccidentale dello Stivale è stata una fucina in piena attività per il ritmo di stampo giamaicano. La Nutty Life Records, una piccola, ma dinamica etichetta milanese, sempre attenta a cogliere i nuovi fermenti dello Ska targato Italia, lancia oggi i friulani Rude Agents.
Il disco è un sette pollici di colore smeraldo, registrato in provincia di Udine e realizzato in sole mille copie; i pezzi sono due: "Heaven in the sky", e "Meretrice", uno per lato. Con queste due pistolettate gli autori esprimono la rabbia, quel disagio esistenziale, che non può non esplodere in una realtà sociale che si affaccia alle soglie del terzo millennio.
I testi colpiscono allo stomaco e lasciano senza fiato per le riflessioni non scontate e per l’approccio deciso, duro, quasi spavaldo della band.
Il primo brano, con ritornello in inglese, ha il ritmo giusto, un suono aggressivo, di denuncia. La cantante Manuela Morana, dotata di forte personalità, stupisce per un timbro e uno stile alla "Siouxsie", che dà un taglio cupo, quasi sepolcrale, alla traccia sonora.
Si narra dell’allucinante esperienza di chi si è trovato in un manicomio fin da ragazzino: il "paradiso nel cielo" è allora quel luogo ideale in cui i sogni nel cassetto si realizzano, è l’essere liberi, orgogliosi della propria personalità, la stella polare che ci permette di vivere quotidianamente in questo mondo di pazzi che si affannano ad inseguire falsi valori. "Meretrice" ha invece una struttura più confusa, superficiale, meno originale, anche per il testo.
Questo disco è la prima raffica di avvertimento: i Rude Agents attendono fibrillanti il momento buono per uscire allo scoperto e svuotare il caricatore dei loro Tommy gun.

Tomaskarini




 
 
 

Rude & Visser - "Red Rum"  
(CD Singolo - Grover Records - Germania, 2002)


Dopo il live “Keep The Fire Burning" del 1995 ed il successivo “Best of", entrambi Grover, non avevo sentito più nulla dei Mr. Review se non notizie, per me sconfortanti, che alcuni della gloriosa formazione olandese erano confluiti nei Baby Shakers di Mark Foggo ed in Rude Rich and the Highnotes, facendomi intendere che erano definitivamente spariti.
Al crepuscolo del 2002, però, è con estremo piacere che scopro di essermi sbagliato ritrovando Dr. Rude (voce) e Arne Visser (chitarra, voce, armonica) ovvero i due leader dei Mr. Review (accompagnati dal fedele Remco Korporaal al sax alto come unico altro membro dell’originale formazione), alla guida di una nuova band.
Rude & Visser riescono a riprodurre senza alcuna difficoltà quello stesso ska moderno ed un po’ malinconico che tanto ho apprezzato fin dal 1989 e che, ancora oggi, apprezzo incondizionatamente.
Quello ska, sempre un po’ notturno, mai troppo veloce (come i reggae che non sono mai troppo lenti) e sostenuto da ritmici “tappeti" di organo è, infatti, tutto nelle 4 tracce nuove di zecca di questo Cd/Ep intitolato “Red Rum" che inizia con la bella “When Feeling Run too High", continua col rocksteady “Fear the River" (si cita la Lambada!), prosegue con lo ska veloce “Shake and Shiver" (sullo stesso stile di favoritissime dal pubblico come “Every Day Another day" o “Another Town") e si conclude con un tipico strumentale alla Mr. Review intitolato “Letter in the Mail".
Un’occasione per i sempre più numerosi affezionati dello ska di conoscere una formazione che ha ispirato molti più gruppi di quanto ci si potrebbe immaginare. Rude and Strong!

Sergio Rallo




 
 
 

Rude Rich and The High Notes - "Change The Mood (featuring Rico)"  
(CD - Grover Records - Germania, 2001)


Rude Rich and the High Notes mi sono piaciuti subito, fin dallo strumentale “Intro" con cui aprono sempre i concerti ed anche questo loro secondo long playing.
Dietro un nome in perfetto stile anni ’60 ed una copertina in stile opportunamente anticata si nasconde una eccellente gruppo di musicisti olandesi.
Come accade sempre più spesso, anche i membri di questo gruppo paiono conoscere alla perfezione ritmi, melodie ed atmosfere della musica del passato e ce li ripropongono con tutti i crismi in un disco “Change the Mood" che spazia dallo Ska strumentale al Rocksteady al Reggae e che arriva anche a quelle ballate Soul che ogni tanto si trovano nelle collezioni di musica giamaicana.
In “Change the Mood" ci sono molte cover di canzoni poco conosciute e che, in effetti, meritavano proprio di essere suonate e riportate a nuova vita come il tardo Ska “Hey Senorita" delle Soulettes, l’early Reaggae “Ten times sweeter than you" di Tony Gordon, il Reggae “Anywhere you want to go" di John Holt, il lento “calypseggiante" e sconosciuto “Beyond" di Lord Creator, o i Reggae dominati dalla tastiera come “Change the Mood" e “Melodies of War" rispettivamente di Jackie Mittoo e degli Upsetters. Giusti i suoni usati. Brillanti i solisti.
Rude Rich & the High Notes, però, non si presentano solo come cover band ma anche come autori di notevoli strumentali tra i quali, oltre alla bella “Intro", l’eccellente “Black Starliner" (la compagni di navigazione di Marcus Garvey che avrebbe dovuto riportare i neri giamaicani in Africa), “The Cat" e “Grandma Ska".
Le versioni dub del pezzo di Holt e dello Ska da ultimo citato concludono una soddisfacente registrazione che possiede pure l’attrazione della presenza di Rico come ospite in 4 brani, oltre che il fascino impartito dai bravi musicisti degli High Notes tra i quali quel Nico Maruanaya già bassista dei famosi Mr Review.
Estremamente collezionabile è già tra i miei preferiti del 2001.

Sergio Rallo




 
 
 

Rude Rich and The High Notes - "Soul Stomp"  
(CD - Grover Records - Germania, 2004)


L’Olanda è sempre stata garanzia, per me, di buona musica ska (e reggae) e Rude Rich & the High Notes non fanno eccezione neppure col loro terzo album intitolato "Soul Stomp ".
Come altre formazioni ska, la band capitanata dal rasta Peter "Ras P " Klaasen è una cover band che ripropone principalmente musiche e canzoni di un passato che diventa sempre più remoto e che gli High Notes si prefiggono di rendere presente anche a chi per ragioni anagrafiche non avrebbe potuto conoscerlo.
Soul Stomp è un album abbondante, di ben 18 tracce e, a differenza di quel Change the Mood che lo precedette ormai tre anni fa, ha un sound decisamente più caldo, una differenza probabilmente imputabile al fatto che nel frattempo la band si è creata il proprio studio di registrazione.
I generi di interesse sono tutti passati in rassegna: (early) reggae, rocksteady, roots, ska, sia strumentali che cantati.
Tra le tracce che riconosco subito ci sono "Prince Of Peace " di Prince Buster, "Walking Trough Jerusalem " dei Corporations, l’inflazionatissima (almeno per noi italiani che dall’88 conosciamo quella dei Casino Royale) e bellissima "I Won’t let You Go ", "Old Times " degli Heptones "Tighten Up " delle Blue Bells, "Ska Beat " di Alton Ellis, "Come Down ‘68 " di Lord Creator, "Hot Milk " di Jackie Mittoo e "Money Worries di Ernest Wilson (Clarendonians). Quelle che non mi pare di aver ascoltato altrove sono invece "High school Dance " di McKay, "On The bank " dei Coolies, "I’m Still Waiting di Prince Buster e "Check Him Out " degli Upsetters. Tra le migliori indico senza pensarci "Ska Beat ", "Walkin trough Jerusalem " e "Old Times ".
Non riesco ancora a capire se il fatto che le tracce siano perfettamente sovrapponibili agli originali sia o meno un pregio, sta di fatto che sono fatte tutte molto bene e Soul Stomp mantiene la promessa di far ballare del vero soul giamaicano.
Rude Rich & the High Notes, però, non fanno solo cover ma propongono anche loro tracce originali di buon impatto come lo strumentale ska "Everything is Everything " che è un bel tributo a certe atmosfere degli Skatalites, la canzone reggae "More Love " ed il reggae soul di gran levatura "The Punch " (sulla falsariga di certi lavori di Dave Barker con gli Upsetter) ed il rocksteady "Tom Steady " che ricorda i primi vocalizzi dei DJ giamaicani che vennero effettuati proprio su ritmi rocksteady.
Soul Stomp è certamente un gran bel "labour of love" nei confronti della musica che amiamo che merita di entrare nella personale classifica di ogni appassionato di roots reggae ed affini.

Sergio Rallo




 
 
 

Rudi Mentali/Sgorgo - "Ska Monsters From Outer Space"  
(Split CD - Mad Butcher/KOB Records - Italia, 2000)


6 brani a testa per i triestini Rudi Mentali e 6 per i veronesi Sgorgo in questo cd "split" della Kob Records.
I primi, caratterizzati dalla voce femminile e testi prevalentemente in italiano, hanno un piglio ska moderno che, oltre ad avere come riferimento essenziale quello detto "two tone", riprende atmosfere musicali anni ’60. I Rudi Mentali, dopo un veloce Ska comico/fantascientifico dal titolo "Mr. Spock" , trattano temi come il calcio ("Bisteccone"), l’Esistenza ("Come vivi") e, in inglese, ("My Mouth"), la fuga di sempre a bordo di una moto (uno scooter, ovvio) ("Sogni"), e la donna rude in "Avenger Girl".
I Rudi fanno quanto detto su ritmi prevalentemente veloci, con melodie un po’ scontate ma efficaci, accompagnati da una sezione fiati "ska" ed una insistente tastiera all’americana (bello il solo nel primo track).
I secondi, gli Sgorgo, che personalmente preferisco, cantano in inglese spesso in coro e propongono uno Ska, moderno, analogo a quello dei Rudi, che sembra arrivato dalla fine degli anni ottanta, hanno una sezione fiati potente e precisa che si "muove" alla Mr. Review e viaggiano su tempi medio/veloci. Sgorgo sono allegri ed hanno un sound giusto un "bit" più "original" dei loro colleghi che li precedono. Molto anni ’80 è "Disco", carino lo strumentale "Last Trip From Negril To Montego Bay" e le ultime due "Nobody Help" e "Psychokids".
Nel complesso, per entrambe le formazioni, "Ska Monsters From Outer Space" è un buon debutto ed un buon biglietto di presentazione per il futuro…due gruppi da non perdere d’occhio, nel Nome dello Ska!

Sergio Rallo





 
 



Per informazioni, richieste, commenti o suggerimenti: info@skabadip.it

Nessuna parte di questo sito web, inclusi testi, suoni o immagini, può essere diffusa o riprodotta in alcun modo,
o attraverso alcun mezzo, senza la preventiva espressa autorizzazione scritta di Skabadip.

Sito ottimizzato per una visione 1024 x 768 con Mozilla Firefox.
© 2006 Skabadip. Tutti i diritti riservati.