Skabadip is back

 

Rotterdam Ska Jazz Foundation


Milano, 30 Aprile 2005, cortile del Leocavallo..

 


 

Sono più che contento di avere oggi qui con me Arjen Bijleveld e Jeroen Van Tongeren, rispettivamente trombonista e chitarrista della Rotterdam Ska Jazz Foundation, una delle più recenti e migliori realtà dello ska jazz europeo.
Allora, ragazzi, tanto per cominciare raccontatemi com’è nata la “Fondazione”.


Arjen: Dunque, è stato il batterista (Dimitri Jeltsema) ad iniziare tutto circa quattro anni fa.
Doveva essere qualcosa di sperimentale nelle nostre prime intenzioni; ci conoscevamo fin da giovani, da quando perché suonavamo in una band fin da quando eravamo quattordicenni.

Suonavate già ska?

Arjen: no, suonavamo prevalentemente punk e hard core poi, come per altre cose, ti accorgi che ci sono anche altri generi musicali che puoi suonare…poi non ho più suonato per una paio di anni e, quando ho riiniziato, volevo mettere su un gruppo che suonasse ska.

In genere c’è sempre un gruppo o un disco che “porta l’ispirazione”, per te cosa è stato a farti definitivamente appassionare allo ska?

Arjen: Per me sono stati gli Skatalites! E’ l’unica risposta che posso darti…conoscevo già gli Specials e i Madness ma mi ha conquistato la musica tradizionale e, in particolare, l’aspetto jazzistico della stessa, che mi ha colpito particolarmente.

Il vostro ultimo album, SunWalk, l’ho trovato molto più “jazzoso” – se possibile – di “Shake Your Foundation” (Grover 2003)…

Arjen: Si, è così volevamo fare un album completamente strumentale, avevamo fatto l’EP (Black Night…Bright Morning, Grover 2004) con una bravissima cantante ma…
Jeroen: …abbiamo deciso di fare un disco tutto strumentale perché abbiamo pensato fosse veramente arrivato il momento giusto, abbiamo fatto l’EP con la cantante e seguiamo un altro progetto sempre cantato con Dr. Ring Ding che si chiama Kingston Kitchen ma noi siamo prevalentemente strumentisti e ci piace molto suonare i nostri strumenti e, pura sapendo che un disco solo strumentale non è propriamente adatto per vendere, era il momento giusto per farlo dopo il tour come Kingston Kitchen…
Arjen: ..si era giunto il momento di far parlare solo gli strumenti!

Si, però converrete che avere un cantante da anche l’occasione per far riposare le labbra…

(Ridiamo)
Arjen: Noi, invece, quando facciamo unos strumentale non facciamo suonare la sezione fiati!
Jeroen: Si, nella RSJF lasciamo che siano i fiati a fare la parte del cantato, la melodia, è la sezione fiati la nostra voce! Un’altra cosa che posso aggiungere è che quando c’è un cantante è lui/lei che è al centro dell’attenzione, spesso diventa ll’icona del gruppo e gli strumenti rimangono nell’ombra e noi volevamo evitare qualcosa del genere…

Insomma, siete fieri dei vostri strumenti…

Arjen & Jeroen: si, Ah! Ah!
Jeroen: Un’altra cosa è che quando uno di noi fa l’assolo gli altri fanno un passo indietro, mentre è difficile mettersi in vista se c’è un front man…
Arjen: comunque, per il futuro, ovviamente, non è detto che non ci serviremo di qualche cantante.

Per tornare all’aspetto tecnico di SunWalk, l’avete registrato in presa diretta in studio o avete anche fatto della post produzione?

Arjen: Guarda, nessuna post produzione, l’abbiamo messo su in sole tre settimane e non abbiamo accluso addirittura sei tracce…

Però, non male, ce ne sono undici nell’album, un gran lavoro!

Arjen: Si, tre settimane per prepararci e soli tre giorni di registrazione!


Chi si è occupato degli arrangiamenti e della registrazione?

Arjen: Se conosci un po’ il Jazz forse hai già sentito parlare di Max Bolleman, un tipo di circa sessant’anni con un’enorme esperienza di jazz alle spalle, ha registrato negli ultimi anni Chet Baker in Olanda e poi tantissimi dischi a New York di altri famosissimi jazzisti…

No, non lo conosco ma devo ammettere che ha fatto un gran bel lavoro col vostro disco!

Arjen: Grazie! Come ti dicevo abbiamo registrato in soli tre giorni e quasi tutte le tracce sono andate bene alla prima registrazione.

Wow!

Arjen: non c’è stata neppure la fase di masterizzazione perché il suono doveva essere quello che è…

E’ quello che si percepisce al primo ascolto di Sunwalk: il suono è diretto, fresco, potente!

Jeroen: Non c’è stata alcuna compressione dei suoni, il tipo ha lavorato solo al mixer, come si dice: solo con le mani su tavolo del mixer! Esattamente come si usa nel jazz.

Come fanno anche i vostri corrispettivi americani della New York Ska Jazzz Ensamble…

Arjen & Jeroen: Si, esatto.

Nonostante ciò il vs. suono è differente…

Arjen: Loro fanno anche molte cover…sai, è difficile in questo genere musicale distinguersi, lo ska è lo ska…
Jeroen: Già, noi cerchiamo di fare una miscela ed è difficile distinguersi senza finire a fare una specie di crossover, una fusion…
Jeroen: Comunque questo disco è nato veramente d’impulso, ti ripeto, solo in tre settimane, tipo: cosa abbiamo? Cosa suoniamo? E poi, dove? Tra noi c’è stata un po’ di discussione sul tipo di studio perché uno studio come quello in cui abbiamo suonato non c’era alcun tipo di “effetti speciali”, solo i nostri strumenti e noi!
Arjen: Credo che abbiamo ottenuto un suono il più chiaro possibile, diretto come nello ska originale e dal vivo.
Jeroen: Alcuni brani di SunWalk li suonavamo già dal vivo ai concerti, la maggior parte sono nati in studio, cercando di cogliere quell’attimo fuggente e magico che si crea quando si suona insieme un brano per la prima volta e poi difficilmente si ripete…

Insomma, in Sunwalk c’è musica che èp passata direttamente dal vostro cervello al microfono!

Jeroen & Arjen: Si, è esattamente così e così volevamo!

Bé, non c’è che dire, questo è il vero e proprio approccio jazz alla musica…

Arjen: Si, Senz’altro.
Jeroen: La cosa più bella infatti, di lavorare così, con così poco tempo è stato che siamo riusciti a mettere in Sunwalk un bel po’ di quei momenti magici.


Qual è secondo voi la caratteristica peculiare del ritmo dello ska?

Arjen: Non c’è dubbio: è la combinazione di basso e batteria ed il gioco tra tastiera e chitarra …funzionano come una vera e propria locomotiva che trascina tutto..
Jeroen: In Sunwalk quello che abbiamo fatto nella ritmica è stato registrare come un solo corpo, nessuno doveva fare “troppo” e non è stato facile, un duro lavoro, anche se poi risulta così semplice ed immediato!
E’ stato un approccio pulito, non ridondante, forse, una critica che qualcuno potrebbe fare è che la ritmica di Sunwalk è semplicissima, “basic”, pulita o non so…ma è stato fatto apposta, ognuno concentrato nel non essere la star dello spettacolo…
Arjen: credo che tutto il discosta molto introspettivo…
Jeroen: E’ vero, dopo che lo abbiamo riascoltato ci siamo resi conto che, a differenza dei concerti dal vivo in cui letteralmente esplodiamo, in Sunwalk è come se fossimo implosi! (Si ride) Abbiamo trovato nella registrazione un’altra parte di noi!
Arjen: Si, ci sono sempre circostanze esterne che influenzano la tua musica…

Come nel be bop che rispecchiava le tensioni del periodo in cui andò in auge…

Arjen: Proprio così…
Jeroen: Come si sente nella title track Sunwalk Aren, i fiati, hanno suonato in una maniera e noi gli abbiamo dato un groove solare.

Domanda di prassi al trombonista, cosa mi dici del compianto J.J. Johnson?

Arjen: Era il più grande, aveva una pronuncia classica, ogni nota che suonava la sentivi e la senti distintamente, ed anche il tipo di note che suonava le capivo..e poi amavo la suoa enorme capacità di suonare qualsiasi cosa, qualsiasi stile, io colleziono ogni cosa che mi capiti di JJ!

E tu Jeroen, cosa mi dici di Ranglin?

Jeroen: Anche lui è senz’altro un grande. Ha un approccio decisamente africano al suo strumento, alle volte la sua tecnica non è pulitissima come quella di altri chitarristi jazz, ma è riuscito a crearsi uno stile tutto suo immediatamente riconoscibile…

Bene, cosa c’è nel futuro della RSJF? Suonare magari con qualche grande dello ska come hanno fatto altri gruppi in via di affermazione?

Arjen: Ora come ora nel futuro vogliamo solo concentrarci sulla nostra musica…
Jeroen: Se ascolti il ns. primo disco, l’EP, quest’ultimo ti rtenderai conto che sono tutti e tre differenti e così il prossimo sarà anch’esso sicuramente diferente…

Bè, saretre sicuramente d’accordo con Laurel Aitken ,che una volta disse che la musica Ska è come un fiume, che scorre e continua a cambiare direzione.

Arjen: Si, credo proprio che sia così e suonare la propria musica in paesi differenti è già una cosa speciale che mi arricchisce che mi piace tantissimo.
Jeroen: E quando torniamo a casa c’è il progetto Kingston Kitchen chhe ci aspetta e, insomma, continueremmo a fare cose differenti anche se costa tanta fatica…

A proposito di fatica, com’è andato il concerto di ieri a Roma?

Arjen: Bene, non c’era una grande folla ma ci hanno accolto veramente in maniera calorosa, d’altronde non ci conosce tanta gente nel vostro paese e magari, la prossima volta ce ne sarà molta di più!
Jeroen:un’altra cosa bella è vedere la gente…mi chiedo: come sarà la gente che segue lo ska in Italia, in Austria etc…tanta gente diversa…
Arjen: Ah, prima di chiudere, volevo chiederti una cosa…

Dài: l’intervistatore viene intervistato!

(Si ride)
Arjen: volevo sapere perché qui si suona così tardi!

(Rido io!) Semplice, perché la gente qui va a fare l’aperitivo dalle 19 alle 21, poi va a cena almeno fino alle 23 e poi, infine, va al concerto!

Arjen: Ma non sarebbe meglio andare prima al concerto alle 21 e poi andare ad un party?

Cosa dire di questa Rotterdam Ska Jazz Foundation? Ha ragione su tutta la linea!

 



Sito Internet: www.rsjf.nl

30 Aprile 2005

a cura di Sergio Rallo





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